Carissimo Don Ciccio
In memoria del Prof. Francesco
Bevilacqua, Ispettore Scolastico in pensione, deceduto l’otto agosto
2008 |
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di Carmelo Cordiani C’eravamo sentiti a Natale, per gli auguri. “Carissimo Don Ciccio”. E lui: “Don Carmelo!” Alla domanda: “Come va?” la solita risposta: “Buono”, marcando la “u”. E continuava: “Sono ancora sulla breccia “. E sulla breccia è rimasto fino a pochi giorni dallo scorso otto agosto.
Rimasi male quando la sua signora, rispondendo alla mia telefonata, mi ha detto: “L’Ispettore se n’è andato”. Anche se la morte è un appuntamento inevitabile resta un dramma che ci segna.
Lo avevo conosciuto in occasione di un corso di aggiornamento a Lorica, verso la fine degli anni ottanta. Mi colpì il suo stile nel trattare ed esporre i temi del corso: Semplice, lineare, essenziale, con precisi riferimenti normativi. Ogni tanto qualche battuta fuori testo, per rendere più piacevole l’ascolto.
Nel novanta gli telefonai per chiedergli se c’era un posto per me tra i candidati che stava preparando al concorso direttivo. Si ricordò dell’incontro a Lorica e mi accettò. Due giorni dopo mi trovai a Nicastro, al quinto piano di via Nicotera, insieme ad altri colleghi. Quasi sei ore di lavoro “insieme” ( non gli piaceva la parola “lezione”!), con una breve pausa per “gestirsi una sigaretta” come diceva scherzosamente. Sei ore senza noia, attenti, interessati, trascinati dalle sue parole senza aggettivi. Era da poco in vigore la Legge 148/90, quella che mandò a regime l’organizzazione modulare, e Don Ciccio la trattò virgola dopo virgola, convinto che sarebbe stata oggetto, diretto o di riferimento, del tema del concorso. E così è stato. Quando, pochi giorni fa, gli ho telefonato, tra l’altro, gli volevo chiedere cosa ne pensava, in genere, della scuola in atto e, in specie, della volontà, già dichiarata, di abolire la 148/90. Una cosa è certa: non era per niente entusiasta né dell’apparato burocratico, né dell’impianto organizzativo, né dei curricola che sono diventati sempre più caotici. “La scuola elementare, diceva, è la scuola delle fondamentalità dei saperi. Essa deve occuparsi della prima alfabetizzazione culturale che consiste nel fare acquisire all’alunno la conoscenza dei linguaggi, la padronanza dei primi quadri concettuali… perché capisca il mondo naturale ed artificiale”. E più di una volta sottolineava che nella scuola elementare l’alunno deve apprendere a “leggere, scrivere e far di conto”. Parole sagge, suggerite dalla passione per un “mestiere” che diventò motivo di vita.
Nel 93 l’ho invitato nel mio circolo didattico per un corso di formazione dal titolo: “A scuola con il libro”. Erano gli anni in cui la tecnologia cominciò ad invadere le aule. I “neopedagogisti” indicavano nuovi orizzonti, allontanandosi dai canoni consolidati ed invitando ad abbandonare l’idea di una scuola del leggere, scrivere e far di conto. “ Mappe concettuali, nuove educazioni, scuola per progetti…era il linguaggio di moda. Don Ciccio commentandole diceva: “ Se spegnete i registratori vi dico io cosa sono. Sono delle str…… E aveva ragione. “Il libro, aggiungeva, è e deve rimanere lo strumento insostituibile nella scuola”.
Umanamente era esemplare. Coerente, socievole, riservato, “testardo”. La sua signora mi ha detto che è rimasto lucido fino all’ultimo, esprimendo la sua volontà anche sul suo funerale. Alle sette di mattina per non “disturbare nessuno”. Se n’è andato in silenzio concedendo al suo cuore, già toccato, il riposo dopo una vita dedicata all’insegnamento. Ha lasciato in tanti, me compreso, un seme fecondo: il seme dell’onestà professionale, della serietà, della coerenza, dell’amore per la scuola. Sarebbe stato giusto che, prima di andarsene, ci rivedesse tutti per rendersi conto che non aveva perso il suo tempo.
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Cordiani Carmelo - Bloc-notes: «Carissimo Don Ciccio. In memoria del Prof. Francesco Bevilacqua, Ispettore Scolastico in pensione, deceduto l’otto agosto 2008», Galatro, 06.09.2008 |