Bloc-notes |
"CHE MAGNIFICAT, SAN NICOLA!"
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di Carmelo Cordiani
Quasi mezz’ora di chiacchiere, sabato sera. Tutto per caso. Ero andato alla messa prefestiva nella vicina comunità dove mi sono rifugiato dopo l’esodo del 2002, ma ho trovato la chiesa deserta. Odore d’incenso. Quindi qualche funerale, con anticipo della santa messa. Ritornai a casa pensando all’indomani, domenica, indeciso se ripresentarmi nella mia comunità oppure seguire l’itinerario ormai decennale. Poi pensai che in patria, dopo tanto tempo, con il cappello in testa (mi fosse rimasto un capello, solo per ricordo!) sarei stato centrato da molti, curiosi di sapere perché, col caldo di libeccio, ero entrato in chiesa con la testa coperta. E siccome non mi andava di raccontare i fatti miei decisi che, per quella domenica, avrei disertato. Ma, appena arrivato davanti casa, ho sentito la campana della chiesa di San Nicola “chiamare”. Senza pensarci due volte mi trovai seduto al primo banco a destra entrando. Poca gente, ma un silenzio carico di pensieri e di voci. Anzi di più voci, quando gli occhi raggiunsero l’organo che, per me, taceva da tempo. Il nuovo parroco, giovane, educato, gentile, disponibile ha indugiato per iniziare la messa, anche perché aspettava i parenti di una defunta la settimana scorsa. Che occasione per una lunga chiacchierata con il Santo Patrono, San Nicola! Questa volta a distanza. I primi banchi erano stati già occupati e, per il saluto a Gesù, aspettai il momento della comunione, quando don Giuseppe aprì la porticina del Tabernacolo.
“Che aria respirabile, senza nemmeno un colpettino di tosse, San Nicola!”
“In chiesa, l’aria, è sempre respirabile. Siete voi che, ogni tanto, vi entrate raffreddati e , con il naso chiuso, non respirate bene.”
“Senti, San Nicola, non ricominciamo. Se qualche volta mi sono beccato un raffreddore mi sono anche attrezzato di fazzoletti e prodotti adeguati. Non girare la frittata, come quando mi hai detto che la pulizia della chiesa era stata eseguita con nuovo detersivo. Sai benissimo che non ci ho creduto. L’aria è diversa perché, finalmente, c’è stato il cambiamento. Non solo cambiamento d’aria, si intende. Ma lasciamo perdere. Una cosa è certa: Si sta meglio. Punto. D’ora in poi mi vedrai più spesso a messa. Verrò un po’ prima evitando quelle visite improvvise, nei ritagli di tempo. Però devo anche farmi vedere dalla comunità vicina che per tanti anni mi ha ospitato, dimostrandomi comprensione ed affetto.”
“E sei venuto solo per queste dichiarazioni?”
“Certamente no. Sai, ho riletto la pagina del Vangelo in cui si riferisce della visita di Maria di Nazareth a sua cugina Elisabetta. Ne abbiamo già parlato. Ma ho dimenticato il meglio, quando la giovane gestante canta un inno che è rimasto il capolavoro della liturgia: L’anima mia magnifica il Signore…magnificat anima mea Dominum. Sapessi quanti compositori si sono sbizzarriti nel vestire di musica sacra questo inno! L’abito migliore rimane quello gregoriano. Il gregoriano, questo sconosciuto, ormai. Ha voglia papa Ratzingher di raccomandare il ritorno ai canti liturgici per eccellenza tra i quali anche le messe gregoriane. Niente. E’ proprio il caso di ripetere: Vox clamantis in deserto…Quasi nessuno lo sente. Si preferiscono le schitarrate, i battiti di mano come quando si applaude un politico che parla senza senso. La solennità del rito, la sua spiritualità, l’emozione dei canti liturgici sono lontani ricordi, anche in molti giovani sacerdoti che, frutto anche loro della modernità, lasciano fare. Purché la gente frequenti la chiesa, dicono. Giusto. Ma quanto sarebbe bello che, almeno ogni tanto, si elevasse al buon Dio un “Magnificat”, un “Pange lingua”, un “Te Deum” e si cantasse la messa”De Angelis”! Quel “Tantum ergo” che si elevava tra il profumo ( oggi sa di altro!) dell’incenso alla benedizione della sera non dice più niente ad alcuno. Peccato”.
“Hai finito con queste nostalgie? Sei vecchio, ricordalo. Devi ammodernarti!”
“Allora tu sei d’accordo? Se ben ricordo, tanti anni fa, quando, in occasione della consacrazione della Chiesa che ti ospita, ho scelto la “Cum jubilo” eseguita molto bene dal coro, tu eri d’accordo col vescovo Benigno Papa che ci ringraziò aggiungendo che da oltre 20 ani non sentiva quella bellissima messa. Rientrando nel tema, il Magnificat, oltre ad essere un canto di lode è un attestato di fede che ogni cristiano dovrebbe adottare quotidianamente. Dopo aver ringraziato Dio per quello che aveva compiuto “nell’umile sua ancella” (Lc. 1, 46 e segg.) Maria dichiara che la misericordia di Dio si estende di generazione in generazione su coloro che lo temono, che ha fatto cose potenti con il suo braccio, disperdendo i superbi, rovesciando i potenti dai loro troni, esaltando gli umili, ricolmando di bene gli affamati, rimandando i ricchi a mani vuote…E questo non è il succo della fede? Non ci perdiamo dietro un Dio distratto né astratto, ma crediamo in un Dio che, per dimostrarci la sua attenzione e la sua concretezza ci ha mandato suo Figlio per essere uno di noi. E, guarda caso, Gesù tanti anni dopo ripeterà nel discorso della montagna, quasi le stesse parole di sua madre. Tale la Madre, tale il Figlio.”
“E aggiungo qualcosa, se permetti. In qualche circostanza la Madre “dà ordini” al Figlio. Per esempio durante le nozze a Cana. E il Figlio ubbidisce, come dovrebbero fare tutti, piccoli e grandi, quando le mamme dànno ordini. Lo fanno sempre per il bene.”
Un tocco secco di una campanella ha interrotto il nostro colloquio. Dalla sacrestia usciva il parroco accompagnato dal sacrista e iniziava la Santa Messa. Parole chiare, scorrevoli, senza soste inutili o toni solenni. I pochi presenti partecipammo devotamente con le risposte che ci spettavano. Alla Consacrazione nel silenzio e raccoglimento si udirono distinte le parole: Questo è il mio Corpo…questo è il mio Sangue. Il tutto senza scena, come s’era ormai abituati a vedere.
Alla Comunione, mentre il parroco nutriva con il Corpo di Cristo i fedeli che si accostavano alla mensa, pensai di rivolgere due parole a Gesù. “Che Madre grande che hai avuto! Tu eri già in Lei quando pronunciò quel “Magnificat” perché il suo spirito esultasse, perché tutte le genti l’avrebbero chiamata beata, perché grandi cose aveva fatto in Lei l’Onnipotente, come aveva promesso ai padri, in favore di Abramo e della sua discendenza in eterno. Ma grandi cose ha fatto anche per noi avendoci regalato proprio Te, suo figlio, che ora diventi cibo per le nostre anime. Questo è il pane che ci sazierà, come hai detto alla samaritana. Anche noi dovremmo, proprio adesso, intonare quel magnificat che riempiva le cattedrali durante le cerimonie delle feste mariane. Noi ti crediamo, Signore. Crediamo nelle tue parole perché Tu solo hai parole di vita”.
Mentre il parroco ci diceva di andare in pace perché la messa era finita notai la vecchina al suo solito posto. Non l’avevo vista prima perché coperta da un’altra. “Fede è anche fedeltà. Sempre al suo posto, senza saltare un turno. Anche lei, sicuramente, avrà cantato il “Magnificat”, ripetendolo mentalmente a modo suo. Non le interessava se le parole latine erano giuste o sbagliate. Era il “Magnificat” e le bastava.
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Cordiani Carmelo: «CHE MAGNIFICAT, SAN NICOLA! Che aria respirabile, senza nemmeno un colpettino di tosse! In chiesa, l’aria è sempre respirabile, ma ora l’aria è diversa perché, finalmente, c’è stato il cambiamento: si sta meglio», Galatro (RC), Lunedì 29 Ottobre 2012 |
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