SENZA RADICI
Europa, relativismo, cristianesimo, islam


(Marcello Pera e Joseph Ratzinger)
 

 

di Angelo Marazzita

Parlare di radici cristiane, quelle cui il titolo allude e quelle che non sono state riconosciute nel preambolo della costituzione europea, è fondamentale se si ha a cuore lo sviluppo di una “convivenza europea”. Il volumetto è l’insieme di due discorsi romani dei due autori, seguiti da una lettera di Pera a Ratzinger e viceversa.

Nella prima parte Pera descrive la nostra relazione con l’islam ed alcune posizioni sui cui si è arroccato l’Occidente. “L’Occidente è paralizzato perché non ritiene che ci siano buone ragioni per dire che esso è migliore dell’islam e perché ritiene che, se queste ragioni ci fossero, allora dovrebbero scontrarsi con l’islam.”

Passando dalla descrizione del sintomo politico alla causa culturale, Pera dettaglia il relativismo che predica l’equipollenza dei valori o l’equivalenza delle culture: il timore di operare delle scelte induce i cristiani ad affievolire la fede, ad essere più arrendevoli, piuttosto che rischiare un conflitto. Il trionfo del relativismo è tale che “ci fa credere che non c’è niente per cui valga combattere e rischiare”.

Con amarezza arriva a sostenere che “soffia sull’Europa un brutto vento. Si tratta dell’idea che basta aspettare e i guai spariranno da soli, o che si può essere accondiscendenti anche con chi ci minaccia e potremmo cavarcela. E’ lo stesso vento di Monaco nel 1938.”

Ratzinger, nella seconda parte del libro, dopo aver chiarito che il concetto geografico delle Europa è del tutto secondario, passa in esame il concetto di Europa da un punto di vista culturale e storico. La svolta verso l’epoca moderna si ha con la conquista di Costantinopoli, nel 1453, da parte dei turchi, perché la cultura greco-cristiana, europea, di Bisanzio ebbe fine. Le svolte storiche che seguono sono la dissoluzione del vecchio continente mediterraneo; l’interna divisione dell’Europa in un mondo germanico-protestante e un mondo latino cattolico, una divisione che si riproduce in America; la Rivoluzione Francese.

In sintesi, nasce la divisione tra cristiani e laici perché da questo momento “la storia non si misura più in base ad un’idea di Dio ad essa precedente e che le dà forma, ma lo stato viene inteso in termini puramente secolari, fondato sulla razionalità e sul volere dei cittadini … e viene dichiarato Dio come questione privata, che non fa parte del vita pubblica e della formazione democratica della volontà pubblica.”

A questo punto è lecito chiedersi come si può venir fuori da questo groviglio? Quale futuro è possibile pensare per l’Europa?

Il Cardinale Ratzinger individua due tesi contrapposte. La prima è di Oswald Spengler (tesi biologistica), il quale credeva “di poter fissare per le grandi espressioni culturali una specie di legge naturale: nascita, crescita graduale, fioritura di una cultura, lento declino, invecchiamento e morte.” A questa tesi si oppone quella di Arnold Toynbee, cioè la crisi dell’Occidente è il secolarismo: dalla religione si è caduti nel culto della tecnica, della nazione, del militarismo e per riacquistare la propria identità punta “sulle forze delle minoranze creative e sulle singole personalità eccezionali”.

Ratzinger è propenso per questa seconda tesi, ovvero che il destino di una società dipende sempre da minoranze creative. Sostiene infatti che “i cristiani credenti dovrebbero concepire se stessi come una tale minoranza creativa e contribuire a che l’Europa riacquisti il meglio della sua eredità e sia così a servizio dell’intera umanità”.

Pera, nel condividere la necessità di “minoranze creative”, auspica che l’opera di rinnovamento venga fatta insieme da cristiani e laici. A tal fine necessita una “religione civile”, una religione cristiana non confessionale, con più monaci che funzionari della fede, con più praticanti che predicanti.

Ratzinger, nel confrontarsi con questa proposta, evidenzia alcune ambiguità. Innanzitutto questa “religione civile” non può rappresentare soltanto un riflesso delle convinzioni della maggioranza, ma deve essere sorgente di forza spirituale. Si pone pertanto la questione di chi alimenta queste forze spirituali e si chiede quindi “come può l’Europa arrivare a una religione civile cristiana che vada oltre i confini confessionali e rappresenti valori che non siano di consolazione per l’individuo ma che possano sostenere la società?” Escluso che siano degli esperti a creare un “ethos” mondiale, Ratzinger individua nelle “minoranze creative” la svolta, perché “qualcosa di vivo non può nascere che da una cosa viva.”

E’ questa la parte più affascinante e commovente del libro: le minoranze creative sono delle minoranze convinte, cioè “uomini che nell’incontro con Cristo abbiano trovato la perla preziosa, che dà valore a tutta la vita, facendo sì che gli imperativi cristiani non siano più zavorre che immobilizzano l’uomo ma piuttosto ali che lo portano in alto … Senza tali forze sorgive non si costruisce niente.”

Come credenti, cioè laici, non si può non sentirsi chiamati in causa. Come laici, cioè non come preti o chierici o intellettuali autorizzati a parlare di cose religiose, occorre testimoniare l’esperienza che si fa e che è suscitata dal popolo cui si appartiene.
 

 

 

"Benedetto XVI: «SENZA RADICI - Europa, relativismo, cristianesimo, islam (Marcello Pera e Joseph Ratzinger)», Angelo Marazzita, 1 marzo 2005"

 

Benedetto  XVI

 

Click qui per tornare indietro a "galatro_home"

0" width="38" height="70" alt="Click qui per tornare indietro a "galatro_home"">