Bloc-notes |
"VENGA IL TUO REGNO"
Un canto religioso dal titolo “Adveniat regnum tuum” ne specificava le qualità : Regno di verità, di vita, di santità, di grazia, di giustizia, di amore e di pace. C’è tutto, proprio tutto quello che manca nel nostro mondo e nella nostra vita, individuale e sociale. Eppure da oltre duemila anni i cristiani recitiamo il Pater! Ma quando arriva questo regno?
|
||
di Carmelo Cordiani
Ai tempi in cui in chiesa il latino era di casa, nella preghiera insegnataci da Gesù, dopo il riconoscimento della paternità divina e l’ossequio al Suo nome Santissimo, si invocava la venuta del Suo regno col verbo “adveniat”, un congiuntivo esortativo, quasi si avvertisse l’urgenza della venuta.
Un canto religioso dal titolo “Adveniat regnum tuum”, armonizzato dal mio stimatissimo maestro di musica, Don Luigi Lasagna, ne specificava le qualità : Regno di verità, di vita, di santità, di grazia, di giustizia, di amore e di pace. C’è tutto, proprio tutto quello che manca nel nostro mondo e nella nostra vita, individuale e sociale. Eppure da oltre duemila anni i cristiani recitiamo il Pater! Ma quando arriva questo regno? Visto che il mondo è pieno di violenza, di odio, di cattiveria, di egoismo…Dio è sordo alla nostra preghiera oppure dobbiamo avere pazienza e aspettare come le dieci vergini facendo molta attenzione alla scorta di olio perché la lampada sia sempre accesa? (Mt. 25, 1 e sgg). E intanto il male dilaga.
Gesù presenta in parabole il regno dei cieli. In Marco (4,26) lo paragona al seme che l’uomo affida alla terra. Il seme germoglia e cresce perché la terra produce da sé il frutto. Poi il suo regno è simile ad un chicco di senapa, “il più piccolo di tutti i semi che sono sulla terra; ma seminato che sia, cresce e diventa più grande di tutti gli ortaggi, e fa rami tanto grandi, che sotto la sua ombra possono rifugiarsi gli uccelli del cielo” (Mc. 4, 32).
Purtroppo il regno di Gesù è diverso dall’idea che noi abbiamo di un regno. E’ Gesù stesso a dichiararlo apertamente a Pilato: “Il mio regno non è di questo mondo; se il mio regno fosse di questo mondo, le mie guardie avrebbero combattuto per me, affinché non venissi consegnato nelle mani dei Giudei” (Gv. 18,36). Un regno senza règgia, senza servitù, senza guerrieri, senza armi. Un regno che riusciamo ad immaginare solo facendo ricorso alla fede. In Matteo (17, 20) Gesù ci dice che se avremo fede quanto un granello di senapa potremo spostare una montagna. Un paradosso per noi! Eppure alcuni santi hanno dato testimonianza di quanto può la fede. Pensiamo a Giuseppe Cottolengo, a Giovanni Bosco, a Maria Teresa di Calcutta…tanto per citarne alcuni.
Se il regno di Dio non è di questo mondo non vuol dire che Dio è assente da questo mondo; non vuol dire che accoglierà nel suo regno solo le vergini prudenti che hanno avuto l’accortezza di tenere accese le lampade, lasciando fuori tutti gli altri. E che colpa abbiamo se, di fronte al male che abbonda, ci poniamo la domanda: “Cristo, dove sei?” A chi dovremmo rivolgerci quando tutto ci crolla addosso e il nostro percorso di fede si interrompe e non troviamo altra uscita? E’ vero che al cieco di Gerico (Lc. 18,35 e sgg) Gesù ridà la vista per la fede e per il coraggio di gridare: “Gesù, figlio di David, abbi pietà di me!”. Coraggio che, spesso, a noi manca. Gridare, si, gridare perché Dio si giri verso di noi, si accorga della nostra esistenza e abbia pietà delle nostre sofferenze, rafforzi la nostra fede, ci regali un po’ d’olio per tenere accesa la lampada. A chi dovremmo rivolgerci se Lui solo ha parole di vita? Se rimane vero che il suo regno non è di questo mondo è altrettanto vero che noi siamo questo mondo. Delle due una: O il suo regno non ha sudditi e, quindi, è un regno vuoto, oppure l’invocazione altro non è se non l’accorato appello perché ponga fine a questo mondo uscito meraviglioso dalle sue mani e conquistato da Satana. Quel serpente che ha fatto crollare Eva è ancora vivo e tormenterà questa e le future generazioni mentre a noi non resta altro che ripetere: “Venga il tuo regno”!
|
|
|
Cordiani Carmelo: «"VENGA IL TUO REGNO". Un canto religioso dal titolo “Adveniat regnum tuum” ne specificava le qualità : Regno di verità, di vita, di santità, di grazia, di giustizia, di amore e di pace. C’è tutto, proprio tutto quello che manca nel nostro mondo e nella nostra vita, individuale e sociale. Eppure da oltre duemila anni i cristiani recitiamo il Pater! Ma quando arriva questo regno? », Galatro (RC), Giovedì 11 Agosto 2011 |
|