Bloc-notes |
"A ME QUANTI, SAN NICOLA?"
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di Carmelo Cordiani
Decisi di anticipare la partecipazione alla Santa Messa. Alle nove, anziché alle undici. Convinto di trovarvi pochi fedeli e, quindi, avvicinarmi di più al Tabernacolo per due parole a tu per tu con il Padrone di casa, ho dovuto accontentarmi della solita sedia in un angolino, entrando a destra. Tutti occupati i banchi della navata centrale e altrettanto impegnate le sedie per emergenze. A quanto pare, la chiesa di Figino Serenza, dedicata all’Arcangelo San Michele, rappresentato con una bilancia nella mano sinistra (chi lo sa perché sulla sinistra!) e la spada sguainata nella destra (Booh!), è sempre superaffollata di fedeli Anche di sera, specialmente in questo mese dedicato alla Madonna. Un Rosario che non finisce più, tra le Ave, Gloria, l’eterno riposo, giaculatorie di ogni tipo e qualcosa in dialetto che non mi è riuscito di capire. L’importante è che capisca la Madre di Gesù.
Mentre, con passo da lumaca (comu mi riducivi!) percorrevo i novecentosettantasette passi da casa fino alla chiesa, pensavo alla parabola dei talenti, così misteriosa, raccontata dal Vangelo. “Infondo, dicevo tra me e me, non è che quel padrone sia stato equo. A chi dieci, a chi cinque, a chi uno…Quel poverino, con un talento, cosa poteva fare? Proviamo un po’ a mettere a frutto, che ne so?, un euro. Se ti va bene con una gratta e vinci qualcosa puoi rimediare. Altrimenti resti, come si dice, col c…. rotto e senza cerasi. Mah! Ed è proprio di questo che volevo parlare con Gesù. Una domanda secca: Come mai un solo talento al poverino?
“Guarda che un talento, ad Atene, per esempio, valeva venti chili d’argento. Non è poco.”
“ Lo sapevo che mi avresti seguito, caro Santo protettore del mio paesino, Galatro, e, come al solito, interrotto mentre pensavo di rivolgere una domanda a Gesù. Tu sei d’accordo che quel tale è stato imparziale? Ad Atene un talento valeva, ma in Palestina? Tieni conto che gli ebrei, in fatto di quattrini la sanno lunga. Possibile che quel servo non abbia pensato a far fruttare venti chili d’argento? Per me, quel talento, era una miseria. Ecco perché il servo ha pensato bene di non rischiare.”
“Rileggi il Vangelo. Non è come pensi. Gesù ha voluto dire che ognuno deve mettere a frutto quanto ha ricevuto. Nella parola talento devi leggere tutto quanto è espressione di vita: salute, intelligenza, fortuna, abilità eccetera…Chi non attiva tutte le sue energie è un essere inutile. Rassomiglia al servo del Vangelo che ha sotterrato il talento ricevuto per restituirlo al padrone. Mi sai dire cosa ha fatto di buono? Giustamente il padrone s’è preso il talento e ha sbattuto fuori dalla sua proprietà il servo. Rileggi in parallelo il racconto di quel tale che manda operai nella sua vigna. Ne chiama al mattino presto, sul tardi, nel pomeriggio e poco prima di sera. Li paga allo stesso modo.”
“Ma che bravo! E ti pare giusto?”
“Certo. Vuol dire che quelli dell’ultimo momento sono stati attivi come quelli del mattino. Non è loro la colpa se chiamati sul tardi. Dio vuole il vostro impegno. Ricordi la domanda di quel saggio professore di pastorale? Che differenza passa tra un bicchiere piccolo pieno ed uno grande. pure pieno? Ovviamente nessuna. Pieni entrambi. E concludeva: Quidquid recipitur, ad modum recipientis recipitur. Il bicchiere piccolo ha raggiunto il massimo, come il grande. Dio ha pensato, giustamente, di crearvi diversi in tutto. Ognuno deve mettere a frutto quanto ha ricevuto. Non si tratta d’altro che d’impegno. Lasciare inerti le proprie doti significa rimanere un disegno appena abbozzato. Dovete completare il capolavoro di Dio impresso in voi come invisibile filigrana. Capito?”
“Però devi anche ammettere che qualcuno, a talenti, è a zero. Cosa chiederà a questi quel tale?”
San Nicola rimase un pochino indeciso se rispondermi o svicolare. Preferì rispondermi. Sapeva che, prima o poi, sarei tornato sulla stessa domanda.
“La vita è già un talento. Voi non vi siete resi ancora conto di quanto vale. Ti anticipo la domanda: “Cosa mi dici di quelle povere creature che fanno tanta pena? Esseri allo stato vegetale. Non vedono, non sentono, non sono in grado di muoversi, ogni tanto emettono dei suoni come animali?” Io ti rispondo che, anche questi esseri, sono figli di Dio. Non dirmi che è impossibile, dato che nella Scrittura si legge che Dio ci ha creati a sua immagine. L’immagine di Dio non è come voi ve la rappresentate. Dio E’ e non conoscete il valore di ciò che Dio stesso ha rivelato a Mosè: Io sono Colui che E’. Di Dio potete cogliere il “non è”, mai la pienezza dell’E'?.”
“Se ti sposti sulla filosofia non mi convincerai mai. D’accordo, Dio non è cattivo, non è vendicativo, non è ingiusto…Ma un talento, che sia talento, cioè qualcosa di positivo, può darlo a quelli che sembrano dei mostriciattoli? Hai mai visto bambini che non si reggono in piedi, con lo sguardo sperduto nel vuoto, con una espressione da far pena anche al cuore più indurito? Cosa fare con questi? Quale condanna avranno per il talento non cresciuto perché mai avuto?”
“Nessuna condanna. Saranno accolti nel Regno dei Cieli come quelli che ne avevano ricevuto dieci e ne hanno restituiti venti. E, ti prego, non farmi più domande del genere.”
Avevo capito che San Nicola non aveva argomentazioni tanto convincenti da offrire a un povero essere umano. Entrai in chiesa mentre l’assemblea eseguiva il canto d’ingresso. Mi sono unito, a bassa voce per economia di fiato. Poi rivolsi il pensiero a Gesù per dirgli che il suo servo aveva cercato di spiegarmi la parabola dei talenti, ma non ne ero rimasto convinto. “Il senso letterale è chiaro”, Gli dissi. “Mi rimane sempre il dubbio sul perché esistono della creature che, in fatto di talenti, sono a zero. Ciò, però, non incide sulla mia fede nella Tua parola. A proposito: A me, di talenti, quanti ne hai dati? Sai com’è! Vorrei fare in tempo a recuperare qualcosa per non essere escluso come quel tale.”
“Non è a Gesù che devi rivolgere la domanda. Guardati dentro, esaminati e troverai la risposta”.
“Abbi pazienza, San Nicola; sapessi quante volte ho scrutato anche le pieghe più sottili del mio “dentro”! Sono già vecchio e non ho ancora capito chi sono.
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Cordiani Carmelo: «"A ME QUANTI, SAN NICOLA?". Mi rimane sempre il dubbio sul perché esistono della creature che, in fatto di talenti, sono a zero. Ciò, però, non incide sulla mia fede nella Tua parola. A proposito: A me, di talenti, quanti ne hai dati? Sai com’è! Vorrei fare in tempo a recuperare qualcosa per non essere escluso come quel tale.”», Figino Serenza (CO), Lunedì 13 Maggio 2013 |
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