Bloc-notes |
“PORRO UNUM”! RICORDI, SAN NICOLA?
|
||
di Carmelo Cordiani
Ancora Luca, nel Vangelo di domenica scorsa, 21 luglio. Riferisce che Gesù è stato ospite di Maria e Marta, sorelle di Lazzaro, amico del Maestro. Maria si siede ai piedi del Signore e lo ascolta. Marta continua nelle faccende di casa. Avrebbe desiderato una mano d’aiuto, anche perché, molto probabilmente Gesù si sarebbe fermato a mangiare con il seguito. Il Vangelo, infatti, recita: “Mentre erano in cammino…”. Erano! Non solo Gesù. (Lc. 10, 38 e sgg.). Si lamenta, chiedendo a Gesù di dire a Maria di aiutarla. Il Maestro risponde che Maria ha scelto la parte buona e che solo una cosa è necessaria.
Tornando molto indietro nel tempo, quando il brano di Luca veniva letto in latino, si sentiva una parolina strana: “Porro”. (Porro unum est necessarium!). E su quel “porro”, per chi si affacciava da poco alla cultura latina, ci si scervellava. “Cosa c’entra il porro”?, si pensava. Poi, quando si cominciò a sfogliare “Campanini e Carboni” si svelò il mistero. Porro era solo una forma avverbiale, come dire: “D’altra parte, una sola cosa è necessaria”. Secco, invece, il testo greco dove “enòs…ghreia” taglia corto: Di una sola cosa c’è bisogno. Il “porro” ce l’ha messo San Girolamo? Una mania per complicare le cose? Mi viene da credere perché, durante l’omelia un certo prete commentando un brano del Vangelo ha detto: “Come testé è stato proclamato nella “pericope” di Marco. Fu a questo punto che il vicino di banco ha domandato: Cos’è la “pericope”? “Un errore di stampa”, tagliai corto.
“Mio Signore”, balbettai mentre mi genuflettevo per il dovuto ossequio, “hai detto chiaramente ai tuoi discepoli di non affannarsi per la vita di quello che avrebbero mangiato. Portavi ad esempio i corvi che non seminano, non mietono, non hanno dispensa né granaio, ma vengono nutriti da Dio.(Lc. 12, 22 e sgg.). Scusami, sai, è vero che non seminano e non raccolgono. Però mangiano i semi che l’uomo affida alla terra. Se gli uomini non si danno da fare cosa si mangiano? Devo anche ricordarti che nella preghiera che ci hai lasciato raccomandi di chiedere al Padre, ogni giorno, il pane quotidiano (Lc. 11, 3). Ma se non ci diamo da fare, come Marta, le cose a tavola non arrivano proprio. Sperare nella Provvidenza, per me, non vuol dire sedersi a tavola e aspettare la manna.”
“Non sei stato attento al commento che papa Francesco ha, brevemente, illustrato durante l’Angelus della stessa domenica. Ha detto chiaro che sono necessarie tutt’e due le cose: La preghiera e l’azione. Anzi, se non ti sei distratto, ha citato le due paroline che sono i pilastri della regola di Benedetto da Norcia: Ora et labora. Non solo la preghiera, ma il lavoro. La preghiera nobilita il lavoro, anche se il solo lavoro, compiuto con onestà, con passione, con sacrificio, con spirito di servizio, è una preghiera molto gradita dal Buon Dio. E’ ovvio che Gesù apprezzi l’ascolto della sua parola (infatti Luca dice che Maria, ai piedi di Gesù, lo ascoltava!), ma non disprezza affatto l’operosità”.
“E’ vero. Anche Paolo di Tarso dice chiaramente che chi non lavora non deve Mangiare. Lavoro, quindi. Ricordati anche che Dio ha detto ad Adamo che doveva guadagnarsi da vivere col sudore della sua fronte. Non gli ha detto: “Per penitenza recita dieci Rosari al giorno”. Sudore significa lavoro. Soprattutto in questi giorni. Ci mancava l’anticiclone africano! Ma Tu stai al fresco. In questo spazio di preghiera si respira, senza bisogno di aggeggi che gelano la schiena.”
San Nicola sorrise benevolmente e mi incoraggiò a continuare in tema di preghiera e lavoro.
“Cosa dire delle monache di clausura, dei Cistercensi, dei Cluniacensi e di tante altre trappe sparse nel mondo? Come vivono? Penso che, anche loro, sedendosi a tavola trovano qualcosa da mettere sotto i denti. O mi sbaglio?”.
“Non ti sbagli, ma non fai attenzione ad un particolare. Hai visitato tante certose, comprese alcune di quelle che hai nominato. Ogni cella ha il suo orticello dove i frati coltivano e, quindi, lavorano, per potersi nutrire. Ora et labora, anche per loro. Ricordati anche che in Francia hai visitato una certosa dove i frati preparavano di tutto con le erbe. Altri imbottigliavano grappa con ginepro, con rucola, con infusi dai sapori diversi e squisiti. Le suore, poi, si interessano di ricami, di rammendi su stoffe preziose, preparano le Ostie per le sante messe. Mentre pregano usano l’ago, l’uncinetto, il tombolo…Lavorano. Cosa dire di quelli che, con competenza e pazienza (proverbialmente da certosini) si dedicano alla riparazione o ricostruzione di codici deteriorati?. Quelli che hanno messo insieme i cocci dei reperti di qumram erano frati che conoscevano ogni virgola della Torah e ogni particolare dell’Antico Testamento. Hanno collaborato anche esperti laici, ma il lavoro più intricato è stato compiuto dai frati che, mentre pregavano, accostavano i tasselli di un libro. Non devi mai riferirti a passi della Scrittura isolandoli da un contesto più ampio. Vi sono momenti della vita in cui la preghiera, l’ascolto della parola di Gesù, il colloquio con chi ha parole di vita, è da preferire a qualunque azione. Ogni tanto dovete fermarvi per bere a quella fonte inesauribile che sazia, che rigenera, che vi dà la forza per andare avanti. Allora la preghiera, come contatto con Gesù, diventa una pausa indispensabile come quella del pranzo. “
“E se manca il lavoro, come si dice e si scrive quotidianamente? Basta la preghiera? Cosa diciamo ai tanti affamati che sbarcano sulle nostre spiagge? Adesso mettiamoci in ginocchio e preghiamo?”
“Non fare ironia. Ti ho detto tante volte e te lo ripeto che se voi foste meno egoisti ci sarebbe cibo sufficiente per tutti. Oggi non vi manca il lavoro. E’ concentrato nelle mani di pochi che speculano e sfruttano. Questa grande risorsa dell’uomo, il vero capitale umano, non è in funzione del vero benessere dell’uomo ma serve ad impinguare le casse dei magnati. Quel tale, in merito all’analisi del “capitale” ,l’aveva azzeccato. Ha sbagliato la proposta perché non ha tenuto conto di quanto aveva detto Paolo: Chi non lavora non mangi. Lavorare per chi? Per l’uomo, ovviamente” .
Mi sono accorto di essere, involontariamente, scivolato in un terreno insidioso. Mi alzai, feci un profondo inchino e mi avviai all’uscita.
“Perché tagli corto” tuonò San Nicola? Se sei allergico a certe teorie non le citare.”
“Scusami, mi è scappata. Ci vediamo la prossima settimana. Lo sai che devo partire per il solito “tagliando”. Speriamo bene.”
“Vai tranquillo. Non ti lascio solo”.
|
|
|
Cordiani
Carmelo:
«“PORRO UNUM”! RICORDI, SAN NICOLA?
D’altra parte, una sola cosa è necessaria», Galatro,
Giovedì 25 Luglio 2013 |
|