Bloc-notes

"COM’E’ DOLCE, SAN NICOLA!"

 

 

di Carmelo Cordiani

Non mi sembrava vero: Lo spazio della mia chiesa, il monumentale altare sul quale, da piccolo, servivo la messa vestito da chierichetto, la porticina del Tabernacolo con il lumino sempre acceso, il banco dove mi sono seduto tante volte per chiacchierare col Santo Patrono, San Nicola… Che dolcezza! Sono mancato per qualche settimana, ma mi sembrava un’eternità. Il primo doveroso saluto è stato per il Padrone di casa che aspetta tutti nel suo piccolo appartamento. Poche parole,mentre mi genuflettevo. “Signore ti ringrazio per la vita che ancora mi concedi. Ti ringrazio perché mi dai la forza di resistere, perché sento il calore dell’affetto che mi circonda, per gli amici che mi vogliono bene, nonostante il mio caratteraccio. E, se permetti, mi unisco alla maggior parte dei tuoi fedeli per ringraziarti di averci regalato un PASTORE in un momento di grande confusione nella tua Chiesa.”

 

“Perché hai detto: La maggior parte?”

 

“Caro Santo Patrono, San Nicola! Mi sei mancato. Avevo proprio tanta voglia di chiacchierare a tu per tu, de visu, ma Tu hai sempre tanta fretta da interrompermi quando tento di dire due parole a Gesù. Perché la maggior parte? Semplice. Ci sono i malcontenti dovunque, non solo nella massa, ma anche tra gli altolocati che non hanno digerito la volontà di Francesco che vuole una chiesa povera. Capito? Povera. E’ vero che, nella Chiesa ci sono i poveri, ma li trovi tra la gente, tra quelli che mattina di domenica vanno a messa e all’ora di pranzo si presentano alla Caritas per un piatto di minestra. Tra gli altolocati , non tutti, per fortuna, c’è  pacchia. Mi hanno riferito che uno, addirittura, frequenta regolarmente un centro di estetica (pensa Te:  Si spaccia per centro di benessere!) per farsi depilare.”

 

San Nicola, a questo punto, ha fatto un gesto con la testa, come per dire: Che orrore! In realtà non aveva capito il verbo “depilare” e ho cercato di spiegarglielo. Premettendo che il de cuius non era, per fortuna, un altolocato, ma uno di quei preti che dovrebbero essere accompagnati a calci nel lato b, fino all’uscita delle chiesa. gli ho chiesto: Tu andresti in quel centro per farti tirare uno ad uno i peli della tua folta barba?”

 

“Senti, smettila con questi discorsi o alzati ed esci, se non vuoi che ti faccia accompagnare io come vorresti per il prete.”

 

“E bravo! Adesso hai capito cosa vuol dire –maggior parte-? Senza parlare di quelli che cambiano macchina molto spesso, che sono titolari di appartamenti, che hanno ville al mare ed in montagna. Ecco i risultati del “tariffario” per amministrare i Sacramenti. Per carità, dicono, i Sacramenti non si pagano.  Ma se non molli 150,00 € in anticipo, col cavolo che tuo figlio fa la prima comunione. A questi Francesco non piace. Avrebbero preferito un Papa ricco di teologia, che parlasse bene di Dio, che proclamasse il Vangelo con enfasi, stile vecchie prediche, con gestualità da mimo, ma distratto da quanto accade nella Chiesa in cui crescono, ben pasciuti, anche i neofarisei. E ti prego (lo dirò anche a Gesù, se non mi interrompi!) tieni gli occhi aperti su quanto può accadere nelle stanze dei “bottoni”. C’è puzza di insidie.”

 

“Ma è possibile che vedi cose storte dovunque? Francesco ha detto anche di essere ottimisti,  di custodire il nostro cuore da dove nascono le cose buone e quelle cattive, e tu persisti in qualche rancore e sospetti un po’ di tutto.”

 

“E cosa posso farci, se ho, come ho detto anche a Gesù, un caratteraccio? Tu sai come sono stato educato e da quale scuola provengo. Per una certa categoria vorrei la perfezione che è, anche, compatibile con la debolezza umana. Ma le debolezze vanno curate con molta  umiltà, senza farle passare per virtù. Hai sentito quel tuo collega che si vantava di avere il “seme” benedetto dallo Spirito Santo? Voi sapete tutte queste vicende, ma fate finta di niente.”

 

“Dimentichi la parabola della zizzania. Dai tempo al tempo. Il buon Dio non paga il sabato, come dite voi, ma non ha alcuna fretta. Viviamo nell’eternità.”

 

“Voi. Noi ancora siamo nel tempo dove non tolleriamo le cose storte. Sai cosa dicono tanti? Dicono che alcuni ecclesiastici fanno perdere la fede. Io mi sforzo di ripetere che tanti ecclesiastici non hanno niente a che vedere con Gesù che li ha definiti “mercenari”. Gente che tira a campare e che sfrutta la semplicità di chi crede per impinguarsi. Francesco vuole pascere il gregge che lo Spirito Santo gli ha affidato, da buon pastore che conosce le sue pecore, le chiama per nome, va a cercare quella che si smarrisce. I fedeli,oggi, hanno bisogno di speranza. Francesco ha detto che Dio è sempre pronto a perdonare e che siamo noi a non chiedere perdono. Come la mettiamo con quelli che predicano, ancora, un Dio vendicativo che è pronto all’ira e non al perdono? Un Dio rimasto al vecchio testamento? E perché ha mandato suo Figlio per dirci che è un Padre? Molti pastori, fin’ora, si sono comportati come quei farisei del Vangelo i quali guardano la pagliuzza nell’occhio del prossimo e non vedono la trave nel proprio. L’esempio, ecco cosa serve. L’esempio che ha dato il Poverello d’Assisi che nel bellissimo canto delle creature ha lasciato il suo testamento. Quando papa Francesco ha ripetuto che bisogna custodire il creato con tutte le creature, uomini compresi, ha ripreso il tema del “Laudato sì mi Signore” richiamando, dopo oltre mille anni, il valore della povertà, del distacco dai beni terreni, ma anche l’obbligo di custodire questi beni perché tutti vi possano accedere, non solo chi detiene il potere (mi sa tanto che i politici, quando Francesco diceva queste parole, si sono girati dall’altra parte!) che si scorda del servizio per cui è stato eletto e si dà da fare per riempirsi le tasche il più possibile.”

 

A questo punto mi sono meravigliato che San Nicola mi avesse lasciato parlare per un tempo così lungo. Pensavo che si fosse assopito, ma aveva gli occhi bene aperti. Quindi mi ha ascoltato. E aspettavo che mi dicesse qualcosa. Niente. “Chi tace acconsente”, mi sono detto e mi alzai con il solito commiato. Aggiunsi qualcosa: “La settimana prossima non potrò esserci per due chiacchiere. Peccato! E’ la settimana Santa e ci sarebbero tante cosette da discutere insieme. Al ritorno mi racconterai com’è andata, specialmente Giovedì Santo. Anche Tu, allora,  hai assistito allo show di cattivo gusto che ha dato qualcuno dei tuoi.”

 

Mi ha fulminato con lo sguardo, ma io non ci feci caso. Mi alzai avvicinandomi al Tabernacolo per aggiungere ancora qualcosa alle parole rivolte. Che dolce sorpresa! Carletto!   

 

“Tesoro mio, che ci fai? Da quanto tempo sei qui? Non ti ho sentito quando sei entrato. La sai una cosa? Sei cresciuto, ma resti sempre quel bambino meraviglioso che mi ha preso per mano per aiutarmi a scendere gli scalini del sagrato.”

 

Carletto non ha aperto bocca. Muto come Gesù che parla senza parole. Solo i suoi occhi azzurri come un oceano, teneri, dolci, pieni di mistero. Mi prese ancora per mano, e si girò per uscire.

 

“Gesù, volevo aggiungere ancora qualcosa alle poche parole che ti ho rivoto entrando. Ti aggiungo solo un grazie. Grazie per questi piccoli che Tu hai abbracciato e che ci riempiono il cuore di speranza. Grazie!

 

 

 

Cordiani Carmelo: «"COM’E’ DOLCE, SAN NICOLA!". Non mi sembrava vero: Lo spazio della mia chiesa, il monumentale altare sul quale, da piccolo, servivo la messa vestito da chierichetto, la porticina del Tabernacolo con il lumino sempre acceso, il banco dove mi sono seduto tante volte per chiacchierare col Santo Patrono, San Nicola… Che dolcezza! Sono mancato per qualche settimana, ma mi sembrava un’eternità. Il primo doveroso saluto è stato per il Padrone di casa che aspetta tutti nel suo piccolo appartamento. Poche parole,mentre mi genuflettevo. “Signore ti ringrazio per la vita che ancora mi concedi. Ti ringrazio perché mi dai la forza di resistere, perché sento il calore dell’affetto che mi circonda, per gli amici che mi vogliono bene, nonostante il mio caratteraccio. E, se permetti, mi unisco alla maggior parte dei tuoi fedeli per ringraziarti di averci regalato un PASTORE in un momento di grande confusione nella tua Chiesa.”», Galatro (RC),  Venerdì 22 Marzo 2013

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