Bloc-notes |
ANDIAMO FINO A BETLEMME…
Le domande fondamentali che, da Adamo, ci poniamo: Chi siamo, da dove veniamo, dove andiamo. Col Natale la risposta arriva. Ripetere al Piccolo di Betlemme le domande fondamentali della nostra esistenza, per ritrovare l’orientamento nel nostro quotidiano percorso guidati, come i Magi, dalla stella che ci conduce al Salvatore annunciato dall’Angelo ai pastori
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di Carmelo Cordiani Matteo e Luca raccontano la nascita di Gesù (Mt. 1, 18 e sgg; Lc. 2, 1 e sgg). Sappiamo che l’Angelo Gabriele si presenta ad una Vergine di Nazaret per annunziarle la sua maternità. Sappiamo che Cesare Augusto ha ordinato un censimento che ha obbligato Giuseppe e la sua sposa, Maria, a recarsi a Betlemme per farsi registrare. Sappiamo che mentre si trovavano in questa cittadina si compirono i giorni in cui Maria doveva partorire; che nessuno ha voluto dare ospitalità alla partoriente per cui Giuseppe ha cercato un rifugio nelle campagne di Betlemme. Una stalla, dove la giovane nazarena ha dato alla luce suo figlio, lo ha avvolto in fasce e lo ha sistemato nel posto più asciutto: La mangiatoia. Allora l’Angelo del Signore si presentò ai pastori che pernottavano nei campi dicendo: “…Vi annunzio una grande gioia, che sarà tale per tutto il popolo: oggi nella città di David, vi è nato un Salvatore che è il Cristo Signore. E questo sia per voi il segno: troverete un bambino avvolto in fasce e adagiato in una mangiatoria”. Allora i pastori si dissero l’un l’altro: “Su, andiamo a Betlemme e vediamo quello che è accaduto e che il Signore ci ha fatto conoscere. E andarono solleciti e trovarono Maria, Giuseppe e il bambino che giaceva nella mangiatoria”.
Un racconto molto semplice, sostanziato da componenti semplici: una stalla, un uomo, una donna, un bambino, una mangiatoia, dei pastori. Nessun altro. Dio resta il mistero delle cose semplici che noi rendiamo sempre più complicate. Giovanni nel suo prologo, riferendosi a Gesù, Verbo fatto carne, afferma che “Egli venne nella sua casa e i suoi non lo ricevettero”. Chissà a quante porte avrà bussato Giuseppe quando è giunto a Betlemme! Raggiungere questa località era stato molto faticoso per Maria che, quasi certamente, avvertiva i dolori del parto. Ma nessuno l’accolse. Nessuno vuole riconoscere il disegno di Dio. Forse nemmeno noi. Eppure questo disegno, iniziato nella stalla di Betlemme non è ancora compiuto e l’invito dell’Angelo a recarci a Betlemme è ancora attuale. In questo disegno, se cerchiamo, troveremo la nostra storia, il nostro motivo di esistere, le risposte alle domande fondamentali che, da Adamo, ci poniamo: Chi siamo, da dove veniamo, dove andiamo.
Proviamo a porci la prima domanda osservando quel piccolino, avvolto in fasce e deposto nella mangiatoia. Ci aiuterà nella risposta: “Tu sei il motivo della mia incarnazione. Per te sacrificherò la mia vita, obbedirò al Padre mio fino alla morte, e alla morte di croce. Da te non voglio alcun dono. I pastori hanno portato le loro povertà e io le ho accolte tanto che, andandosene, i pastori glorificarono e lodarono Dio per tutto quello che avevano udito e veduto, come era stato loro detto”. E sai che cosa hanno udito: Pace agli uomini che amo. Che amo, hai capito bene? Quindi tu sei oggetto del mio amore, ecco chi sei. E ti domandi da dove vieni? Da Dio che ha impresso in te la sua immagine. E ritornerai a Dio perché non può permettere che ti perda. Se dovesse succedere lungo il percorso, a volte sofferto, della tua vita verrà a cercarti, ti troverà e ti farà rivivere la gioia di appartenere a Lui.”
Purtroppo la stalla di Betlemme è molto lontana. Per tanti un pallido ricordo. Per alcuni rivive nel presepio che allestiscono in un angolino delle loro case. Com’è bello osservare i bambini che rimangono incantati davanti a quel Bambinello con le braccia aperte come se volesse scendere da quella mangiatoia per giocare insieme a loro! C’è una vecchia canzone che dice più o meno così: “Caro Gesù Bambino, tu che sei tanto buono, lascia una volta il cielo e vieni a giocare con noi”. Dobbiamo far sapere ai bambini che Gesù è già venuto tra noi e non ci ha mai lasciato. Educare cristianamente i bambini non vuol dire imporre qualcosa, ma far conoscere un loro particolare amico: Gesù.
Il Natale! E’ anche una grande emozione. Emozionarsi in un mondo impastato di materialismo e di incertezze serve. E’ utile per ritrovare noi stessi, per ripetere al Piccolo di Betlemme le domande fondamentali della nostra esistenza, per ritrovare l’orientamento nel nostro quotidiano percorso guidati, come i Magi, dalla stella che ci conduce al Salvatore annunciato dall’Angelo ai pastori. Ritorniamo anche noi bambini, almeno per un giorno, e viviamo l’incanto di quel piccolino che ci tende le sue braccia per testimoniare il suo grande amore per il capolavoro di Dio: L’uomo.
Buon Natale
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Cordiani Carmelo: «ANDIAMO FINO A BETLEMME… Le domande fondamentali che, da Adamo, ci poniamo: Chi siamo, da dove veniamo, dove andiamo. Col Natale la risposta arriva. Ripetere al Piccolo di Betlemme le domande fondamentali della nostra esistenza, per ritrovare l’orientamento nel nostro quotidiano percorso guidati, come i Magi, dalla stella che ci conduce al Salvatore annunciato dall’Angelo ai pastori», Galatro (RC), Martedì 20 Dicembre 2011 |
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