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“Beato l'uomo che confida nel Signore”
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“Beato l'uomo che confida nel Signore”... è con questa esclamazione che voglio salutare il Professore Cordiani. Ho voluto scegliere questa frase del Salmo 1 perchè così mi piace ricordare il professore, uomo timorato di Dio, uomo che confidava in Dio, uomo che aveva sempre il pensiero alle cose di Dio. Posso confermarlo sopratutto pensando a qualche mese fa quando lui stesso mi chiamò che voleva confessarsi e ricevere il sacramento dell'unzione. Non poteva essere diversamente essendo uscito da una formazione Salesiana dove ha ricevuto i principi cristiani, i valori umani, la conoscenza di Dio, che lui non ha mai smesso di trasmettere a chiunque lo incontrava. Galatro oggi perde un altro dei suoi figli che ha segnato le pagini di questo paese e ha servito questo paese formando diverse generazioni di ragazzi. Avendo studiato pedagogia non poteva che uscirne un uomo, un maestro di vita di valori fondati. La pagina della storia di Galatro da un lato è ricca di figli che hanno dato la vita per questo paese, da un altro lato è povera perché perde un suo figlio che poteva essere ancora strumento di crescita.
Come Parroco e a nome del Coro parrocchiale ho l'obbligo di ringraziare pubblicamente il professore per il servizio che per tanti anni ha svolto nella chiesa della Montagna e in questa di S. Nicola. Nel mese di aprile ho chiesto al professore se poteva dirigere il coro per l'arrivo delle reliquie di Don Guanella. Ricordo, come se fosse ora, che dai suoi occhi usciva una immensa gioia, sopratutto quando ha rimesso le mani in questo organo, ricordo che dopo la messa mi ha detto "Erano anni che non suonavo ma oggi mi avete regalato una grande gioia", sentendosi rinato. Lì, ho capito quanto era per lui importante la musica. Sino a ieri ha suonato in questa Chiesa da oggi il professore suonerà e canterà la stessa liturgia in cielo insieme al coro degli angeli. Dalle confessione che ha fatto diverse volte con me e dalle tante volte che ha ricevuto la comunione a casa posso attestare che veramente era un uomo che confidava in Dio.
Era consapevole della sofferenza che aveva nel corpo e ha saputo accettare e portare con forza avanti. Mi ha detto che accettava la volontà di Dio e si affidava alle Sue mani. Questa espressione mi ha lasciato senza parole perché aveva espresso ciò che la chiesa ci insegna: quello di affidarsi a Dio e di prendere in mano il progetto che Dio ha disposto per ognuno di noi. Sento anche il dovere di ringraziarlo pubblicamente per la stima avuta per me sin dal primo momento, anzi posso rivelare una cosa, che la prima persona ammalata che ho visitato, la prima settimana che sono stato a Galatro, è stato proprio lui. Per cui, da subito, si era creata una confidenza personale, conoscendo i suoi stati d'animo e la sua voglia di continuare a lavorare per Galatro e dicendomi che appena sarebbe guarito avrebbe continuato a guidare il coro.
Come da buon salesiano non poteva non mancare la grande devozione alla madonna ed in particolare alla Madonna della Salette. Me ne parlava sempre con gli occhi lucidi e gioiosi. Oggi la contempla dal vivo. Sono sicuro di ciò perché la madonna ha sempre promesso che chiunque si mette sotto le sue ali non morirà in eterno. Gli stessi santi ci dicono che chi ha Maria per aiuto non morirà senza aver ricevuto i sacramenti e morire in grazia di Dio.
Penso che la sua vita ha parlato e parla ancora oggi a ognuno di noi; che almeno una volta ciascuno di noi ha ricevuto da lui qualche consiglio, qualche buon esempio. Molte volte quando le persone sono con noi non ci accorgiamo della loro preziosità. Ce ne rendiamo conto alla loro morte, ed è vero che il silenzio parla e molte volte una persona parla più da morto che da vivo. E oggi il professore ci insegna questo che la vita è breve per tutti, che tutti giungiamo alla stazione finale. Questa morte come quella di tanti altri nostri fratelli ci richiama con urgenza alle nostre responsabilità di battezzati, di persone che si sono incontrate con Cristo, che hanno ricevuto da lui doni, dei quali egli domanderà conto. Ognuno di noi deve essere responsabile del fratello, del prossimo, nessuno è perfetto o nasce perfetto, ma la carità cristiana ci chiama proprio a questo a farsi stampella per il fratello che zoppica, che non vede la strada giusta, a farsi misericordia verso il fratello che magari non vede e rischia di cadere facendosi del male. Penso che se i morti potessero parlare, ci direbbero: amate la vita, godetevi i giorni che Dio vi da, costruendo giorno per giorno la giustizia, la pace, l'onestà e l'amore.
Il fatto di trovarci qui attorno all'altare, per dare l'estremo saluto al nostro caro professore certamente non è privo di significato. Potrebbe essere un gesto abituale, una umana convenienza, o un modo per essere vicini alla famiglia, un incontro formale. E invece celebrare l'eucaristia non è altro che la riconfermazione della nostra fede nella vita. L'eucaristia è comunione ma molte volte l'eucaristia, a causa delle nostre fragilità, diventa disunione proprio perché non entriamo in profondità nel mistero che celebriamo. Pertanto rischiamo di andare a messa solo per una convenienza, un dovere, una stretta di mano.
Da buon cristiano il professore aveva capito l'importanza dell'eucaristia, chiamandomi diverse volte a casa perchè sentiva il bisogno di fare entrare Gesù nella sua vita. Era consapevole che senza Dio le forze ancora di più vengono meno.
Sappiamo che negli ultimi tempi il professore aveva creato un certo colloquio con S. Nicola, in questi suoi scritti io vedo comunque il suo desiderio di pensare alle cose celesti o comunque la sua volontà di avere i santi come amici. Molte volte in fondo siamo come i bambini. Non conoscendo i misteri della nostra fede, ci aggrappiamo alle cose umane, alle fantasie umane, per trovare una via che ci posso far entrare nelle cose eterne. Oggi in questa celebrazione eucaristia oltre ad affidarlo alla misericordia di Dio lo affidiamo prima di tutto alla madonna della Salette di cui era devoto, con la speranza che la vergine Maria lo abbia già accolto nelle sue braccia di Madre, e a San Nicola affinchè lo introduca e lo presenti al padre eterno. Il tempo della malattia è stato per lui il tempo della purificazione. Oggi, invece, lasciato questo corpo, lasciata questa terra, vive nella patria eterna dove non c'è dolore, non c'è tristezza, non c'è morte ma c'è solo gioia eterna.
Caro professore ti consegniamo a Dio, dicendoti grazie per aver servito questa comunità, questo paese. Arrivederci a un giorno, nella patria celeste. Entra nella casa di Dio e riposa in eterno.
Don Giuseppe Calimera
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Don Giuseppe Calimera: «“Beato l'uomo che confida
nel Signore”... è con questa esclamazione che voglio salutare il Professore
Cordiani. Ho voluto scegliere questa frase del Salmo 1 perchè così mi piace
ricordare il professore, uomo timorato di Dio, uomo che confidava in Dio, uomo
che aveva sempre il pensiero alle cose di Dio. Posso confermarlo sopratutto
pensando a qualche mese fa quando lui stesso mi chiamò che voleva confessarsi e
ricevere il sacramento dell'unzione. Non poteva essere diversamente essendo
uscito da una formazione Salesiana dove ha ricevuto i principi cristiani, i
valori umani, la conoscenza di Dio, che lui non ha mai smesso di trasmettere a
chiunque lo incontrava. Galatro oggi perde un altro dei suoi figli che ha
segnato le pagini di questo paese e ha servito questo paese formando diverse
generazioni di ragazzi. Avendo studiato pedagogia non poteva che uscirne un
uomo, un maestro di vita di valori fondati. La pagina della storia di Galatro da
un lato è ricca di figli che hanno dato la vita per questo paese, da un altro
lato è povera perché perde un suo figlio che poteva essere ancora strumento di
crescita»,
Omelia per il Funerale di Carmelo Cordiani, Galatro,
Domenica 20 Ottobre 2013 |
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