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"DOVE SONO I DUE PUNTI, SAN NICOLA?"
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di Carmelo Cordiani
Leggendo il capitolo 40 di Isaia, dove si parla di missione profetica, al versetto 3 troviamo: “Una voce grida:
“ Nel deserto preparate la via del Signore! Raddrizzate nella steppa la Strada per il nostro Dio”
Passando al Vangelo di Giovanni, incontriamo sacerdoti e leviti (sempre i soliti!) mandati dai Giudei per rivolgere alcune domande a Giovanni Battista:…Chi sei? Che possiamo dare una risposta a chi ci ha inviati! Cosa dici di te stesso? Giovanni risponde: “Io sono voce di uno che grida nel deserto: Raddrizzate la via del Signore, come disse il Profeta Isaia”.
Mi era venuto in mente di rivolgere la domanda a Gesù nella breve genuflessione passando davanti alla sua “Capanna”, ma mi limitai ad una breve riflessione: “Dopo più di duemila anni la tua chiesa ha sentito il bisogno di dedicare un intero anno per parlare di fede. E di cosa ha parlato fino ad oggi? Mah! “
“La chiesa ha sempre proclamato la parola di Dio, il Vangelo” intervenne San Nicola, come se Gesù avesse bisogno di un suggerimento per rispondermi.
Volevo pregare San Nicola di lasciarmi in pace quando rivolgevo le poche parole a Gesù. Ma ho preferito alzarmi e sedermi al solito banco, abbozzando un mezza giaculatoria.
“Vedo che cominci a dimezzare le parole. Cosa ti succede?”
“Non le dimezzo io; sei tu che mi interrompi e mi fai perdere il filo. Hai notato quanto ha sottolineato il Papa introducendo l’anno della fede? Ha detto che occorre preparare un nuovo cammino nel deserto della società moderna partendo dal Concilio Vaticano secondo, ricco di contenuti e povero di effetti. Intendeva riferirsi all’assenza di valori morali, spirituali; al degrado delle famiglie, alla corruzione, al culto del denaro causa di disastri, al marcio che si annida dovunque, anche nella chiesa…Vuole intraprendere un tracciato senza scorciatoie che conduca sicuramente a Gesù. Ma la domanda che vorrei rivolgerti è altra. Hai notato qualcosa di diverso tra Isaia e Giovanni?”
“E’ una vecchia sottigliezza che circolava, se ben ricordo, anche nell’aula magna di Corso Ferrucci negli anni cinquanta, quando Luigi Moraldi, professore di Sacra Scrittura, la sottopose alla vostra attenzione. Dicendo “vostra” mi riferisco ad oltre settanta chierici che studiavate esegesi biblica. Si trattava della punteggiatura dopo la parola “grida”. E’ così?”
“Hai indovinato. Però devi riconoscere che non si tratta di una sottigliezza. Un conto è gridare nel deserto dove nessuno ti sente ed un altro è tracciare un percorso dove non esiste, cioè nel deserto. Con i potenti mezzi della nostra tecnologia nel deserto altro che una via: un’autostrada si può tracciare, con tanto di piazzole di emergenza, di stazioni di servizio (non saprei dirti il prezzo del carburante, anche se ci troveremmo in casa degli Emiri!), con oasi sparse dovunque, con immense distese di prati e acqua in abbondanza… Credo che il Papa, pur rispettando la punteggiatura corrente, abbia tenuto conto della prima lettura, quella di Isaia. Intende, cioè, riproporre la “retta via”, quella sottoscritta da Gesù nel discorso della montagna, dimenticata dai cristiani e dalla società che hanno preferito avventurarsi nel deserto arido e sterile senza più punti di riferimento. E, come accade spesso quando si perde l’orientamento, ognuno indica una via d’uscita che finisce per intrecciare altre alternative dello stesso labirinto. Ma non si esce. Dai un’occhiata a quanto sta succedendo nel mondo politico. E’ come un deserto, senza nemmeno un’oasi. Appena si smette di parlare di uno scandalo, se ne presenta un altro. Ognuno propone soluzioni definitive e poi si scopre che le fonti sono sospette ed inquinate. Il deserto è cresciuto anche in luogo insospettabile: addirittura nell’ufficio segreto di Benedetto sedicesimo.”
“Il caso è all’esame dei saggi e vedremo come andrà a finire”.
“E come vuoi che andrà a finire: Il Papa si avvarrà dei suoi poteri assoluti, perdona ( è suo dovere!) e tutto finirà con qualche Pater, Ave e Gloria. Però i problemi seri della Chiesa non sono quattro manoscritti che sanno più di scoop giornalistico o di intrighi di corte ( stando a quanto riferito da Nuzzi!). Si tratta di tracciare un percorso nuovo nel deserto che lambisce anche la Chiesa dove tanti movimenti hanno causato crepe, proponendo il culto di santi anche eccellenti ( o resi tali da opportune pubblicità!) a quello di Gesù. Per costruire questo nuovo percorso occorre un profondo cambiamento. Ci vogliono uomini di buona volontà, santi sacerdoti, vescovi attenti, catechesi che presentino Gesù non come qualcuno che, dopo la resurrezione, ha detto: “ Arrangiatevi, io il mio dovere l’ho fatto e l’ho pagato caro”, ma come fratello rimasto tra noi per ripeterci che siamo figli dello stesso Padre e, quindi, suoi eredi. Come ha detto più volte ai suoi discepoli: “Non temete”, lo ripete a noi. E’ con noi, è vicino, è dentro di noi. Vuole solo sentirsi chiamato per nome. Il resto della nuova strada nel deserto della nostra anima lo traccerà Lui e ci condurrà nelle sue oasi per dissetarci e nutrirci con le sue acque ed il suo cibo.”
San Nicola mi lasciò parlare senza aggiungere altro. Per Lui la virgola prima o dopo “grida” non aveva molto peso. Tanto sempre di deserto si tratta. Ripassando davanti al Tabernacolo e chinandomi ho detto solo: “Tu che ne dici, Gesù?” Non mi rispose , ma capii che qualunque deserto può essere trasformato in terreno fertile, perché Dio non ha creato nulla di sterile. Anche nel deserto c’è vita.
Sul sagrato ho incontrato la vecchina che era uscita un minuto prima di me. L’ho salutata e mi sono permesso di chiederle se aveva aderito all’associazione per San Rocco.
“E ch’eni?” mi rispose.
“E’ un associazione di tutti i devoti di San Rocco. Domenica andranno a Roma per una processione della statua del Santo, inviata dalla provincia di Messina. Voi non ci andate?”
“Ma a undi aju u vaju. Santu Roccu meu eni ‘ntra sta chiesa e ogni sira vegnu mu ‘nci parlu. Mi dispiaci sulu ca ancora è troppu nigru. Puru u cani ‘nci spostaru. Dissaru che pe Natali schiarisci nu pocu. E, poi, chi sugnu st’associazioni? Eni megghju u mi fazzu i fatti miei”. E con questa secca conclusione mi salutò: “Jamunindi ca scurau!”
NB. Chiedo scusa agli esperti per il mio scadente dialetto.
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Cordiani Carmelo: «DOVE SONO I DUE PUNTI, SAN NICOLA? Un conto è gridare nel deserto dove nessuno ti sente ed un altro è tracciare un percorso dove non esiste, cioè nel deserto. Credo che il Papa intende riproporre la “retta via”, quella sottoscritta da Gesù nel discorso della montagna, dimenticata dai cristiani e dalla società che hanno preferito avventurarsi nel deserto arido e sterile senza più punti di riferimento. E, come accade spesso quando si perde l’orientamento, ognuno indica una via d’uscita che finisce per intrecciare altre alternative dello stesso labirinto. Ma non si esce», Galatro (RC), Martedì 16 Ottobre 2012 |
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