In un'
Arena e un Teatro
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di Vincenzo M. La Gamba New York. Per chi, come me, ha più di un capello bianco ricorderà, ne sono sicuro, che la Julius Nasso Concrete di New York prese in appalto i lavori di cemento armato (concrete) del Madison Square Garden. Mr. Concrete, così come benevolmente veniva con rispetto chiamato Mr. Nasso, impiegava la manovalanza composta da gente venuta dalla Calabria, perchè Julius Nasso proveniva anch' egli di un paesino chiamato San Martino di Taurianova nella Piana di Gioia Tauro (provincia di Reggio Calabria). Alle sue dipendenze vi erano oltre 600 persone durante la costruzione del MSG. L' intero progetto venne completato nel 1967 ma la "nuova costruzione" del Madison Square Garden venne aperta al pubblico l' 11 febbraio 1968. Va rilevato che anche dopo 44 anni rimane essa l' arena più antica della National Hockey League e la seconda antica arena nella National Basketball Association dopo quella dell' Oracle Arena in Oakland, California. M a per noi Italiani d' America il Madison Square Garden rimarrà sempre nell' indelebile ricordo di quell' afoso 17 Giugno del 1970, quando l' Italia batté la Germania 4-3 in una partita memorabile, che i messicani successivamente battezzarono come il "partido del siglo" (partita del secolo).Il perché di questa reminiscenza sportiva é dovuto al fatto che la redazione sportiva di "America Oggi", con l' inizio del campionato 2012-13 vuole ricordare noi italiani sportivi residenti all' estero che hanno vissuto delle esperienze televisive fuori dall' Italia. Sono trascorsi esattamente 42 anni. Allora non esistevano i sofisticati mass media di oggi. Però i dirigenti del Madison Square Garden avevano avuto la lungimiranza di trasmettere le partite della Coppa del Mondo Rimet (così si chiamava all' epoca), che si svolgeva in Messico nel 1970. La nostra era la Nazionale campione d' Europa, titolo che conquistò nel 1968 a Roma contro la Jugoslavia. E' stato il primo ed ancora unico campionato europeo vinto dai nostri azzurri. Due anni dopo si disputava il campionato del mondo in Messico. Quindi grandi prospettive aveva la Nazionale di Valcareggi di fare una bella figura in terra messicana, dove si giocava però ad un' altura di oltre duemila metri sopra il livello del mare. Difficile giocare bene, ma non impossibile. Cosicché gli azzurri in Messico tornarono finalmente protagonisti ai mondiali dopo tanti anni, grazie a una squadra con ottimi campioni in tutti i reparti e alla saggia gestione del gruppo del CT Valcareggi. Ma nessuno, dico nessuno, avrebbe mai immaginato che gli azzurri dopo aver vinto il proprio girone 2 con 4 punti , con in seconda posizione l' Uruguay qualificatosi con 3 punti a pari merito del Belgio ( quest'ultima squadra é stata esclusa per differenza reti), avessero giocato la partita più bella, intensa, commovente, eroica ma da infarto di tutte le partite, e sottolineiamo tutte, dei Mondiali di calcio fino ad oggi. Noi Italo-Americani ne fummo degni testimoni dentro l' Arena del Madison Square Garden, quando non sapevamo che il calcio nel mondo si chiama "football" e non "soccer". E le partite di calcio nell' ambito televisivo erano tabù. L'Italia di Valcareggi, prima di affrontare la Germania, pescò il Messico nei quarti di finale e andò a Toluca per conquistare la semifinale con un perentorio 4-1 davanti alla platea messicana, che non sapeva se essere incredula per l'eliminazione o contenta per essere arrivata quantomeno ai quarti. Raggiungendo l' Italia la semifinale tra noi sportivi italo-americani aumentava il tifo. Si era data voce di presentarsi al Madison Square Garden, i cui posti a sedere si contavano fino a 19,550. Un' arena diventata stadio, con tifo da stadio. Ma non tutti eravamo Italiani. C' era allora un crogiuolo di gente da tutte le parti del mondo. La novità di vedere un campionato del mondo su un maxi-schermo era ghiotta e forse unica al mondo, ma non ne siamo sicuri. Bene. Al centro, ma in alto dell' Arena avevano installato quattro schermi giganti con gli spettatori/tifosi a vivere ed esaltarsi alle imprese delle squadre di appartenenza. Va rilevato che non si trasmettevano solamente partite di calcio degli azzurri, ma anche di altre squadre nazionali. Allora noi eravamo numerosissimi come comunità italo-americana perché vi era stata durante il decennio del '60 una massiccia emigrazione dal Sud Italia. Giustamente quando l' Italia in Messico andava avanti con le imprese di Gigi Riva, Boninsegna, Rivera, Domenghini, Mazzola (tanto per citare alcuni degli azzurri) parimenti aumentava la nostra febbre sportiva ed il sogno che l' Italia potesse conquistare il terzo titolo Mondiale di calcio assieme al Brasile. Si sognava con occhi azzurri e cuore lontano anche se eravamo più vicini noi al Messico che gli Italiani in Italia. Eravamo a New York (sulla 8th Ave, tra la 31.ma e 33.ma Strada) e ci consideravamo al centro del mondo. Le piccole Italie (Little Italy) erano ancora in stato embrionale. Sono stati negli anni '70 che sono letteralmente nate a dozzine nell' area metropolitana di New York e dintorni. Per noi l' Italia che giocava in semifinale era "Grande" (Big) non "Piccola (Little) E poi per battere i tedeschi ci sarebbe voluto una grande ed eroica Italia, nostri acerrimi nemici-rivali dello sport più bello del mondo. Tutti pronti quindi per la semifinale Italia - Germania: l’Italia di Valcareggi dopo pochi minuti passò in vantaggio con un sinistro di Boninsegna dal limite dell’area e per tutta la gara difese il vantaggio dagli assalti dei tedeschi. La beffa per gli azzurri arrivò oltre il novantesimo, quando Schnellinger lasciato solo nel cuore dell’area azzurra infilò di piatto destro un cross di Grabowski strozzando il grido di vittoria italiano e costringendo le due nazionali ai tempi supplementari. I trenta minuti di extra time
ebbero connotati drammatici, con Beckenbauer costretto a giocare con
il braccio fasciato per la lussazione di una spalla. Si disputarono
su un piano soprattutto agonistico ed emotivo, con molti schemi
saltati e dove a farla da padrone erano gli errori e le intuizioni
dei singoli. Sei minuti più tardi fu invece Riva a mettere il suo sigillo sul match (3-2). "Rombo di Tuono”, dopo aver saltato in dribbling secco un difensore, mise alle spalle di Maier un preciso diagonale, riportando avanti gli azzurri. GOOOOOOOOOOOOOOOOL,........era l' urlo-grido liberatorio per tutti noi che pensavamo di avercela fatta. Ma quando mai! I fatti smentirono le impressioni:
fu ancora l’implacabile Gerd Müller a segnare con un colpo di testa
su calcio d’angolo, con la complicità di Rivera che inspiegabilmente
non coprì il palo che gli era stato affidato. Proprio la forza della
disperazione per l’errore commesso spinse probabilmente il “Golden
Boy” all’attacco appena battuta la ripresa del gioco e grazie a una
cavalcata sulla sinistra di Boninsegna ricevette un pallone nel
cuore dell’area tedesca con cui spiazzò Maier consegnando la
vittoria agli azzurri: (4-3). Ci siamo dati appuntamento per la finale contro il Brasile. Stesso posto, stesse emozioni con la consapevolezza (dentro di noi) di vivere un momento storico nella nostra comunità sportiva italo-americana. In un certo si dava l' impressione (a chi non ne masticava proprio di calcio) che vincere contro il Brasile poteva essere per noi, in terra d' America, il riscatto sociale foderato di un orgoglio nazional-popolare. Per di più sognare ad essere "on the topo of the world" nel mondo del calcio non costava niente. Italia e Brasile, entrambe già vincitrici di due mondiali, scesero in campo all’Azteca per conquistare definitivamente la Coppa Rimet, che, come da regolamento, sarebbe andata alla nazionale capace di vincerla per tre volte. E' il 21 Giugno, il giorno della finalissima. Coincideva pure con l' inizio dell' estate '70, ma non era un fatto metereologico che l' atmosfera "caliente" in terra messicana si trasmetteva in una "caliente" atmosfera di tifo sviscerato nella nostra comunità locale. C' era il pienone quel pomeriggio di domenica al Madison Square Garden! Eravamo qualcosa meno di 20,000 persone. Che bello! Stavolta si che eravamo più dei brasiliani e dei sudamericani (che tifavano per loro). Stavolta si che ci godevamo la partita che in nessuna altra parte al mondo potevano assistervi davanti a un maxi schermo e con l' aria condizionata. Pronti via....... Davanti a oltre 105.000 spettatori, i brasiliani passarono in vantaggio dopo poco più di un quarto d’ora grazie ad uno straordinario colpo di testa di Pelé ( e chi se lo dimentica!), che sul cross di Jairzinho andò in elevazione sovrastando il malcapitato Burgnich e infilando Albertosi. Gli azzurri però al 37’ riuscirono a rimettere in parità il risultato con Boninsegna che sfruttò al meglio un erroraccio della difesa brasiliana insaccando a porta vuota. Nella ripresa, complici la stanchezza subentrata tra gli italiani reduci dalla partitona con la Germania Ovest e il maggior tasso tecnico dei brasiliani, la partita prese un binario a senso unico: nel giro di una ventina di minuti, tra 66’ e 86’, Gerson, Jairzinho e Carlos Alberto bucarono tre volte la porta azzurra. Gli uomini di Valcareggi nulla poterono, così come poco poté fare Rivera, buttato nella mischia solamente a sei minuti dal termine. Va rilevato che entrambi Pelé' e Carlos Alberto furono ingaggiati a fine anni '70 dai Cosmos con l' idea di promuovere il calcio professionale negli USA. Fu un successo! In conclusione i brasiliani riuscirono così meritatamente a laurearsi per la terza volta campioni del mondo e a conquistare il trofeo. Sarà per la prossima volta! Ma la legnata è stata forte! L' appuntamento con il Madison Square Garden fu fissato per il Mondiale che si disputò in Germania quattro anni dopo. La prima partita dell' Italia fu contro la nazionale di Haiti, ove, guarda caso, giocavano due nostri giocatori locali. Erano stati tesserati dal Frosinone dei fratelli D' Arpino, società "ciociara" facente parte della Lega Italo-Americana Calcio ( LIAC). Erano due giocatori di colore che rappresentavano la comunità sportiva italiana di New York. Come molti ricorderanno la nazionale Italiana non fece una bella figura in terra tedesca. Fu tremendamente un flop! Ancora peggio. Assistemmo dai maxi-schermi del Madison il primo Vaff.........di un giocatore azzurro, Giorgio Chinaglia ( anch' egli sbarcato nei Cosmos come Pelé, Beckenbauer e Carlos Alberto), indirizzato al proprio allenatore Ferruccio Valcareggi. Ovviamente le rimanenti partite al MSG per la comunità Italo-Americana della Greater New York non avevano più senso vederle. L' Italia era fuori. Anche noi mestamente. Poi nel 1978 si sono svolte le partite della nazionale azzurra in Argentina, sempre con il MSG, grande protagonista. Noi sudavamo dal caldo a New York ma i maxi-schermi ci facevano vedere gente con il cappotto e il fumo freddo dell' alito perché in Argentina era pieno inverno. Era una bella Nazionale azzurra quella che andò in Argentina, composta, se vi ricordate dell' ossatura di otto giocatori della Juve. E' il campionato in cui l'Italia di Bearzot fa vedere al mondo il più bel gioco di tutta la rassegna iridata e un Bettega di altissimo livello. Ma arriva quarta, con rimpianti e polemiche per i gol da lontano presi da Dino Zoff. Quattro anni dopo ci sarà il riscatto per tutti gli azzurri.Ma diciamoci la verità: nessuna altra partita valeva il gioco della candela dopo quella vista tra Italia-Germania. Che peccato! Ma fu la Nazionale che si preparò bene per Spagna '82 e che vinse il terzo titolo mondiale. Grande Bearzot! Una riflessione. Tra il '74 e '78 eravamo a New York abituati a quattro ore domenicali su Rai-USA, con Renato Pachetti presidente della stessa, che rappresentava la Rai Italiana. Era una Corporation così composta per ragion di stato. Non veniva trasmessa nessuna "partita diretta" dall' Italia. La comunità sportiva locale cresceva e cresceva pure il bisogno di assistere da casa alle partite del campionato italiano di calcio. Ma non c' era verso. Allora si escogitò un metodo che per noi sportivi d' oltreoceano valeva la pena. Si contattò Renato Pachetti per farci vedere una partita di serie A "live from Italy" a pagamento. Come? Dite voi più giovani? Si proprio a pagamento! Per ogni partita in diretta il costo era di 10,000 dollari. Si pagavano tra i 10 e 20 dollari a persona. Ci si recava al Walker Theater sito lungo la 18.ma Avenue di Brooklyn, che durante quegli anni divenne la "Litlle Italy" per eccellenza, quindi la più conosciuta dalla nostra comunità. Si spargeva la voce qualche giorno prima e venivano i tifosi/sportivi dai 5 sobborghi di New York e dal Long Island. La partecipazione era buona, perché erano molto gli juventini tifosi della Signora. Si pagava e si entrava come fosse che andassimo a vedere un film, perché allora il Walker Theater era un sala cinematografica e luogo di ritrovo quando venivano i cantanti dall' Italia. Le partite dall' Italia mandate "live" da Rai-Usa si sono ripetute varie volte soddisfacendo la sete di calcio che la nostra comunità aveva. Io ricordo due partite in particolare. Erano due derby tra Torino-Juventus. Uno mandato in onda il 5 dicembre 1976. L' altro di ritorno il 3 Aprile del 1977. Il primo finì 2-0 per il Torino con reti di Graziani e Pulici, i famosi "gemelli del gol". Il secondo 1-1 (reti di Franco Causio e Paolino Pulici). Quel punto servì più al Torino che alla Juve perché la vittoria del campionato 1976-77 finì sul filo di lana: 55 punti per il Torino contro 53 per la Juve. In tutte e due le occasioni i tifosi juventini erano in larga maggioranza nel Walker Theater. I tifosi del Toro non esistevano proprio. Ma fu grande la delusione per la tifoseria juventina. Quell' anno il Torino era affidato a Radice. Aveva allestito una forte squadra: Il Torino vince così il primo scudetto post-Superga (1949). La Juventus fu sconfitta 1-0 a Perugia in un incontro valido per l’ultima giornata del campionato di serie A, mentre il Torino non andò oltre il pareggio 1-1 col Cesena. Ma, in verità, non era la stessa
cosa. Non reggeva minimamente il paragone tra il Madison
Square Garden con il Walker Theater. Poi venne la fortunata trasmissione "Giostra del Gol" facendoci vedere tutti i gol in contemporanea, il che fu una gran bella idea. Poi "via cavo" i programmi italiani 24 ore al giorno per sette giorni la settimana. Il costo? 10 dollari al mese. Con la crisi finanziaria che esiste
in Italia stiamo ritornando al passato: meno qualità, meno sport.
Non ci sono i soldi per comprare i diritti delle partite di calcio
da trasmettere all' estero. Meno male che esistono i canali americani via-cavo per le gare di calcio e tutto lo sport se uno uno vuole godersele standosene a casa su una bella poltrona. Grazie RAI-Italia per averci tolto la "Giostra del Gol". What is next?
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La Gamba Vincenzo - America: « In un' Arena e un Teatro. Così vedevano le partite di calcio gli sportivi Italo-Americani di New York negli anni '70», New York-Brooklyn, 19 Agosto 2012 e-mail: VJIM19@aol.com |
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