Meditazioni |
Convertitevi
perché |
di Padre
Carmelo Gagliardi, O.F.M. Cap., padre generale dei cappuccini d'America La liturgia odierna e' dominata dalla sinfonia grandiosa e ben articolata delle Beatitudini. Ad esse, infatti, riecheggiano sia la prima che la seconda lettura, incluso il Salmo responsoriale, commossa celebrazione della bontà di Dio verso i più poveri ed abbandonati. Il testo di Sofonia è più o meno contemporaneo di Geremia, avendo egli profetizzato sotto il re Giosia ( 640- 609). Il messaggio di Sofonia si riassume in un annuncio tempestoso del giorno di Jahvè che colpirà sia le nazioni pagane sia gli abitanti della Giudea e di Gerusalemme: da questo universale castigo si salverà soltanto un piccolo "resto" di persone umili e povere, che avranno fiducia nel Signore. Questo sarà come il "seme" del popolo rinnovato, che il Signore si riprenderà a pascolare sui monti di Israele e per tutta la terra. Il messaggio delle Beatitudini è solo per coloro che hanno accettato o sono disposti ad accettare l'invito alla "conversione" che Gesù ha appena lanciato: "Convertitevi, perché il Regno dei Cieli e' vicino" ( Mt. 4, 17). Gesù parla alle folle dopo essere salito sulla montagna come il nuovo e definitivo Mosè, il quale ricevette le Leggi da Dio sul monte. Infatti, il così detto discorso della montagna che viene inaugurato dalle beatitudini è come la nuova legge del Cristianesimo, scritta però non sulla pietra ma sui cuori di carne, che si lasciano da essa faticosamente plasmare e rinnovare. La beatitudine è una formula di felicitazione, spesso ricorrente nell' Antico Testamento, che promette e, nello stesso tempo, realizza un particolare stato di benessere, soprattutto spirituale da parte di Dio: "Beato l' uomo che teme il Signore e trova grande gioia nei Suoi comandamenti". Orbene, il rovesciamento introdotto da Cristo sta proprio qui: coloro che dagli uomini vengono emarginati, oppure dimenticati, anche se non calpestano hanno pure diritto ai beni che vengono da Dio. Anche nel pianto ci può essere la gioia, nella povertà ricchezza, nella fame speranza di essere saziati! Ormai non ci sono situazioni maledette nella vita oppure uomini condannati alla disperazione; perfino la persecuzione e la calunnia possono, per causa di Cristo, diventare motivo di grande gioia non soltanto per il futuro ma di già nel presente. Ma c'è di più: Le beatitudini promulgate da Cristo non intendono riscattare, diciamo così delle situazioni individuali o anche sociali già precostituite, aiutandoci a scoprire in esse degli aspetti positivi da rivalorizzare: esse anzi vogliono contestare una felicità a poco prezzo che si possiede perché si è nati o ci si trova in una determinata situazione. Non si è beati perché si è poveri secondo lo spirito! Non si è beati perché ci perseguitano a causa della giustizia. E' questo lo stile costante di Dio che sconvolge gli schemi della presuntuosità e delle sicurezze umane, come ricordava San Paolo ai Cristiani di Corinto. Dio li aveva chiamati nonostante non fossero alcunché agli occhi del mondo: " Guardate la nostra chiamata fratelli; infatti non sono molti fra voi i sapienti secondo la carne, non molto i potenti, non molto i nobili. Ma Dio ha scelto quello che è stolto per il mondo per confondere i sapienti...... (Cor. 2, 28-30). E
tutto questo perché nessuno sia tentato di
"dare gloria" a se stesso, quasi che fosse lui
personalmente "ricco" di qualcosa, mentre
ogni bene viene dall'Alto, così come sta scritto :
"Chi si gloria, si
glori nel Signore" (v. 31). |
New York, Domenica, 3 febbraio 2002