Bloc-notes

PERCHE’ UNA VOLTA, SAN NICOLA?

 

Perché quando si cresce non si leggono, non interessano più le favole? Un tempo si era più semplici, si leggevano le favole e il cuore navigava in un mare di sogni; si costruivano i giocattoli con poche cose e molta fantasia. Oggi i bambini hanno tutto quello che desiderano, ma non giocano più, vivono in un mondo virtuale e, domani, non avranno ricordi appassionanti

 

 

di Carmelo Cordiani

            

Una di quelle serate un po’ freddine, quando piace il calduccio del caminetto mentre leggi qualcosa di interessante. E mi capitò un librettino dal titolo: Pinoculus. “Vuoi vedere, mi sono detto, che Collodi è entrato a far parte del Circolo di Mecenate accompagnato da qualcuno che ama ancora il latino?”. Infatti dopo la prima pagina, sotto il titolone PINOCULUS, ho letto: “In latinum sermonem conversus ab HENRICO MAFFACINI, quarta edizione, Casa Editrice Marzocco, Firenze. E, alla pagina seguente: “Stampato in Italia 21-7-1951”.

 

Ricordando le prime parole della bellissima favola, che poi tanto favola non è, andai subito al sodo: Fuit quondam! C’era un volta. Stupendo! E mi chiesi perché mai Maffacini avesse sostituito  l’imperfetto di Collodi nel perfetto di sum.  Non trovavo  risposta. Forse ha voluto dirci che quel tempo è veramente perfetto quando, cioè, i bambini leggevano le favole, ricostruivano nella loro fantasia personaggi, luoghi, sequenze, ne capivano il contenuto e, nel caso di Pinocchio, si rendevano conto che  burattini sono tutti i bambini disubbidienti e capricciosi, mentre quelli bravi non restano burattini.

 

Nel dubbio provai a parlarne con il Santo protettore San Nicola, pur sapendo che avrebbe solo sorriso nel dovermi dare una risposta su Pinocchio.

 

         “Questa volta non hai niente di meglio da propormi? Con tutti i problemi che vi affliggono possibile che vai a pescare proprio Pinocchio?”

 

         “Beh! Lo so che a te le avventure di “Magister Cerasum” e del suo pezzo di legno dicono poco. Quando tu eri bambino Collodi era solo nella mente di Dio e tu ti dilettavi con i saggi dell’oriente, con libri di patristica, con gli atti dei concili…Per la mia generazione Pinocchio è un personaggio famoso e, quando leggiamo “C’era una volta” dentro di noi si smuove uno sciame di emozioni che non ti dico”.

 

         “E cosa vuoi chiedermi?”

 

         “Ecco! Perché una volta…?”

 

         “ Perché non siete più bambini e non vi interessano più le favole”.

 

         “ Secondo te, quando si cresce non si leggono più le favole?”

 

         “Vai adagio; la mia è una constatazione. Di fatto non leggete più favole. Ecco perché continuate a ripetere “Una volta…”. Non sei il solo. L’altro giorno una simpatica vecchietta, mentre accendeva uno di quei lumini di cui hai parlato altre volte…

 

         “Con l’immagine di un tuo conterraneo?...”

 

         “Non mi interrompere; mentre mi accendeva un lumino diceva tra sé: “Una volta si preparavano le “lampe” in un bicchiere metà acqua e metà olio. Poi, sopra un leggerissimo pezzettino di canna, a mò di barchetta, si deponeva “u luminu”, lo si accendeva e si pregava per le anime del Purgatorio. Adesso, San Nicola mio, devi accontentarti di questo che non so di cosa è fatto”.- “Ma tu sei sempre quella, le sussurrai. Ho accettato la “lampa” nel bicchiere metà acqua e metà olio, accetto questo lumino. Certo il profumo dell’olio era altra cosa”.

 

         “Ma la vecchietta ha capito quello che volevi dirle?”

 

         “Sei tu che non capisci”

 

         “Però hai ammesso che il profumo dell’olio era altra cosa! Vuol dire che anche tu qualche nostalgia ce l’hai. O no?”

 

         “Non è nostalgia. Siete voi che avete complicato le cose. Siete come gli ebrei nel deserto. Dio aveva fatto crescere per loro la manna, ed essi rimpiangevano le cipolle d’Egitto (oggi, in Egitto, non ci sarebbero proprio andati!). Quando pensate al passato e lo rivivete come un mondo migliore, vuol dire che non avete fatto alcun progresso. Volete riassaporare le esperienze di una volta perché quelle moderne non vi soddisfano. Un tempo eravate semplici, vi leggevano le favole e il vostro cuore navigava in un mare di sogni; vi costruivate i giocattoli con poche cose e molta fantasia; vi nutrivate con cibi che le mani dei vostri genitori producevano, cibi saporiti perché procurati con sudore e sacrifici. Oggi i bambini hanno tutto quello che desiderano, ma non giocano più, vivono in un mondo virtuale e, domani, non avranno ricordi appassionanti. Hai capito il significato del: Perché una volta?”

 

         “Sono d’accordo con te nel riconoscere che ci siamo costruiti un mondo diverso, complicato, noioso, ricco di ogni bene che non ci piace più e vorremmo ritornare sui nostri passi, ma come si fa?”

 

         “Non si tratta di tornare indietro. Non si può. Però si può essere semplici. E lo sai di cosa è fatta la semplicità? Di umiltà, di sincerità, di amore per gli altri, di fiducia nella Provvidenza, vivendo come pellegrini in viaggio verso la terra promessa: Il cielo. Come ti ho detto l’altra volta, c’è un cielo per ognuno. Ve lo ha promesso Gesù. Alzate gli occhi, ogni tanto. Sollevatevi dalla materialità in cui vi siete cacciati e vi accorgerete che, se una volta era bello, domani sarà ancora migliore”.

 

         Alcuni passi con qualche strascico si avvicinarono all’altare. La vecchietta era ritornata, con il lumino acceso. Fece un inchino davanti all’altare del Santo, si segnò con il simbolo dei cristiani, depose il lumino sull’altare e si inginocchiò. Di me non si è nemmeno accorta. “Meno male”, dissi tra me. E uscii in punta di piedi.

 

 

 

Cordiani Carmelo: «PERCHE’ UNA VOLTA, SAN NICOLA? Perché quando si cresce non si leggono, non interessano più le favole? Un tempo si era più semplici, si leggevano le favole e il cuore navigava in un mare di sogni; si costruivano i giocattoli con poche cose e molta fantasia. Oggi i bambini hanno tutto quello che desiderano, ma non giocano più, vivono in un mondo virtuale e, domani, non avranno ricordi appassionanti», Galatro (RC),  13 Febbraio  2011

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