Bloc-notes |
"QUANTA FAME, SAN NICOLA"
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di Carmelo Cordiani
Nella stupenda sequenza che, un tempo, si cantava durante la Santa Messa del Corpus Domini San Tommaso ha inserito un versetto che recitava: Ecco il pane degli Angeli, fatto cibo dei viandanti, vero pane dei figli, da non gettare ai cani (Non mittendus canibus). Un’espressione, quest’ultima, molto forte. Cosa voleva dire l’aquinate affermando che quel cibo non doveva essere gettato ai cani?
Da tener presente un particolare storico. Si sa che i primi cristiani consumavano l’Eucarestia durante le “agapi”, le cene in ricordo dell’ultima che Gesù volle celebrare con i suoi apostoli. L’Eucarestia consisteva nel pane azzimo che i presbiteri consacravano, ripetendo le parole di Gesù: Questo è il mio corpo, offerto per voi e per tutti, in remissione dei peccati.
Le “agapi”, oltre alla sacralità del rito, erano cene, con abbondanza di altro cibo e di bevande. Era, spesso, inevitabile che rimanessero frammenti di pane consacrato che i presbiteri provvedevano ad affidare ai più “fedeli” che li custodivano nelle loro case in apposite cassettine, simili ai nostri Tabernacoli. Ma col tempo i frammenti diventavano talmente duri ed immangiabili che, spesso, venivano “gettati ai cani”. E questo è il particolare storico che suggerisce a San Tommaso di ribadire che il pane degli Angeli, diventato cibo dei figli, non deve essere gettato ai cani.
Ma possiamo fare un’altra lettura, alla luce di quanto sta accadendo nelle nostre chiese in cui si consuma l’Eucarestia a massa e con una specie di fame insaziabile. Ci si accosta all’altare come al banco di un bar per consumare un caffè o chiedere altro. La modernità ha coinvolto tutto, anche il rapporto con la propria coscienza e con Gesù. Nel passato, prima di accedere all’Eucarestia, ci si confessava. Oggi, la confessione è “optional”. Basta un atto di dolore, sostengono alcuni.
Su questo punto, il nuovo parroco di Galatro, don Giuseppe Calimera, è stato molto preciso. La confessione almeno una volta al mese, a meno che non si siano commessi peccati mortali per cui, prima della Comunione, è obbligatorio confessarsi. Sottolineando che non è peccato mortale solo uccidere o rubare, ma bestemmiare, non andare a messa la domenica e le feste, calunniare etc.
Preso da queste mezze idee, mi ero dimenticato di salutare il Padrone di casa, sempre in attesa nella sua piccola casetta, affabile ed umile da consumarsi sempre fresco, come vero cibo e vera carne da non dare ai cani, cioè agli indegni, agli impuri, ma ai rigenerati dalla sua passione e morte. “Gesù mio”, Gli dissi mentalmente, ricordo che satana entrò in Giuda dopo quel boccone che Tu gli hai dato dopo averlo intinto, forse anche nel vino che avevi già transustanziato in sangue Tuo. Ricordo anche che hai detto che chi mangia indegnamente la Tua carne sottoscrive la propria condanna. Tu vuoi essere consumato perché chi mangia la Tua carne e beve il Tuo sangue non avrà più fame, ma vuoi entrare in un cuore puro, sgombro dalle tante insidie del peccato, affamato di verità. E Tu sei la Verità.”
Fu a questo punto che, alzando gli occhi, mi accorsi che il Santo Patrono, San Nicola era già esposto sul lato destro, guardando l’altare maggiore, pronto per la processione fissata per il sei dicembre. Nel mio cuore la speranza di partecipare, anche se le condizioni di salute precipitavano di giorno in giorno e mi facevano temere il peggio.
“Abbi fede. Non ti lascerò solo.”
“Grazie! Non sai come mi sento sereno quando mi parli così. Certo che ho fede. So che non mi abbandoni. Anche se non ci sarò tra i tanti fedeli che ti seguiranno mentre passi per le strade di Galatro, parteciperò con il cuore. Poi, con calma, ti chiederò se avrai notato delle novità.”
“Ho sentito che, con Gesù, parlavi di cuore puro, innamorato della verità…Forse ti riferivi alla mensa eucaristica che abitualmente ogni domenica, ma anche in altre circostanze si affolla di “affamati”. E cosa trovi di strano? Gesù stesso ha detto che chi mangia la sua carne e beve il suo sangue avrà la vita eterna. I fedeli ne approfittano, non ti sembra giusto?”
“Proprio questo verbo, approfittano, mi insospettisce. Secondo me ci si accosta alla mensa con molta leggerezza, come se il corpo di Gesù fosse un semplice oggetto di consumo. Non ti sembra che anche la chiesa, in particolare alcuni i preti, abbiano largheggiato in tal senso, facendo dimenticare ai fedeli l’obbligo della confessione quando non si ha l’animo sgombro dalle pastoie del peccato? Ci sono fedeli che arrivano in chiesa pochi secondi prima della Comunione e non ci pensano due volte ad accodarsi a quelli che hanno partecipato a tutto il sacrificio. Ho sentito qualcuno che, prima di alzarsi dal banco e mettersi in fila, diceva al vicino: Ce la prendiamo? Tu non vieni? Troppa leggerezza. Giustamente il nuovo parroco ha detto chiaro, chiaro che chi non è presente alla Santa Messa fin dall’inizio non deve accostarsi alla mensa Eucaristica. La Messa, ha detto, comincia con il segno di croce e termina con lo stesso segno. Mi sembrano sagge parole. A proposito, lo sai che il nuovo parroco è proprio bravo? Speriamo che si mantenga così. L’unico segreto è (io gliel’ho detto quando è venuto a farmi visita) ascoltare la voce di Gesù e non quella dei farisei che si sono già prodigati per accerchiarlo. Pensa Te! Si sono affrettati a dargli tanti consigli…”
“Non credo che si lascerà convincere da altri. Lo conosco da quando, piccolino, seguiva le orme di un santo sacerdote che anche tu hai conosciuto. Il seme è quello e i frutti saranno sicuramente buoni. Sostenetelo con la preghiera.”
S’era già fatto tardi e mi alzai per uscire.
“Ma cosa fai qui a quest’ora? E’ vero che il tempo è minaccioso e in piazza non c’è nessun bambino. Ma tu dovresti essere a casa, al calduccio. Su, andiamo”. Questa volta lo presi io per mano. Carletto mi guardò e: “Perché porti un berretto in testa, anche in chiesa?” Poi te lo dico”, gli risposi. “Adesso andiamo”.
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Cordiani Carmelo: «"QUANTA FAME, SAN NICOLA". Nella stupenda sequenza che, un tempo, si cantava durante la Santa Messa del Corpus Domini San Tommaso ha inserito un versetto che recitava: Ecco il pane degli Angeli, fatto cibo dei viandanti, vero pane dei figli, da non gettare ai cani (Non mittendus canibus). Un’espressione, quest’ultima, molto forte. Cosa voleva dire l’aquinate affermando che quel cibo non doveva essere gettato ai cani?», Galatro (RC), Domenica 9 Dicembre 2012 |
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