SUOR ELENA FOGO.
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di Carmelo Cordiani
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Un anno dalla sua scomparsa. Un insignificante frammento della sua eternità. Un grande vuoto tra noi rimasti avvolti nel mistero della vita e della morte. Il suo sorriso semplice, riflesso della sua semplicità d’animo, invitava a cercare la speranza, tenendo accesa la lampada della fede. Piccola, esile, religiosa nel comportamento e nel linguaggio, esempio di quella pratica evangelica che incarna la parola di Dio e la diffonde senza suoni, ma suasiva. Ne fece memoria, nella messa di domenica nove luglio, Don Giuseppe, viceparroco della nostra piccola comunità di Galatro, “per sentito dire”, perché, sono sue parole, non ha avuto la fortuna di conoscerla. “Sentito dire”! Perché di suor Elena si parla ancora, la gente semplice richiama il suo profilo, i suoi occhi chiari dietro due grosse lenti, sempre alla ricerca del fratello cui avvicinarsi, della casa in cui si soffriva, del malato giunto al suo appuntamento. Lo aiutava a presentarsi al buon Dio misericordioso che dimentica le debolezze umane, che attende il “figlio prodigo” per abbracciarlo, per rivestirlo dello splendore del suo Cielo, per fare festa insieme alla grande famiglia rigenerata dal sacrificio di Suo Figlio.
Cosa fa in Cielo suor Elena, oggi, a distanza di un anno da quando ci ha lasciati? Come vede la nostra gente che percorre le stesse strade, i suoi piccoli diventati adulti, le persone con cui si fermava a parlare, le nostre chiese dove si inginocchiava a pregare? Visto dal Cielo tutto è piccolo. Ma in questo piccolo c’è violenza. Fratello contro fratello. Sospetti, maldicenze, odio. Ma c’è anche amore. L’amore destinato ad avere il sopravvento sull’odio e sulla violenza. Amore per il quale Cristo ha offerto la sua vita. Amore che ha spinto suor Elena a consacrarsi a Dio. |
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Dal Cielo Suor Elena invita ad amarsi come Cristo ci ha amati. Vicina al Suo Sposo Lo prega perché la comunità di Galatro cresca nell’amore. Perché quei piccoli ai quali ha dedicato la sua attenzione nell’aula del Viale Aldo Moro facciano sbocciare i semi del bene che ha deposto nei loro cuori. Perché la gente che l’ha conosciuta ripensi alle sue parole di speranza e guardi in alto, dimenticando, perdonando, offrendo la propria solidarietà in nome di Cristo.
Chi
ha perso una persona cara vive ogni giorno nell’illusione del
ritorno da un lungo viaggio. E’ questa illusione che mi spinge a
chiedere a suor Elena di ritornare tra noi anche per un istante, per
riascoltare il suo saluto: “Buona Domenica”, “Buon giorno”,
“Stia bene”… Ogni parola accostata al “bene”, perché suor
Elena non conosceva che il bene. Cercare il bene, volere il bene, non
allontanarsi mai dal bene… E’ il segreto dei “puri di cuore”,
come l’umile figlia di Don Guanella. |
Cordiani Carmelo - Bloc-notes: «SUOR ELENA FOGO. La memoria di chi non conosceva che il bene», Carmelo Cordiani, Galatro, 9 Luglio 2006 |
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