Meditazioni

»Date a Cesare quel che è di Cesare e a Dio quel che è di Dio«
 

di Vincenzo La Gamba



L'assioma: "Rendere a Cesare quello che é di Cesare e a Dio quello che é di Dio", tratto dall'odierna Liturgia,  é comunemente usato nei nostri giorni.


Quella di Gesù é una risposta semplice ad una domanda ambigua proposta dai farisei ed intesa a prendere in errore Gesù, che giustamente chiede loro: "Ipocriti, perché mi tentate?".


La domanda posta dai farisei é questa: "Gesù, é  lecito pagare il tributo a Cesare?".


Qualunque risposta, affermativa o negativa, avrebbe potuto creare a Gesù dei problemi sia con  l'autorità religiosa di Israele sia con quella civile di Roma.


Infatti  con il "sì", il suo atteggiamento verso i pubblicani sarebbe apparso dettato da compiacenza nei riguardi del loro lucroso servizio ai Romani; con il "no" i sostenitori di Erode non avrebbero esitato a denunciare la sua ribellione contro il potere stabilito.


Gesù é costretto, come Egli fa sempre con noi, a "leggere nel segreto dei nostri cuori" per rispondere come Egli sa, cioè con la lettura oggettiva delle cose.


Tradotta in termini moderni, Gesù ha parlato e risposto ad una domanda tranello, fatta apposta dai farisei, con "diplomazia" giudiziosa.


Nella Sua  c'é la risposta dell'eterno dilemma: "separazione tra Chiesa e Stato", come  regola generale. Una regola in cui si afferma la totale autonomia del potere politico, dotato di sue proprie leggi indipendentemente da Dio, dal Vangelo e, a maggiore ragione, dalla Chiesa.


Invece per i cristiani la fede e la sua espressione (quello che rendono a Dio) costituiscono un settore della loro vita contrapposto all'altro (quello che rendono a Cesare), che coinvolge non solo la politica, ma anche la loro attività sociale, professionale e a volte pure quella familiare.


Nella fattispecie a Cesare,  famigerato imperatore romano, gli ebrei dovevano pagare le tasse. Ma per i farisei e gli ebrei si poneva un problema: "Perché pagare tasse ai Romani che avevano, a torto o ragione, occupato la loro terra?".


Pagare tasse a Cesare implicava per i farisei che c'era qualcuno, che non era Dio, a dettare loro legge. Chi erano i farisei? Era gente che si applica assiduamente al commento della Legge o al rigore della loro disciplina morale che li separava dal resto della popolazione.


Erano burocrati con cervello,  ma senza cuore.


La risposta di Gesù  pone fine al  loro tranello che sembrava senza scappatoie.


Ma alla luce della giudiziosa risposta, il Signore, in verità, interroga noi dicendo: "Che cosa esige da te Cesare?".


Risposta: la propria immagine.


"Che cosa esige da te il Signore Dio Padre?". Risposta: la propria immagine.


Ma mentre  l' immagine di Cesare é sulla moneta; quella di Dio é in te!


Così  disse Sant'Agostino nei suoi Discorsi:
"Se, quando perdi la moneta, piangi perché hai perso l'immagine di Cesare, quando adori l'idolo dovresti piangere, perché fai ingiuria in te all'immagine di Dio".


C'é da rilevare comunque che quando i potenti chiedono quello che é di Dio, cioè la sottomissione assoluta a dispetto dei diritti dell'uomo, allora la Chiesa, illuminata dallo Spirito Santo, definisce quello che é di Dio e lo nega risolutamente a Cesare.


Il cristiano non separa e non deve separare la sua vita umana dalla sua vita di fede. Egli deve dare quello che é dovuto nel dominio di Cesare e nel dominio di Dio.


É questo che insegna Gesù a noi: i doveri verso Dio s'impongono a tutti. Lui e lui solo esige che si "renda" tutto, anche quello che spetta a Cesare, chiunque egli sia; anche se è un personaggio dei nostri giorni.


Il resto, cioè i doveri verso  l'imperatore Cesare, non vengono dopo, ma vanno assolti per amore del Signore, perché tale é la volontà di Dio e non di altri.


"Gesù non é stato costituito per dirimere i nostri litigi in fatto di eredità" (Luca 12, 13);  né per regolare i nostri problemi politici o di qualsiasi altra natura, perché tutto ciò rientra nella nostra responsabilità di uomini.   Ma non ci ha abbandonato a noi stessi.


L' odierna Liturgia non sottovaluta il dovere di rendere a Cesare quello che é di Cesare, ma invece esalta il potere di Dio, quello spirituale in cui alberga la nostra fede che é la sorgente di tutto, incluso le cose che "rendono" giustizia.
 

Meditazioni: «Date a Cesare quel che è di Cesare e a Dio quel che è di Dio»,  di Vincenzo La Gamba - America Oggi,  New York, Domenica  20 ottobre 2002,  XXIX di Tempo ordinario