Bloc-notes

L’ultima sfida a Gesù morente in croce: scendere dalla croce, salvarsi, essere credibile

 IO, TOMMASO

... e noi di quali segni abbiamo bisogno?

 

 

di Carmelo Cordiani

         L’ultima sfida a Gesù morente in croce è stata tentata dai sommi sacerdoti e dalla gente che lo invitava a scendere dalla croce, salvarsi e dare credibilità del suo essere figlio di Dio. “Tu che distruggi il tempio di Dio e in tre giorni lo riedifichi salva te stesso scendendo dalla croce. Allo stesso modo anche i sommi sacerdoti lo schermivano tra loro, insieme con gli scribi, e dicevano: Ha salvato altri; non può salvare se stesso? Il Cristo, il re d’Israele, scenda ora dalla croce e crediamo ( Mc 21, 29-32)”. Quale profonda contraddizione! Riconoscono che Gesù ha salvato altri e gli chiedono un ulteriore segno per credere. La stessa gente che voleva un gesto strepitoso era stata, sicuramente, testimone di tanti miracoli compiuti da Gesù nelle strade dei loro villaggi. Forse aveva anche mangiato il pane della moltiplicazione, ma non aveva fatto caso che Gesù da cinque pani e due pesci (Lc. 9,13 ) aveva sfamato circa cinquemila bocche. Ma la gente, e quindi anche noi, pretende un continuo flusso di segni. Per credere chiede continuamente  fatti, vuole vedere e toccare, proprio come Tommaso. Questi, infatti, non era presente quando Gesù risorto si manifesta ai discepoli, chiusi per  paura dei giudei (Gv. 20, 19 e sgg). Gli apostoli gli riferiscono che il Maestro era entrato a porte chiuse, che aveva mostrato loro le mani ed il costato, che aveva soffiato su di loro perché ricevessero lo Spirito Santo e potessero rimettere i peccati. Non crede. Vuole mettere il dito nelle piaghe di Gesù, toccarlo, vederlo. Gesù otto giorni dopo lo accontenterà, si farà toccare le piaghe ed il costato, ma dice a Tommaso di non essere incredulo: “Beati quelli che non videro e cedettero”.

 

         Credere in Gesù, nella sua parola, credere che solo Lui è verità e vita, è difficile. Siamo impastati di materia che ci rende pesanti ed attaccati alla terra da cui veniamo. Non riusciamo ad alzare gli occhi, intenti alle nostre quotidianità fatte di momenti esaltanti, ma anche di delusioni e di sofferenze. Ed è proprio quando ci sentiamo deboli, quando la nostra fragilità prende il sopravvento ed avremmo maggiore bisogno di guardare la Luce  ci ostiniamo a brancolare nel buio domandandoci: Cristo, dove sei? Vorremmo un segno tangibile della sua presenza, vedere e toccare, come Tommaso, senza badare ai tanti segni che ci circondano. Alzarsi al mattino, respirare, vivere, amare, guardare la natura così fantastica, gli occhi di un bambino, trasparenti, profondi, che ti viene voglia di farci un tuffo non per naufragare, come il poeta di Infinito, ma per inebriarsi di semplicità e di innocenza. Non sono segni? Certo è duro quando lo sconforto ci opprime, quando non troviamo una via d’uscita o, meglio, non cerchiamo l’uscita dalla parte giusta. Anche un labirinto è un intrigo dal quale non si esce se non si imbocca il percorso adatto. Eppure Gesù ci ha lasciato  un messaggio chiaro e forte: “Io sono la via, la verità e la vita” (Gv. 13,6 ). L’unico percorso che ci fa uscire dal dubbio che ci assale è quello che conduce a Gesù, verità e vita.

 

         Nel capitolo 24, Luca descrive un particolare molto semplice , ma carico di speranza. Due discepoli di Gesù, lasciata Gerusalemme, si avviano verso un villaggio poco distante: Emmaus. Conversano tra di loro sull’accaduto quando incontrano uno sconosciuto che domanda di cosa stessero parlando. I due si meravigliano perché tutti sapevano della crocifissione di Gesù; solo lui, unico forestiero a Gerusalemme, non era informato. E lo aggiornano. Gesù Nazareno è stato crocefisso, ma è risorto. Infatti alcune donne sono andate al sepolcro e l’hanno trovato vuoto. Intanto giungono vicino al villaggio, il forestiero finge di proseguire oltre, ma i due lo trattengono dicendo: “Resta con noi, perché si fa sera”.

 

         Il dubbio, lo sconforto, lo smarrimento: Ecco la nostra sera. Ed è il momento di chiedere allo Sconosciuto Gesù Nazareno di restare con noi, perché non sappiamo più dove andare.

 

 

Cordiani Carmelo - Bloc-notes: «L’ultima sfida a Gesù morente in croce: scendere dalla croce, salvarsi, essere credibile.  IO, TOMMASO. ... e noi di quali segni abbiamo bisogno? », Galatro (RC),  30 aprile 2010

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