Meditazioni

L'acqua della samaritana 

di Padre Carmelo Gagliardi



Nella liturgia di questa domenica predomina il tema dell'acqua, con accezioni e significati diversi, che però contribuiscono a dare contenuto salvifico più intenso al mistero quaresimale.


Nella prima lettura si fa riferimento al miracolo dell'acqua scaturita dalla roccia quando Israele mormorò contro Mosé perché moriva di sete nel deserto.


Qui invece l'acqua è considerata come elemento essenziale di vita: le si contrappone il deserto come luogo di aridità e di essiccazione di ogni fonte di vitalità. Senza acqua si muore!


"Perché ci  hai fatto uscire dall'Egitto per fare morire di sete noi, i nostri figli ed il nostro bestiame?" Pur nella disperazione il popolo si ribella alla fatalità della morte e chiede a Dio il miracolo: saper chiedere da bere è segno che si desidera sopravvivere!


É l'unico aspetto positivo in questa triste storia delle innumerevoli infedeltà di Israele nel deserto.


Nella seconda lettura San Paolo ricorda ai cristiani le tre virtù teologali: la fede, la speranza e la carità.


La fede ci rende giusti davanti a Dio. La speranza nelle sue promesse di Padre e l'amore che Dio ha rivelato nei nostri cuori: quell'amore senza limiti, con cui Dio ci ha amati quando ancora eravamo nel peccato.


Il brano evangelico ci racconta l'incontro di Gesù con la Samaritana.


Gesù si riposa presso il pozzo non lontano dalla città di Sicar nella parte centrale della Palestina.  Gli apostoli sono andati ad un vicino villaggio per fare provviste. Gesù ha sete, ma non c'è nulla con cui attingere l'acqua dal pozzo profondo.


Ed ecco la Samaritana. Ha bisogno di acqua. Viene con il necessario per attingere l'acqua.  Gesù le chiede : "Dammi da bere".  Nasce il dialogo.


Si passa dalla sete come fatto fisico ai desideri del cuore e poi al piano superiore: quello dei bisogni dello spirito.


Dal dialogo si apprende che la Samaritana non si  è "tirata indietro nella vita".  Si direbbe "andante con brio"  nel gergo musicale.


Ha già collezionato cinque mariti e vive con un sesto (sempre se si può parlare di mariti). Oggi si direbbe un compagno di vita, convivente oppure "affettuosa amicizia".


La Samaritana vistasi scoperta persino nei risvolti più segreti della sua vita, per distrarre l'attenzione su di sé intavola una discussione sul luogo del vero culto da dare a Dio: "I nostri padri hanno adorato Dio su questo monte (Garizim) e voi invece dite che é Gerusalemme il luogo in cui bisogna adorare".


Accanto agli altri era questo uno dei motivi che contrapponeva Samaritani e Giudei.


Non si tratta di cambiare "luogo" per adorare in maniera giusta il Signore!


Il problema é molto più grosso: il culto stesso é cambiato di contenuto e di significato.


Dio non é più il Dio lontano che gli uomini devono cercare di avvicinare e di propiziare con i loro sacrifici e le loro preghiere:  Egli é in Cristo!


Si é fatto vicino ad ognuno di noi e  addirittura ci cerca, come sta facendo con la Samaritana, donandoci il Suo Spirito e la Sua parola di verità.


Un culto totalmente nuovo che ha inizio con la rivelazione di Gesù alla donna.


Ciò significa che é proprio lui il motivo di questa novità, di questa capacità che gli uomini hanno di incontrare Dio in maniera diversa.


Infatti é solo accettando Lui che ormai gli uomini incontrano Dio. Il nuovo culto passa dunque per Lui.  Anzi é Lui stesso il nuovo culto.


Così il tema posto dalla donna non viene tralasciato. La risposta di Gesù tratta sempre il luogo del vero culto, del vero tempio.  Ora Gesù é il nostro tempio, che , da questo momento, sostituisce il santuario del monte Garizim e quello di Gerusalemme.

New York, Domenica 3 Marzo 2002
Terza di Quaresima