Bloc-notes |
"PERCHE’ DOPO, SAN NICOLA?"
Anche di fronte all’evidenza continuiamo ad ignorare il prossimo. Di riconoscere i suoi meriti non se ne parla. Dopo morto ci presentiamo per le condoglianze e per le litanie degli elogi. E’ solo facciata. Però a noi piacciono i complimenti in vita; a volte li copriamo con una falsa modestia; diciamo di non meritarli, ma, dentro, siamo contenti. E per gli altri? Dopo
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di Carmelo Cordiani
Si sa che, per ricostruire la storia, servono documenti. Tra questi assumono particolare rilievo le iscrizioni o gli elogi funebri. A proposito un mio professore ci diceva che gli elogi vanno presi con molta cautela in quanto di una persona defunta si possono dire un sacco di cose, vere e non. Comunque un fatto è certo: I meriti, se ci sono, saltano fuori a tumulazione avvenuta. In vita quasi nessuno si accorge che esisti. Dopo morto gli elogi fioccano. Come “la quercia caduta” di Giovannino: “Or vedo era pur grande, or vedo era pur buona”!
Di questo strano fenomeno, tutto umano, abbiamo discusso con il Santo patrono, San Nicola, in una pausa proprio oggi venerdì, prima della Via Crucis.
“Non hai fatto caso che il centurione ai piedi della croce, dopo che Gesù è morto, ha dichiarato: “Costui era veramente Figlio di Dio”? (Mt. 27, 54)
Al solito San Nicola è intervenuto come se avessimo già avviato il discorso. Per fortuna ricordavo l’episodio del centurione e ho potuto rispondere:
“Beh!, direi che era terrorizzato perché il velo del tempio si era squarciato in due, la terra aveva tremato, le rocce si erano spaccate…Tutte cose che facevano un gran rumore. Se avesse potuto sarebbe scappato; ma era a guardia dei poveri condannati…”.
“Allora non credi che ha riconosciuto il segno della divinità di Gesù?”
“Ho i miei dubbi. Non vorrai dirmi che quel centurione non aveva mai visto Gesù prima di allora. Avrà anche lui sentito parlare dei miracoli che Gesù aveva operato, lo aveva visto camminare nelle strade di Gerusalemme, lo conosceva, insomma. Come mai ha aspettato che morisse per riconoscerlo Figlio di Dio?”
“Vedi, la fede, di norma, non è qualcosa di improvviso, una folgorazione come è avvenuto con Paolo di Tarso. Gesù deve essere scoperto. Arrivare a Gesù vuol dire compiere un percorso che, molto spesso è lungo e faticoso. Il centurione ha seguito Gesù dal pretorio fino al calvario. Lo ha osservato più volte sotto il pesante braccio della croce. Lo ha visto cadere e, se non ci fosse stata la legge di mezzo, lo avrebbe aiutato a rialzarsi. L’epilogo della croce lo ha stravolto; ma non il terremoto come pensi tu: Gesù che, morendo, ha perdonato i suoi nemici è stato peggio del terremoto. Ricordi la legge romana? “Parcere subiectos et debellare superbos”. Per essere risparmiati si dovevano sottomettere. Non parliamo, poi, dei nemici: Questi dovevano essere annientati. Il grande miracolo di Gesù non è stata la resurrezione di Lazzaro o la moltiplicazione dei pani, ma il perdono. Capisci? Perdonare è il massimo, soprattutto quando il perdono è rivolto ai nemici. Nessuno in assoluto ha insegnato e praticato il perdono. Solo Lui, Gesù.”
“Però c’è un fatto che non riesco a capire: Mentre per le persone, in generale, dopo morte si squadernano elogi d’ogni genere, per Gesù l’atteggiamento è diverso. Pensa che proprio quelle persone che avevano assistito a tanti miracoli, vedendolo inchiodato sulla croce lo hanno ancora sfidato chiedendogli di scendere dalla croce per dimostrare di essere Figlio di Dio (Mc. 15,29).”
“Gesù aveva messo in conto anche l’incomprensione umana. Ti ho tante volte ripetuto che siete impastati di materia al punto che non siete capaci di andare oltre. Anche se vedeste un miracolo al giorno continuereste a dubitare di Gesù. Eppure ogni giorno l’universo è costellato di miracoli. Ma voi non volete guardare in alto. Per voi c’è solo la terra. Poi, quando qualcuno lascia la vostra terra, quasi per discolparvi per non averci fatto caso prima, tirate fuori paroloni per osannarlo. Hai sentito le lodi per il povero Lucio Dalla? Era stato dimenticato fino all’ultima comparsa. Poi la morte improvvisa ( la parola improvvisa dovrebbe farvi riflettere!) ha tirato fuori dagli archivi tutta l’arte del cantautore, la sua umanità, la sua generosità che nessuno sapeva. E il suo patrimonio. Vedrai quanti si presenteranno all’apertura della cassaforte!
“Ma perché tutto e sempre dopo?”
“Non devi chiederlo a me. E’ una domanda che dovete rivolgervi a vicenda. Tu sei capace di riconoscere i pregi di una persona durante la sua vita? O prevale quel cattivo gusto di sottovalutare tutto, per non parlare di disprezzo? E’ anche successo che, in occasione di una laurea, qualcuno, invece di complimentarsi con l’interessata, di stringerle la mano, di incoraggiarla con un “brava!”, ha commentato che si trattava di una “laureuccia” con una tesina ina, ina.. L’egoismo, ecco cosa vi spinge al dopo. Ma, anche quando, dopo, vi sperticate in elogi, lo fate per mettervi in mostra, per offrire una vostra immagine di parlatori, pretendendo, a conclusione, la stretta di mano.”
Le sagge parole di San Nicola mi hanno portato a pensare alle nostre relazioni interpersonali. Queste si muovono impastoiate dall’egoismo. Anche di fronte all’evidenza continuiamo ad ignorare il prossimo. Di riconoscere i suoi meriti non se ne parla. Dopo morto ci presentiamo per le condoglianze e per le litanie degli elogi. E’ solo facciata. Però a noi piacciono i complimenti in vita; a volte li copriamo con una falsa modestia; diciamo di non meritarli, ma, dentro, siamo contenti. E per gli altri? Dopo.
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Cordiani Carmelo: «"PERCHE’ DOPO, SAN NICOLA?" Anche di fronte all’evidenza continuiamo ad ignorare il prossimo. Di riconoscere i suoi meriti non se ne parla. Dopo morto ci presentiamo per le condoglianze e per le litanie degli elogi. E’ solo facciata. Però a noi piacciono i complimenti in vita; a volte li copriamo con una falsa modestia; diciamo di non meritarli, ma, dentro, siamo contenti. E per gli altri? Dopo », Galatro (RC), Venerdì 9 Marzo 2012 |
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