Bloc-notes

"NON MI TORNA, SAN NICOLA!"

 

 Quando Gesù ha detto di essere uno “scandalo”, un ostacolo, qualcosa che cozza con la vostra logica, con il vostro modo di pensare e di agire, ha voluto chiarire il significato ed il valore della sua incarnazione. Gesù non si è fatto uomo per lasciare le cose come stavano, ma per capovolgerle

 

 

di Carmelo Cordiani

 

         Che dei propri soldi ognuno possa disporre come gli pare non desta alcuna meraviglia, anche se, con la crisi che galoppa, bisognerebbe stare più attenti.

 

         Nel capitolo 20, dal versetto 1 a scorrere, Matteo riferisce di un capo di famiglia che esce di buon mattino a prendere a giornata dei lavoratori  per la sua vigna, con i quali si  accorda per un denaro al giorno ( ancora non esistevano i sindacati!). Poi esce in diverse ore fino all’ora undicesima (circa le 17) per assumere quelli che se ne stavano oziosi perché nessuno li aveva presi a giornata. Fosse stato oggi bastava che quel capo di famiglia si facesse un giretto sulla statale 18 per trovare tanta manodopera già alle sei del mattino.

 

         “Venuta la sera, il padrone della vigna dice al suo amministratore: Chiama gli operai e dà loro la paga incominciando dagli ultimi fino ai primi (Mt. 20, 8). E fin qui nulla di strano; anzi è da lodare il padrone che paga gli operai a fine giornata (oggi, magari, si dice: Poi ci vediamo!). Cominciare dagli ultimi poteva anche voler dire sbrigarsi prima. Ma la sorpresa è un’altra: Gli ultimi, quelli delle 17, ricevono un “denaro” come quelli delle sei del mattino. Naturale la protesta: “Ma come? Gli ultimi hanno lavorato soltanto un’ora e li hai trattati come noi che abbiamo sopportato il peso della giornata ed il caldo! Non è giusto”. Ma il padrone fa subito riferimento all’accordo pattuito e liquida il tutto aggiungendo che del suo può disporre come vuole e che gli occhi dei brontoloni non dovevano essere cattivi di fronte alla sua bontà. E questo potrebbe anche passare. Ma a conclusione della parabola Gesù aggiunge: “Gli ultimi saranno primi e i primi gli ultimi.” E qui, per me, per la mia logica, il conto non torna più. Per forza dovevo chiedere spiegazioni al Santo Patrono, San Nicola, che non tardai a disturbare. Passando davanti al Tabernacolo, mentre facevo la dovuta genuflessione, guardando quella porticina dietro cui è presente Gesù fatto carne, mi venne spontaneo: “ E chi ti capisce!”. Pensiero che non sfuggì al Santo. Non mi fece nemmeno terminare la giaculatoria che mi anticipò:

 

         “Secondo te, di tutto il Vangelo non hai capito solo che i primi saranno gli ultimi e questi i primi?”

 

         “Ad essere sincero sono tante le cose che non ho capito. Anzi ti posso dire che alcune volte mi viene proprio la voglia di chiuderlo, il Vangelo, e di dimenticarlo.”

 

         “E cosa leggeresti al suo posto?”

 

         “Non lo so.”

 

         “Lo vedi? Quando Gesù ha detto di essere uno “scandalo”, un ostacolo, qualcosa che cozza con la vostra logica, con il vostro modo di pensare e di agire, ha voluto chiarire il significato ed il valore della sua incarnazione. Gesù non si è fatto uomo per lasciare le cose come stavano, ma per capovolgerle. Al posto dell’odio ha portato l’amore; al posto della vendetta, il perdono; al posto della superbia, l’umiltà…e così via. Pensaci un po’: Se voi foste più miti, più tolleranti, più solidali, più comprensivi, non credi che l’umanità ne trarrebbe un grande beneficio? E, allora, non prendere alla lettera l’espressione “i primi saranno gli ultimi e questi i primi” ma cerca di capirne il significato nel generale contesto dell’Incarnazione. Ti ricordi quando Gesù loda la vedova che offre un soldino come obolo nel tempio? Oppure quando parla del pubblicano che, ancora nel tempio,  non osa mettersi nelle prime file come facevano i farisei? Gesù è particolarmente attento alle persone deboli, a quelle che per voi contano poco, agli ultimi, anzi agli infimi, ai peccatori. Dichiara apertamente di essere venuto per gli infermi perché i sani non hanno bisogno del medico. I puri di spirito, di cui parla nel discorso della montagna, non ci pensano per niente di “apparire”, di farsi notare, di mettersi in mostra. Questi, per Gesù, sono gli ultimi che diventeranno primi nel Regno dei Cieli (ti ricordo che la parabola che hai citato comincia proprio così :Il regno dei Cieli è simile… )”

 

         “Devi anche ammettere che, per noi, rimane sempre un discorso molto “duro” .- durus est sermo iste!- difficile da capire e per niente convincente. Per noi i primi sono primi e gli ultimi sono ultimi. Ti immagini se, in una gara premiano l’ultimo arrivato? E il primo cosa dice? Mi sono allenato, ce l’ho messa tutta per arrivare primo e  assistere, poi,  alla premiazione dell’ultimo! Non ne parliamo proprio.”

 

         “Ma il Regno di Dio non è un campo da gioco o una pista. Essere primi vuol solo dire condurre una vita semplice, umile, paziente, generosa, aperta al prossimo…Per i vostri parametri le persone semplici sono solo bonaccione, roba di ultima scelta”.

 

         S’era già fatto tardi e mi affrettai a chiudere il colloquio. Mi alzai, salutai con un profondo inchino San Nicola, feci una doppia genuflessione davanti al Tabernacolo ed uscii dalla chiesa. Sui gradini la solita devota che entrava per la messa vespertina, con la corona del Rosario tra le mani. Mi rivolse poche parole perché, mi disse, voleva chiedere una spiegazione al suo Santo, San Rocco. “Non ho capito perché domenica scorsa il prete, spiegando il Vangelo, disse : Beati gli ultimi perché saranno i primi”. “E lo chiedete a San Rocco” le dissi?” “Si, di solito mi dà la risposta giusta.” Ero tentato di ritornare in chiesa, ma lasciai perdere.

 

 

 

Cordiani Carmelo: «"NON MI TORNA, SAN NICOLA!".  Quando Gesù ha detto di essere uno “scandalo”, un ostacolo, qualcosa che cozza con la vostra logica, con il vostro modo di pensare e di agire, ha voluto chiarire il significato ed il valore della sua incarnazione. Gesù non si è fatto uomo per lasciare le cose come stavano, ma per capovolgerle», Galatro (RC),  Venerdì 23 Settembre   2011

Home