Bloc-notes |
"QUALE FAMIGLIA, SAN NICOLA?"
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di Carmelo Cordiani
Ho riletto il secondo capitolo di Genesi dove si parla della creazione del “maschio e femmina” destinati ad essere una sola carne. In una nota si commenta che “l’apparire della donna cancella ogni solitudine; i dolori, le gioie, le ansie, gli interrogativi dell’uomo ora si trasformeranno nel cuore di un’altra creatura, <aiuto a lui corrispondente> .
Dio uno e trino non aveva alcun problema a plasmare due “carni” distinte che ne formassero una sola. Adamo ha una sua struttura, una sua personalità, una sua volontà mentre Eva, alle stesse caratteristiche di Adamo, aggiunge il fascino, la seduzione e quella sottile arte di convincere senza dare l’impressione di essere testarda. E, infatti, non c’è voluto molto perché Adamo mordesse la mela. L’imperativo finale di Dio, però, è categorico: “L’uomo non separi ciò che Dio ha congiunto” (Mc. 1, 9 ).
“Tu hai fatto le cose belle e giuste, ma gli uomini non ne vogliono che sapere. Continuano a guastarle. Devo anche dirti che non ci sono solo gli uomini specialisti nel separare quanto Tuo Padre ha unito. A volte si mettono di mezzo anche alcuni tribunali che…”
“Dove vuoi arrivare” interruppe con voce decisa San Nicola.
“Fammi almeno finire di salutare Gesù.”
“E ti sembra corretto scantonare in certe situazioni?”
“Cosa c’è di male? Non è vero che alcuni vostri tribunali non solo separano, ma annullano quello che Dio ha unito? E si dice anche che ci vogliono soldini.” E senza aspettare il seguito di San Nicola mi rivolsi ancora a Gesù: “Lo so che non ti fa piacere, ma te ne parlo perché la separazione di ciò che Dio ha unito provoca solo miseria e infelicità. Quando non si crede nella tua parola, quando ci si dimentica della tua presenza nella nostra vita, si va incontro ad ogni avventura che, alla fine, diventerà sventura”. E mi alzai.
C’era la vecchina che per oltre quarant’anni era stata una sola carne con il suo Adamo. Quattro figli, tanti nipoti e anche qualche pronipote. Una di quelle famiglie che, quando si riuniscono, ti incantano.
“Invece di discutere sulle separazioni ed altro, esalta i casi delle famiglie unite”.
“Hai detto bene: I casi. Perché a questo, purtroppo, siamo ridotti. Abbiamo fatto un passo indietro, ai tempi di Mosè, quando era permesso “scrivere un atto di divorzio e di ripudiare” (Mc. 10, 4). Anzi altrove si è più precisi: “Se un uomo prende una donna e la sposa e questa non trova più favore ai suoi occhi perché egli ha trovato in essa qualcosa di sconveniente, le scriverà un atto di divorzio, glielo consegnerà in mano e la rinvierà da casa sua” (Dt. 24, 1). Tutto senza avvocati, senza Sacre Rote, senza spese.”
“E Gesù? Dimentichi cosa ha risposto ai farisei (“sempre questi tra i piedi, mi venne da pensare “): Al principio della creazione Dio li fece maschio e femmina; per questo l’uomo abbandonerà suo padre e la madre e si unirà alla sua donna e i due saranno una carne sola (Mc. 10, 6 ). E conclude: Chi ripudia la propria moglie e ne sposa un’altra, commette adulterio contro di lei. E se essa ripudia il marito e ne sposa un altro, commette adulterio. Oggi la vostra società abbonda di adulteri e adultere. Le conseguenze sono sotto gli occhi di tutti. Volete mettervi in testa che, quando cercate di modificare l’ordine stabilito da Dio, combinate solo guai che ricadono su voi stessi? Parlate di crisi e andate a cercare le cause nelle direzioni più lontane: lo spreco, le speculazioni delle banche, la corruzione, la concussione…Dovete cercare vicino, nelle famiglie che non esistono, dove il padre e la madre sono chiamati compagno e compagna, dove i figli vengono al mondo e restano soli, dove l’amore si baratta con il capriccio di qualche minuto. Invece di luogo piacevole dove trascorrere il tempo dopo una giornata di lavoro diventa terreno deserto, arido, dove la vita lentamente si spegne.”
Mi scorrevano nella memoria le famiglie numerose della “civiltà contadina”, con le tavolate piene di poche cose, ma saporite perché semplici e sudate. Tanti ragazzotti robusti, generosi, con l’ideale di godersi, un giorno, una propria tavolata, forse con qualcosa in più, ma sempre onesta e sudata. E le ragazze prive di trucco, con i capelli a treccia, le vesti senza firma, che calzavano a pennello, modellando tutto quanto la natura aveva regalato, senza aggiunta di altro, acqua e sapone che davano al viso un tocco da incanto. Famiglie unite, solidali, che crescevano e si moltiplicavano come Dio ha voluto fin dall’inizio. “Se si tornasse indietro, faremmo un grosso passo avanti”, mi sono detto. E San Nicola, pronto:
“Ecco! Non uno, ma tanti passi indietro. E sai da dove bisogna partire? Dal Vangelo. Dal discorso della montagna. Dalla fede in Gesù che è venuto ad indicarci il vero percorso che rende la vita piacevole e felice. Anche nella sofferenza che, come ti ho già detto, non è fine a se stessa, ma strumento di rigenerazione. Come diceva Paolo di Tarso: Desidero annientarmi per essere con Cristo. Eroismo? Può darsi. Ma non si chiede a tutti di essere “martiri” in senso estremo; solo testimoni di una esistenza serena trascorsa accanto a Gesù. Anche tu ricordi quel segno di croce e quelle poche parole che tuo padre pronunciava sedendosi a tavola. Era la testimonianza della presenza di un grande Amico che non doveva mai essere dimenticato. Nemmeno a tavola dove era bello invitarlo a spezzare il pane.”
La vecchina si era già alzata. Un lento segno di croce, tanti baci inviati con la mano, un’occhiata anche dalle nostre parti e, senza fare alcun rumore, se n’è andata.
“Domani pomeriggio, alla stesa ora, verrà a raccontare la sua giornata a San Rocco”.
“Chissà cosa si diranno!”
“Non mettere il naso nelle faccende che non ti riguardano. Alla vecchina non è mai saltato in testa di sapere cosa mi racconti tu. Quindi…”
San Nicola aveva inaspettatamente interrotto il discorso. Mi accorsi solo che guardò verso l’entrata della chiesa. Mi girai anche io.
“Ma non potevi restare ancora un poco a giocare con i tuoi amichetti?”
“Abbiamo vinto. Tre a uno. E io ho fatto un gol”.
“Bravo!” E mi porse la mano come per invitarmi ad uscire. San Nicola non fiatò”.
Giunti sul sagrato, come al solito, mi aiutò a scendere i gradini. Arrivati sullo spiazzo, prima di raccomandargli di andare diritto a casa gli chiesi:
“Lo sai che ancora non so come ti chiami?”
“Possibile che non mi hai riconosciuto? Sono Carletto.” E si mise a correre senza voltarsi.
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Cordiani Carmelo: «QUALE FAMIGLIA, SAN NICOLA? Volete mettervi in testa che, quando cercate di modificare l’ordine stabilito da Dio, combinate solo guai che ricadono su voi stessi? Parlate di crisi e andate a cercare le cause nelle direzioni più lontane: lo spreco, le speculazioni delle banche, la corruzione, la concussione…Dovete cercare vicino, nelle famiglie che non esistono, dove il padre e la madre sono chiamati compagno e compagna, dove i figli vengono al mondo e restano soli, dove l’amore si baratta con il capriccio di qualche minuto. Invece di luogo piacevole dove trascorrere il tempo dopo una giornata di lavoro diventa terreno deserto, arido, dove la vita lentamente si spegne», Galatro (RC), Mercoledì 10 Ottobre 2012 |
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