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"PERCHE’ TRIBOLARE, SAN NICOLA?"
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di Carmelo Cordiani “Possibile che una mela abbia provocato tanto danno” dicevo tra me e me, mentre mi genuflettevo davanti al Tabernacolo per la solita visita settimanale? Stavo per chiederlo a Gesù, ma il Santo protettore mi fece cenno come per dirmi: “Ne parliamo tra noi. Non fare a Gesù questa domanda, Sai che non ti risponderebbe.” Non ho rivolto una domanda precisa, ma mi fermai su una riflessione, sperando che Gesù si distraesse e non prendesse in seria considerazione quello che mi passava per la testa. Si può capire perché Dio, padrone dell’Eden, abbia mandato via dal suo Eden, nudi, Adamo ed Eva. Avesse, almeno, dato loro il tempo di imparare a coprirsi, senza ricorrere all’emergenza della foglia di fico. Possiamo anche capire perché abbia detto ad Adamo che, se voleva mangiare, doveva sudare e perché abbia riservato per Eva i dolori del parto. Ma perché condannare l’uomo e la donna alla sofferenza, alla tribolazione? Negli atti degli Apostoli leggiamo, addirittura, che la porta del cielo si aprirà dopo le tribolazioni di questa vita. Sicché, per uno che nasce, non solo si può affermare categoricamente: “Tu, un giorno, morirai”, ma gli si può anche prognosticare la tribolazione della vita. Bell’augurio! A Gesù mi sono limitato di dire: “Si è proprio incavolato Tuo Padre per quella mela!” Gesù mi sorrise e, come aveva detto San Nicola, non aggiunse parola. E mi sedetti al solito posto. La vecchina mi aveva anticipato e stava già colloquiando con il suo San Rocco. Mi sono accorto che muoveva le dita come se stesse contando qualcosa. “Sta finendo i soldi della pensione”, mi dicevo, “e conta quanti giorni mancano per riscuotere la prossima”. Però era serena e non pensava che, il nuovo governo avrebbe posto fine alle preoccupazioni di chi non arriva a fine mese. Tutto sta se, quando arriveranno i provvedimenti, troveranno in vita quelli che tribolano per la mancanza dell’essenziale. La punizione di Dio: “Ti guadagnerai il pane con il sudore della fronte” si riferiva anche agli anziani, a quelli che non hanno più forze e, quindi, non possono sudare?
“Se continui a scervellarti su queste cose, finirai per mandare a monte tutto.”
“Caro santo Protettore, non si tratta di scervellarsi. E’ che non riesco a capire un Dio che, per una mela, abbia condannato l’intera umanità a tante tribolazioni. L’altro giorno mi è capitato di entrare in un ospedale: Che disastro! Non si tratta di uno, di dieci, ma di centinaia di sofferenti d’ogni età. Anche bambini che della mela non sanno ancora niente. E mi impegolo ancora di più quando penso che lo stesso Dio, per riparare l’errore di Adamo, abbia sacrificato suo Figlio facendolo finire in croce. Non c’era un altro sistema? Bastava prendere a pedate i due inquilini dell’Eden, buttarli fuori e dire loro: “Adesso arrangiatevi”.”
“Ecco, tu vorresti penetrare nel mistero con la tua ragione”.
“E con cosa dovrei cercare di capire?” “La ragione non basta. Deve essere supportata dalla fede. La fede in Gesù che ci ha fatto conoscere un altro aspetto di suo Padre, quello che si avvicina di più alla nostra dimensione umana. Dio non è solo Suo Padre, ma Padre nostro. Padre che ama i suoi figli e vuole che rientrino nel suo Eden dove non ci saranno più mele proibite. Se il percorso è cosparso di tribolazioni, la colpa non è di Dio. Pensa un po’ a quanti guasti ha provocato e provoca l’uomo. La violenza non ha niente a che vedere con la mela. E’ una questione dell’uomo. La fame non ha origine dalla mela, ma dall’egoismo umano. Anche per le malattie va cercata nell’umanità la causa. Che si sappia, Adamo ed Eva godevano ottima salute, quando sono usciti dalla mano di Dio. Poi hanno iniziato ad andare a ruota libera e sono cominciati i guai. Il primo a pagare le conseguenze è stato proprio il figlio, Abele. Poi le guerre, le idolatrie, gli stravizi ecc. Dio voleva rifare tutto e ha mandato il diluvio. Si è salvato Noè con la sua famiglia, ma passata la tempesta, tutto è tornato come prima. Ecco perché Dio ha mandato Suo Figlio per rimettere ordine. E’ stato messo in croce, ma ha lasciato un nuovo comandamento: “Amatevi come io vi ho amato”. Se osservaste questo comandamento, le cose cambierebbero. Forse non sparirebbero le tribolazioni, ma si sopporterebbero con la solidarietà che distingue quelli che si amano.”
“Ti credo, ma non mi hai convinto. Non sarebbe meglio vivere tranquilli, senza sofferenze, senza ansie, senza dolori che ti viene voglia di sbattere la testa al muro. Non sarebbe meglio?”
“Certo. Anche io mi sono fatto più volte la stessa domanda. Ma ho pensato che Dio dispone tutto per il nostro bene e che la vita terrena è solo un piccolo segmento della vita eterna, dove non ci saranno più sofferenze e dolori. E’ necessario credere, però. Senza la fede tutto diventa incomprensibile o, addirittura, assurdo. La fede vi fa uscire dalle pastoie della materia, imperfetta, corruttibile, pesante, con prospettive solo in apparenza allettanti. In realtà, una volta raggiunte, ti lasciano un vuoto dentro. Ecco perché Gesù ha detto di cercare prima il regno dei cieli, perché il resto sarà dato.”
“E chi non ha la fede? Deve crepare senza pietà?”
“Chi non ha la fede, la chieda. Dio non la nega a nessuno. Quando Gesù ha detto di chiedere per ottenere, di bussare per entrare, non ha parlato a vuoto. Spesso vi sentite tanto autosufficienti da non abbassarvi a chiedere. Finché vi sentite in forma non pensate ad altro che a stare bene. Quando cominciano i guai ve la prendete con il buon Dio, accusandolo di esserne la causa. Perché non ripetere con Giobbe: “”Signore, Tu hai dato e Tu togli?”
“E siamo sempre punto e a capo. Perché togliere una volta dato?”
“Se continui a chiedere “perché?”, non andiamo da nessuna parte. Ricordi come un grande della vostra letteratura chiude il suo capolavoro? Dice che i guai nella vita vengono, alcune volte perché ne siamo causa ed altre a nostra insaputa. “Nell’uno e nell’altro caso, la fiducia in Dio li raddolcisce e li rende utili per una vita migliore” (A, Manzoni – I promessi sposi). E, senza ricorrere agli atti degli Apostoli, basta pensare a quanto dicevano i saggi antichi: “Per aspera ad astra”. Dài un’occhiata in giro: I grandi artisti hanno fatto la gavetta. Hanno tribolato, prima di raggiungere la notorietà. E non si sono posti troppi perché.”
Capivo che San Nicola non mi avrebbe rivelato la formula magica per uscire dal “perché tribolare”. Non ce l’aveva nemmeno Lui. Bisogna andare a cercarla proprio nella fede. Se non si ha, si chieda. Se viene meno cerchiamo un rinforzo, in Dio.
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Cordiani Carmelo: «"PERCHE’ TRIBOLARE, SAN NICOLA?". “Possibile che una mela abbia provocato tanto danno” dicevo tra me e me, mentre mi genuflettevo davanti al Tabernacolo per la solita visita settimanale? Stavo per chiederlo a Gesù, ma il Santo protettore mi fece cenno come per dirmi: “Ne parliamo tra noi. Non fare a Gesù questa domanda, Sai che non ti risponderebbe.” Non ho rivolto una domanda precisa, ma mi fermai su una riflessione, sperando che Gesù si distraesse e non prendesse in seria considerazione quello che mi passava per la testa. Si può capire perché Dio, padrone dell’Eden, abbia mandato via dal suo Eden, nudi, Adamo ed Eva. Avesse, almeno, dato loro il tempo di imparare a coprirsi, senza ricorrere all’emergenza della foglia di fico. Possiamo anche capire perché abbia detto ad Adamo che, se voleva mangiare, doveva sudare e perché abbia riservato per Eva i dolori del parto. Ma perché condannare l’uomo e la donna alla sofferenza, alla tribolazione?», Galatro (RC), Giovedì 2 Maggio 2013 |
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