Meditazioni

Essere cristiani è un impegno ed uno stile di vita

di Rev. Al Barozzi


Ci professiamo cristiani: non si tratta di un'etichetta o di una distinzione esteriore, ma di un impegno e di uno stile di vita. Dobbiamo coerentemente respingere ciò che é contrario a questo nome e seguire ciò che gli é conforme.

Le orazioni di questa domenica ritornano su questa esigenza e parlano di opere di giustizia e di pace; di annunzio dello Spirito con la fede e con le opere; di un cuore attento e generoso verso le sofferenze e le miserie dei fratelli.

Non illudiamoci che basti insistere su questo tema della liturgia per rendere concreta  questa fraternità e sia sufficiente parlarne. Spesso la consistenza delle nostre azioni é inversamente proporzionata  alla frequenza ed insistenza con cui ne parliamo.

La prima lettura, tratta dal profeta Isaia, afferma che per quanti ostacoli gli uomini credano di porre alla parola e al piano di Dio, essa riuscirà certamente ad emergere.

Ha in sé la virtù di operare. Dio riesce sempre nelle cose, a dispetto di tutte le apparenze e di tutte le interferenze ed opposizioni che l'uomo possa frapporre.

É un motivo di impegno e di speranza.  Ma per parte nostra dobbiamo ricevere questa parola.

La seconda lettura asserisce che noi siamo già stati redenti, ma siamo ancora sottoposti al travaglio della sofferenza, perché questa redenzione deve diffondersi, purificare, accrescersi. É una vita nuova che deve venire alla luce gradatamente.  Lo Spirito Santo agisce già.  Ci é stato dato come anticipo.  "Una primizia", dice San Paolo nella sua lettera ai Romani.

Per tale Spirito siamo a poco a poco liberati dal male e dai suoi condizionamenti. La riuscita é sicura: il termine sarà la redenzione completa e la perfetta conformità con Cristo risorto. Ma la gloria dei figli di Dio va spettata attivamente con la sofferenza delle scelte liberatrici.  Il bene é sempre doloroso ( é una passione quaggiù ), ma ha in sé il germe della Risurrezione.

Nel Vangelo di San Matteo é narrata la vicenda del seme, immagine della parola di Dio e della sua vicissitudine. Tale parola riesce certamente, ma di fronte ad essa l'accoglienza può essere assai diversa.

Accanto all'accoglienza generosa c'é l'accoglienza incerta, disimpegnata, dubbiosa, incostante, non piena e libera. E persino ci può essere il rifiuto, neppure l'inizio della salvezza. Sono così ritratte varie categorie di uomini e di cristiani.

Ascoltare, comprendere e produrre. Ecco l' impegno di ognuno. Per non soggiacere alla condanna di chi ha ricevuto l'annunzio ma l'ha trascurato, ne ha avuto paura, si é ostinato nel male. La parabola di Gesù era indirizzata agli Ebrei: valeva per la Chiesa primitiva e le sue circostanze; vale per la comunità cristiana e per ognuno di noi.
 

Rev. Al Barozzi, New York,
Domenica 14 Luglio 2002 - XV Domenica del Tempo Ordinario