Bloc-notes |
"UOMINI O MACCHINE, SAN NICOLA?"
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di Carmelo Cordiani “Se il seme caduto in terra non muore, non darà frutto”. Questa osservazione di Gesù mi è venuta in mente l’altro giorno mentre in TV si commentavano le immagini impietose di Morosini e si cercavano delle risposte ai tanti perché. Già precedentemente ( e ne ho parlato con San Nicola) dopo l’improvvisa scomparsa di Lucio Dalla tutti i mezzi di comunicazione sono stati interessati alla vita dell’artista, alla sua umanità, al suo cuore generoso. Anche per Morosini non sono mancati gli elogi: un bravo ragazzo che ha dovuto lottare col “destino”, che accudiva la sorella disabile, sempre sorridente nonostante le avversità. “Ma perché”, mi sono detto “non ci interessiamo delle persone mentre sono in vita?”. Interessarsi delle persone vuol dire, principalmente, riconoscerne la dignità, il valore, proteggere la loro vita, preziosa in quanto tale e perché è particolarmente distinta nell’arte, nello sport, in tanti altri aspetti delle attività umane. Succede, invece, che gli artisti sono fischiati durante le loro esibizioni; guai se i campioni sgarrano; dagli atleti si pretendono prestazioni sempre più brillanti.
Pensavo confusamente a queste cosette mentre salutavo Gesù prima di recarmi all’altare del Santo Patrono, San Nicola, per la solita chiacchierata settimanale. Non è che le stesse non potrei discuterle con Gesù; ma, ormai, con San Nicola mi posso permettere qualche battuta, mentre con il Signore devo stare più attento. Per esempio, al Signore non posso chiedere se, alle nozze di Cana, la sposa è stata puntuale; a San Nicola si, ma non lo chiedo per via del segreto professionale che vincola anche i santi. E, come al solito, prima ancora della giaculatoria, San Nicola mi ha letto nel pensiero:
“Quando Gesù ha detto che se il seme non muore non può dare frutto, non si riferiva, certo, alle gare sportive. Voleva anticipare la sua passione e morte dalla quale sono nati i frutti della redenzione.”
“E quali sono?”
“Come, quali sono! La liberazione dal peccato, prima di tutto. E, poi, la garanzia della sua presenza nella vostra vita, la dichiarazione che siete figli di Dio e, quindi, eredi, il nuovo comandamento “ama il prossimo tuo come te stesso”, ecc., ecc. Ti pare poco?”
“Anzi! Ma non riusciamo a capire molte cose di quelle che succedono: Bambini che si ammalano di leucemia, giovani vite che si spengono improvvisamente…L’altra sera un giornalista, a proposito della morte di Morosini, ha detto che: “Questa volta Dio ha sbagliato mira”
“A quanto ho capito doveva colpire qualcun altro? Ma come ragionate! Ogni volta che succede qualcosa che non capite ve la prendete con Dio. Ma vi rendete conto che, in nome dello sport, avete mercificato la vita degli atleti? E allora? E’ vero o no che gli “assi” dello sport sono super pagati? Super pagati uguale super sfruttati. L’atleta perde le sue caratteristiche di uomo per acquisire quelle di una macchina. Intorno allo sport gravitano interessi grossi e gli atleti diventano un investimento. Se un calciatore non si impegna al massimo per i novanta minuti di gioco (due ore quando si giocano i supplementari!) viene messo da parte come oggetto fuori uso. Se un pilota non raggiunge velocità da “rotta di collo” non vale. Così per un motociclista, per uno sciatore, per un maratoneta…Sempre il massimo, spremendo le proprie energie fino a lasciarci la pelle. A questo punto tirate in ballo Dio. Pretendete che, dal momento che siete suoi figli, debba preservarvi da ogni male. Non ti sembra eccessivo?”
“Proprio eccessivo no. Solo un riguardo per le giovani vite che rendono tanto bello il soggiorno su questa terra. Se se ne vanno i giovani restiamo un esercito di rimbambiti ai quali il buon Dio deve garantire almeno una badante.”
“Invece di farneticare su quello che Dio dovrebbe fare o evitare, perché non pensate di più a voi stessi? Perché non impegnate tutta la vostra intelligenza per creare strumenti di vita, per rendere più bella ed accogliente la vostra terra, per produrre cibi sani, nutrienti, genuini? Avete taroccato tutto, uomini compresi. Non distinguete più il vero dal falso, il reale dal virtuale. Tutto è diventato una finzione, purché produca denaro e profitto. Tutto! Vi accorgete del valore della vita solo quando la perde qualcuno che “conta” senza riflettere sul fatto che anche la sola esistenza di una persona semplice, senza altri aggettivi, ha un valore incalcolabile. Mettete la vita prima di ogni cosa. Non esponetela a rischi, non create eroi inutili, non applaudite chi si sacrifica fino all’estremo per una coppa o un pugno di quattrini. Molto spesso siete voi i veri responsabili di quanto attribuite alla distrazione di Dio. Voi create i miti, voi li distruggete costruendo intorno ad essi un autentico affare. Capisci? I miti sono un affare. Poi, quando cadono, li piangete e ve la prendete con chi non c’entra.”
Mi fosse venuta in mente una sola parola per controbattere. Niente! Come se la mente si fosse improvvisamente oscurata e avessi dimenticato perfino l’argomento delle chiacchiere. Disorientato, sparai una frase a caso: “Hai saputo che il nostro Santo Padre ha compiuto ottantacinque anni?”
Per un po’ anche San Nicola mi è sembrato disorientato, non riuscendo a connettere quanto stavamo discutendo con la domanda sul compleanno del Papa.
“Certo che l’ho saputo. Anzi ti dirò che il buon Dio ha deciso di lasciarvelo ancora per altri anni. Ma perché mi hai rivolto questa domanda?”
“Pensavo che l’avessi capito. Vedi, il Papa è un eroe nel suo ministero. A quell’età compie il suo dovere con amore impegnando tante energie. Non si monta la testa, nemmeno quando centinaia di migliaia di persone lo applaudiscono. Non è un mito. E’ una persona in carne ed ossa e non una macchina. Se hai notato si affatica a camminare e si serve di una pedana mobile. Non si vergogna. Il suo predecessore ha cercato fino all’ultimo di parlare ai fedeli, anche quando la parola non gli usciva più e stringeva i pugni. Ma non era una macchina. Un uomo, anche lui, capace di sorridere, di soffrire, di seguire la Via Crucis nella sua cappella privata guardando quel crocifisso che ha dato un senso alla nostra vita.”
Mi accorsi che San Nicola aveva rivolto lo sguardo dalla parte destra, verso l’entrata e mi girai anch’io. La vecchine delle 17.15, già pronta con il rosario in mano. Non essendo rientrato ancora il suo Santo a cui è devota, si inginocchiò all’altare del Patrono. Guardandomi mi disse: “Sono venuta a pregare per quel poverino che è morto mentre giocava. Povera mamma! Ha perso un figlio tanto giovane!”. “La sua mamma era già in cielo”, le dissi. “Allora sono tutti e due vicini al Signore. Non hanno bisogno di preghiere. Prego per i giovani, perché si divertano senza rischi per la propria vita”.
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Cordiani Carmelo: «"UOMINI O MACCHINE, SAN NICOLA?". “Ma perché”, mi sono detto “non ci interessiamo delle persone mentre sono in vita?”. Interessarsi delle persone vuol dire, principalmente, riconoscerne la dignità, il valore, proteggere la loro vita, preziosa in quanto tale e perché è particolarmente distinta nell’arte, nello sport, in tanti altri aspetti delle attività umane. In compenso, in nome dello sport, si è mercificato la vita degli atleti», Galatro (RC), Giovedì 19 Aprile 2012 |
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