Bloc-notes

"QUANTE EMOZIONI, SAN NICOLA"

 

 

di Carmelo Cordiani

           

Ormai un rito. Con la prima luna piena di agosto, arrivati freschi da Torino, carichi di entusiasmo, si partiva per Assisi. Puntuali alle dieci di sera, percorrendo un tratto della ferrovia Foligno Fano, con l’immancabile sciacquettio nel Caldognola (Callognola in dialetto) che da Molina scende  tranquillo verso Valtopina, ci si immetteva nel passo della Bandita, alle spalle del Subasio. Bisognava stare attenti al viottolo dentro la boscaglia. Se sbagliavi ti ritrovavi, dopo ore di cammino, di fronte a Gualdo Tadino, cioè dalla parte opposta. Ma si era diventati esperti e, verso le quattro e trenta del mattino, passando ai piedi dell’imponente Rocca, si raggiungeva la Chiesa di San Ruffino, e si aspettava che aprissero per la santa Messa. Poi nel vicino convento di Santa Chiara per lasciare gli zaini e, finalmente, per le viuzze di Assisi.

 

Come un tuffo nel passato, oltre sessanta anni, la trasmissione di Carlo Conti dalla basilica del Poverello. E il viaggio a ritroso è iniziato quando il conduttore ha intervistato due giovani: Frate Alfonso e suor Francesca. Due scelte di vita che, per la nostra cultura, sono inconcepibili. “Sono stata chiamata da piccola”, ha risposto Suor Francesca; “ma sono entrata in convento a ventotto anni, quando mi sono sentita innamorata di Gesù”.

 

Una ragazza di ventotto anni, appartenente a famiglia benestante, che si innamora di Gesù! Un giovane, poco più che ventenne, a posto economicamente, con uno stipendio, indossa il saio francescano perché si innamora di Gesù! E cosa hanno provato di tanto forte? Una domanda da porre al Santo Patrono perché, da solo, non ho trovato risposta.

 

Stare un pochino in chiesa, seduto all’altare del Santo, è stato anche piacevole: fuori faceva veramente caldo. Salutando il Padrone di casa, pazientemente in attesa nel Tabernacolo Gli dissi solo: “Cosa vuoi che ti dica? Non sono stato innamorato di Te.”

 

“Ma Lui di te, si.”

 

La solita voce di San Nicola che, quando vuole, percepisce anche parole appena sussurrate. Quando vuole! Perché, in certe occasioni, di fronte a volgarità che si gridano ad un paio di metri dal suo altare, fa finta di non sentire. Pazienza. Qualche giorno, anche Lui ci darà una ragione.

 

“Non lo metto in dubbio. Sono uno dei tanti pubblicani che Gesù ha preferito ai farisei. Peccatore si; fariseo mai. Ma quello che vorrei sapere da Te è quale sensazione si prova quando ci si sente innamorati di Gesù.”

 

“Una grande pace dentro, ecco cosa si prova. Una tranquillità in cui ti accorgi di non essere solo. C’è una presenza a cui racconti la tua vita. E cominci ad ascoltare le risposte ai tanti perché che ti poni. Capirai il valore delle “beatitudini”, affermazioni assurde per la “sapienza” dell’uomo. “Beati gli afflitti, gli umili, quelli che hanno fame e sete della giustizia, i misericordiosi, i puri di cuore, i pacificatori, i perseguitati a causa della giustizia…Beati!”. Essere innamorati di Gesù vuol dire aprire il proprio cuore. Non si fa più fatica a perdonare, ad accettare il prossimo, ad andargli incontro caricandosi delle sue sofferenze. E, poi, più tempo passa e più avverti la necessità della sua presenza. Non riesci più a distaccarti.”

 

“Ma come si fa a conciliare la nostra continua debolezza con questa presenza che tu dici “necessaria?”

 

“E tu pensi che quei due giovani di cui hai parlato sono perfetti per il fatto di essere innamorati di Gesù? Hanno i loro problemi, ma li vivono con il loro innamorato. Il vero ostacolo che trovate consiste nel significato che voi date all’innamoramento con Gesù. Non ha niente a che vedere con quanto provano due giovani che decidono di stare insieme. In questo caso si tratta, per la maggior parte, di attrazioni  soggette agli umori variabili. Nel caso di Gesù ti senti completamente libero e, ti ripeto, trovi una serenità che ti trascina fuori di te per sentire la grande “armonia dell’universo” in cui la tua nullità si sublima.”

 

Per qualche minuto San Nicola sembrò non aver più parole, oppure voleva concedermi il tempo di riflettere. E mi venne in mente quel giovane “pazzo” che si spogliò dei suoi beni per sposare “Madonna Povertà”. Recitai mentalmente il “cantico di frate sole” in cui Francesco loda Dio in tutte le sue creature: Sorella acqua, frate ventu, sora luna e le stelle e sora nostra morte corporale. Pensai che lo stesso cantico potremmo recitare ogni giorno, insieme al “Padre nostro” insegnatoci da Gesù. Mi vennero in mente alcune espressioni dei “Fioretti”: O frate Leone, se ‘l frate minore sapesse tutte le lingue e tutte le scienze e tutte le scritture, sicché sapesse profetare e rivelare non solamente le cose future, ma eziandio i segreti delle coscienze e degli animi, scrivi che non è in ciò perfetta letizia.” E quanto scriveva Paolo ai Corinzi: “Se anche parlo le lingue degli uomini e degli angeli, ma non ho la carità, sono un bronzo sonante o un cembalo squillante” (Co.13,1) dove la parola carità è quell’Agape  che Gesù ha regalato agli uomini.

 

Stavo alzandomi per uscire, ma San Nicola mi fermò.

 

“Te ne vai così presto? Non vedi la vecchina che è ancora immersa nel colloquio con il suo San Rocco?”

 

“Mi sto rendendo conto che è più facile familiarizzare con voi che con Gesù. Che ne so! Mi sembrate più umani.”

 

“Ma cosa stai dicendo? Dimentichi che Dio si è fatto carne, “sarx eghéneto”, sarx, carne, che ha avuto bisogno di alimentarsi per crescere, che si è commossa, che ha pianto, che ha sofferto. Voi avete sempre pensato a Gesù come ad un estraneo, uno che sta lontano, che è venuto  duemila anni fa e poi non si è fato più vedere. “Aprite le vostre porte, spalancate i vostri cuori”, scoprite una presenza tanto dolce che vi farà innamorare.”

 

Fuori mi aspettava il solito ragazzino. Mi venne incontro e mi porse un’immaginetta. “Ho fatto la prima comunione”. Negli occhi si leggeva la serenità e la gioia di un innamorato di Gesù.

 

 

 

Cordiani Carmelo: «"QUANTE EMOZIONI, SAN NICOLA"», Galatro (RC), Domenica  10 Giugno 2012

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