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"SVEGLIATI, SAN NICOLA"
Il filosofo Massimo Cacciari, non credente, invitato dal Cardinal Martini a commentare il libro di Giobbe nel duomo di Milano, ha concluso invitando a vivere senza fede e senza certezze. Qualche prete nelle “omelie” parla di tutto meno che di Gesù e del suo Vangelo. Di fronte a questi scempi si è tentati di mandare tutti a quel paese. Ma Ratzinger, da cardinale, parlando con alcuni amici osservò: “Per me una conferma della divinità della fede viene dal fatto che sopravvive a qualche milione di omelie ogni domenica”
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di Carmelo Cordiani
“Ma che bello”, mi son detto, quando ho saputo che il filosofo Massimo Cacciari, non credente, invitato a commentare il libro di Giobbe nel duomo di Milano, ha concluso invitando a vivere senza fede e senza certezze. La strada era già in discesa, visto che proprio il Cardinale Martini aveva promosso incontri per la “cattedra dei non credenti”. E così i non credenti tenevano la loro lezione nel Duomo, se ne uscivano meno credenti di prima e, in cambio, avevano convinto qualcuno a non credere. Forse anche qualche prete, visto che nelle “omelie” di tutto parlano meno che di Gesù e del suo Vangelo. Anche Ratzingher, da cardinale, parlando con alcuni amici osservò: “Per me una conferma della divinità della fede viene dal fatto che sopravvive a qualche milione di omelie ogni domenica.”
La notizia non mi ha fatto per niente piacere e, stamani, mi presentai all’altare di San Nicola, deciso ad alzare anche la voce se mi avesse risposto con il suo solito tono tollerante.
“Se ben ricordo”, iniziai senza giaculatoria, “una volta ti dissi di usare quel benedetto pastorale che tieni in mano. Ti dissi, anche, di tirarlo sul mio testone, se necessario. Ma mi sa tanto che o sei cieco, o sei sordo, o sei rin…”
Per rispetto al Signore che non avevo salutato e che mi ero ripromesso di farGli qualche osservazione a seguito della risposta di San Nicola Vescovo, (il quale è stato attento all’eresia di Ario, ma non si accorge di quelle che continuamente circolano nella Chiesa del nuovo millennio, si fa per dire!, con il beneplacito anche dei suoi confratelli che consigliano la lettura di Mancuso o Augias), non ho continuato. Tra poco assisteremo a qualche presbitero che dal pulpito inviterà i proletari ad unirsi.
Aspettavo una risposta del Santo, ma non arrivava. Pensando che dall’orecchio destro non sentisse bene, mi sono spostato dalla parte sinistra e ho ripetuto l’invito.”
“Se sei venuto a provocarmi hai sbagliato programma. So bene quello che vuoi dirmi, ma non è con il bastone che si risolvono certi problemi. Ci vuole altro.”
“Ah si? E cosa? Che i preti invece di predicare il Vangelo invitino i fedeli a pregare Allah, come è successo in Brianza? Ti sembra una cosa giusta? Se è vero che hai preso a schiaffi Ario, perché non intervieni in casi simili?”
“Altri tempi!”
“Certo, altri tempi. Tempi in cui presbiteri e vescovi venivano selezionati, tempi in cui i preti si formavano nei seminari e non provenivano da istituti alberghieri, dalla ragioneria o dall’ITIS (fatte le dovute eccezioni). Mi sa tanto che, oggi, fare il prete o il vescovo ( e ci sono anche cardinali) è un mestiere. Un mestiere poco faticoso e molto redditizio. Si sbraita dall’altare, si parla dell’inferno e delle punizioni di Dio per i peccatori, del valore della sofferenza e del sacrificio e, poi, si comprano ville al mare, in montagna, si cambiano macchine (per motivi di apostolato, s’intende!), e tralasciamo il resto”.
“Sai benissimo che la chiesa ha attraversato periodi burrascosi, sia perché perseguitata dai nemici, sia per la corruzione interna. Ma ne è sempre venuta fuori più sana e più chiesa. Non pensare che il buon Dio stia a guardare. Arriverà il giorno in cui si farà sentire e userà la frusta. Tu pensi che Gesù non era a conoscenza dello scempio che si consumava nel tempio di Gerusalemme? Eppure ha aspettato più di trent’anni per ricorrere alle maniere forti. E, cosa strana, in quella circostanza nessuno ha reagito.”
“Siamo alle solite. Campa cavallo! E intanto il laicismo trionfa, la tolleranza si traduce in “Fate quello che vi pare”, nelle chiese il Padrone di casa è relegato in un angolino, ogni santo ha i suoi clienti…”
“Perché, tu non ti rivolgi sempre a me?”
“Ti risulta che ti abbia chiesto qualche favore? Se ti dà noia, vuol dire che troverò qualche ciarlatano. Certo non cambierò santo, convinto, come tanti, di trovarne uno che conta…”
“Capisco che sei rimasto deluso dopo aver saputo che, dalle mie parti, è stato trasferito il corpo di un santo e, come figura centrale, al posto del tabernacolo è stato sistemato un enorme drago rosso. Però ti posso assicurare che tutto può cambiare, ma non Gesù e la sua parola. Abbi fede”.
“Abbi fede! Una parola! Di fronte a certi scempi si è tentati di mandare tutti a quel paese”. Mentre facevo queste osservazioni tra me e me, mi stavo allontanando dall’altare del Santo. Passando davanti al tabernacolo rimasi in devoto raccoglimento e mi è sembrato di sentire qualcosa: “Pensi che non dispiaccia anche a me questa situazione? Ne ho passate tante; non solo sono stato messo in croce, ma bestemmiato, bandito da luoghi pubblici, relegato negli angoli più impensati delle chiese, inosservato; di me non si parla; si preferiscono lunghi sproloqui sui santi miracolosi, perché, anche oggi, la gente vuole il miracolo. Quanti miracoli ho fatto io! Ho guarito i lebbrosi, fatto camminare gli storpi, ho ridato la vista ai ciechi, ho moltiplicato i pani…Ma la gente dimentica facilmente il bene ricevuto. Vai tranquillo. Tutto passerà, ma non la mia parola”.
Feci una doppia genuflessione e mi avvicinai all’uscita. La solita appendice di San Nicola che, sottovoce, mi disse: “Che ti avevo detto? La Sua parola non passerà”.
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Cordiani Carmelo: «"SVEGLIATI, SAN NICOLA". Il filosofo Massimo Cacciari, non credente, invitato dal Cardinal Martini a commentare il libro di Giobbe nel duomo di Milano, ha concluso invitando a vivere senza fede e senza certezze. Qualche prete nelle “omelie” parla di tutto meno che di Gesù e del suo Vangelo. Di fronte a questi scempi si è tentati di mandare tutti a quel paese. Ma Ratzinger, da cardinale, parlando con alcuni amici osservò: “Per me una conferma della divinità della fede viene dal fatto che sopravvive a qualche milione di omelie ogni domenica”», Galatro (RC), 7 Settembre 2011 |
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