Bloc-notes |
FARISEI E PECCATORI
Gesù non tollera la falsità, ma vuole l’uomo semplice e sincero, come la peccatrice, che non tiene conto né della circostanza né della sua condizione. Di questo abbiamo bisogno: di qualcuno che abbracci il nostro niente
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di Carmelo Cordiani
Gesù non è stato molto tenero con i farisei. In Matteo 23, 13 si leggono delle invettive pesanti contro questa categoria che, infondo, si riteneva osservante scrupolosa della Legge. Ma è proprio l’osservanza rigida della Legge, da servi e non da uomini, che infastidisce Gesù tanto da lasciarlo andare in una serie di “Guai a voi” che ricorda il “Vae victis” di Brenno contro i Romani. E, guarda caso, anche in questa circostanza ci troviamo di fronte ad una falsità: Bilance taroccate per pesare l’oro e , dulcis in fundo, la spada del Barbaro come contrappeso per incassare di più.
Gesù non tollera la falsità. Vuole l’uomo semplice come una colomba e prudente come un serpente. Vuole che il suo linguaggio sia “Si,Si”, “No,No”; vuole che non si servano due padroni.
I farisei sono definiti ipocriti, da ipo-cripto, cioè nascondere qualcosa. Gli ipocriti non sono sinceri, non sono semplici come una colomba e nemmeno prudenti; solo falsi. Gesù li smaschera definendoli sepolcri imbiancati, razza di vipere, guide cieche.
Stranamente, però, Gesù accetta di sedersi a tavola con farisei. Ce lo racconta Luca ( 7,36; 11,37). Nel capitolo 11 Gesù viene rimproverato perché si era seduto a tavola senza le rituali abluzioni. E Gesù risponde: “Voi farisei adesso purificate l’esterno del bicchiere e del piatto; ma il vostro interno è pieno di rapina e di malvagità” e riprende la serie dei “Guai a voi”, coinvolgendo anche i dottori della legge che si erano sentiti offesi. “Guai anche a voi, dottori della legge, perché caricate gli uomini di fardelli insopportabili, mentre voi non toccate quei pesi neppure con un dito”.
Nel capitolo 7 troviamo, invece, una “perla” che solo Gesù è in grado di coltivare e di offrirci. Un fariseo invita il Maestro a pranzo e quando si mettono a tavola “una donna, che era una peccatrice della città, avendo saputo che (Gesù) stava a mensa dal fariseo, portò un vasetto di alabastro pieno di profumo, e stando dietro, vicino ai piedi di Lui, piangendo cominciò a bagnargli i piedi con le lacrime, e li asciugava con i capelli del capo; poi baciava i piedi di Lui e li ungeva di profumo”. Il fariseo rimane allibito! Ma come? Gesù si dichiara profeta e non sa che razza di donna è colei che lo tocca? A questo punto Gesù avrebbe potuto riprendere la serie dei “Guai a te”. Invece preferisce un discorso molto semplice.”Un creditore aveva due debitori: uno gli doveva cinquecento denari e l’altro cinquanta. Non potendo essi restituire, condonò a tutti e due il debito. Chi dunque di loro l’amerà di più?” Una risposta ovvia anche per il fariseo: “Quello al quale ha condonato di più”.
La peccatrice viene a sapere che Gesù è in casa di un fariseo. Non tiene conto né della circostanza ( si stava a mensa) né della sua condizione: in città tutti sapevano. Inoltre sa bene che il fariseo, osservante scrupoloso della legge, l’avrebbe umiliata di fronte a Gesù. Questo non è successo. Luca non ne parla. Forse la presenza del Maestro che aveva già detto: “Chi è senza peccato scagli la prima pietra” ha frenato il fariseo. Nonostante il suo risaputo mestiere si presenta certa di sentire una parola di speranza.
Non credo che si è orgogliosi delle proprie colpe. Nel segreto totale delle nostre debolezze avvertiamo la voglia di aprirci a qualcuno. Ma a chi? Agli amici? E cosa penseranno di noi? Rischiamo di perdere la stima. Compromettiamo l’opinione. C’è, però un amico al quale possiamo presentarci senza maschere. Basta cercarlo, come ha fatto la peccatrice alla quale Gesù senza una parola di rimprovero ha solo detto : “ Ti sono perdonati i peccati”. Finalmente qualcuno che comprende e perdona!
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Cordiani Carmelo - Bloc-notes: «FARISEI E PECCATORI. Gesù non tollera la falsità, ma vuole l’uomo semplice e sincero, come la peccatrice, che non tiene conto né della circostanza né della sua condizione. Di questo abbiamo bisogno: di qualcuno che abbracci il nostro niente», Galatro (RC), 19 Giugno 2010 |
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