Bloc-notes |
PERCHE’ DIGIUNARE, SAN NICOLA?
E’ una penitenza che la Chiesa prescrive per ricordarci che “non di solo pane vive l’uomo”. La Chiesa non impone dei sacrifici impossibili. Rinunciare a qualcosa non vuol dire perderla, ma sospenderla, anche temporaneamente
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di Carmelo Cordiani
Dopo tanto mi è riuscito di farlo ridere. Una risata da Santo Patrono, composta, per niente rumorosa, tanto più perché in chiesa si trovavano a pregare alcuni fedeli e perché era presente un personaggio che è meglio tenere alla larga.
Da qualche giorno, sapendo che a breve ricorreva il mercoledì delle ceneri e, quindi, iniziava la quaresima, pensavo al significato del digiuno e dell’astinenza dalle carni. Questa mi sembrava superabile e, per certi aspetti, poco penitenziale. Al posto della carne ci mettiamo spaghetti alla vongole o alle cozze, oppure risotto alla marinara con un secondo di aragoste, gamberoni, roba di mare, insomma, e siamo a posto. Ma il digiuno? Su questo ho voluto chiedere a San Nicola un consiglio per non incorrere in qualche peccato. Non appena gli ho rivolto la domanda: “Perché digiunare?” si è messo a ridere. Rimasi contento, ma non capivo il motivo.
“E me lo chiedi? Domandalo a quelli che fanno la cura dimagrante, ti informeranno meglio di me. Anzi ti dico che non passerà molto tempo e vi accorgerete da soli cosa vuol dire digiunare”.
“Cosa vuoi dire?”
“Voglio dire che se continuate a trascurare milioni e milioni di esseri umani che non hanno niente da mangiare e, quindi, cominceranno a scorrazzare per il mondo, come sta succedendo sotto i vostri occhi, capirete da soli il significato e le conseguenze del digiuno. Cosa credi che tanti poveracci affrontano la morte per fare turismo? Hanno fame e, presto, dovrete dividere con loro il vostro pane. Allora vi accorgerete cosa vuol dire digiunare. Prova un po’ a chiedere qualcosa a quelli che hanno vissuto le guerre. Distruzione, morti ammazzati e morti per la fame.”
“Quindi, per te, digiunare vuol dire morire di fame?”
“Credo che tu voglia riferirti al digiuno del mercoledì delle ceneri e del Venerdì Santo.”
“Ci sei.”
“E’ una penitenza che la chiesa prescrive per ricordarci che “non di solo pane vive l’uomo” e che, almeno due volte all’anno si può tenere a bada lo stomaco: una modesta colazione, un pranzo decente ed una cenettina, tanto per non andare a letto a stomaco vuoto; con il freddo di questi giorni si rischierebbe di non prendere sonno. Ti pare impossibile? E, poi, tu sei anziano e saresti dispensato. Ma ti consiglio di adeguarti; riposi meglio”.
“Tutto qui?”
“E cosa pensavi? Che la chiesa impone dei sacrifici impossibili? La parola “sacrificio” per voi, abituati ad approfittare di tutto senza alcuna rinuncia (tanto che avete inventato il proverbio: quello che si lascia è perduto!) non ha senso. Se ci pensi bene, però, il sacrificio altro non è che autocontrollo della propria salute. Rinunciare a qualcosa non vuol dire perderla, ma sospenderla, anche temporaneamente. Quando la chiesa dice che in alcuni giorni dell’anno (pochi, per la verità!) si deve digiunare non intende assoluta privazione di cibo. Sa benissimo che alcune categorie devono nutrirsi (pensa alle persone addette a lavori pesanti!). Per queste basta la rinuncia a qualcosina, un caffè, per esempio, o una sigaretta in meno. Queste due rinunce servono alla salute e al portafoglio. Non ti sembra? E, poi, c’è un sacrificio che costa poco: Tenere la bocca chiusa in certi casi!”
“Beh! Il digiuno non è, poi, tanto complicato. Ma mi preoccupa quanto hai detto in merito allo scorrazzamento degli uomini per il mondo. Dovremo davvero fare i conti con milioni di esseri affamati?”
“Mi sa di si. La storia si ripete. Anticamente Roma ha avuto a che fare con orde barbariche che hanno attraversato i suoi confini, molto estesi, per cercare cibo, non per ammirare le bellezze della “Caput Mundi”. Alcuni si sono fermati nella pianura padana, altri nel Veneto, altri ancora nel meridione. Oggi c’è l’Europa e il benessere fa gola a tanti che da moltissimi anni vivono in situazioni di schiavitù. Dove credi che continueranno a scorrazzare?”
“Ma non ci sarebbe un rimedio prima che si avveri il vecchio detto: “Homo homini lupus?”
“Certo. I governanti ( ma anche voi ) devono capire che il mondo appartiene all’uomo e che le risorse sono patrimonio di tutti e non di alcuni privilegiati o furbi. Avete lottato tanto per l’uguaglianza, le pari opportunità e quant’altro, ma siete rimasti gli egotisti di prima. Ricordati che se un uomo non ha di che sfamarsi e si accorge che qualcuno butta un pezzo di pane non solo raccoglie il pane buttato, ma si appropria del resto. E’ la legge della sopravvivenza contro la quale c’è poco da fare. Quindi datevi una mossa se non volete digiunare seriamente”.
Ci distrasse l’inizio del Santo Rosario ed era giusto chiudere. Uscendo dalla chiesa mi è venuta incontro una donna con una specie di cestino appeso al collo in cui si notavano alcuni oggetti: accendini, pupazzetti, fiorellini di plastica…Solo poche parole: “Prego, comprare, ho bisogno, avere fame”. “Ci siamo!” mi dissi, e non esitai a mettere una mano in tasca.
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Cordiani Carmelo: «PERCHE’ DIGIUNARE, SAN NICOLA? E’ una penitenza che la Chiesa prescrive per ricordarci che “non di solo pane vive l’uomo”. La Chiesa non impone dei sacrifici impossibili. Rinunciare a qualcosa non vuol dire perderla, ma sospenderla, anche temporaneamente », Galatro (RC), Domenica 13 Marzo 2011 |
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