Meditazioni

«Vegliate,
perché non sapete né il giorno, né l'ora»

 

 
di Carlo Mellace, diacono



Nell'odierno Vangelo siamo chiamati alla "vigilanza".  Un'importante esortazione se vogliamo, nel giorno in cui ci troveremo al cospetto di Dio, fare parte del gruppo dei sapienti e non degli stolti.


Per ottenere questo, dobbiamo cercare di vivere la nostra vita in "vigilante attesa".


Un giovane carcerato, scontata la lunga pena, varcò la soglia del carcere e si domandò sconfortato: "E ora dove vado? A casa non ho nessuno che mi aspetti!"


Parole che fanno rabbrividire: non essere attesi da nessuno deve essere una cosa terribile. Eppure oggi per tanta gente la vita é un viaggio verso il niente e verso nessuno: l'ateismo ha portato un'ondata di vento gelido sull'esistenza degli uomini.


Il cristiano si fa avanti con la sua fede e dice: "Io aspetto la vita del mondo che verrà". Chissà se anche i cristiani di oggi sono un popolo che aspetta il Signore e se é viva in loro questa attenzione verso il futuro.


Una prima constatazione. Un tempo si parlava serenamente della morte e se ne recepiva fortemente il suo messaggio. Il cristiano moriva nella sua casa ed era quasi un dovere raccogliere l'ultimo respiro per custodirlo nella speranza. Oggi questo mondo va scomparendo: la morte non si deve più vedere, va nascosta: essa é il moderno tabù. Negli ospedali la morte é addirittura un trapasso anonimo, quasi burocratico.


Una seconda constatazione. Oggi sta accadendo un fatto strano. L'uomo moderno é tutto proiettato verso il futuro.  Ma quale futuro?  Non più un al di là, ma un paradiso terrestre che non arriva mai o se arriva svanisce subito. Il Paradiso cristiano si é trasformato in un Paradiso umano: si lavora soltanto per stare bene quaggiù, pur sapendo che questa speranza é un'illusione.


Il Vangelo odierno proclama: "Il Regno dei Cieli é come dieci vergini che aspettano l'arrivo dello sposo".
Cioé la vita é l'attesa di un incontro; l' incontro con Dio. Con questa affermazione Gesù ci offre una presentazione della vita in netto contrasto con la nostra esperienza di ogni giorno ed aggiunge che in questa attesa alcuni si comportano da sapienti, altri da stolti, spiegando con un esempio preso dalla vita del suo tempo.


Gesù continua: "State attenti. La vita umana avrà proprio questa conclusione". Cosa accadrà?  Alcune vergini avranno la lampada accesa, mentre altre l'avranno spenta: é un'immagine questa che esprime la sapienza e la stoltezza della vita. Le vergini sapienti sono quelle che vivono nell'attesa del Signore ed impegnano tutto per custodire viva la carità. Le vergini stolte sono quelle che sciupano la vita, gli anni, le occasioni ed arrivano alla morte povere di carità.


Gesù aggiunge anche un particolare: "Le vergini stolte chiesero alle sagge: Dateci del vostro olio, perché le nostre lampade si spengono. Ma le sagge risposero: No, che non abbia a mancare per noi e per voi; andate piuttosto dai venditori e compratevene" (v v 8-9).


Come va interpretato questo particolare della parabola?  Significa che la vita comporta una responsabilità di cui ciascuno deve rendere conto in prima persona. Possiamo aiutarci, darci buoni esempi, pregare gli uni per gli altri, ma poi ciascuno é chiamato a dire un sì personale alla salvezza e all'amore di Dio. In altre parole, nessuno può chiedere la fede in prestito ad un altro: ognuno ha la sua; come nessuno può chiedere in prestito la carità o le opere buone.  Il bene non si può vendere né affittare.
La conclusione della parabola é l'insegnamento che Gesù vuol dare: "Vegliate, perché non sapete né il giorno, né l' ora" (v. 13).


Non sciupiamo gli anni, impegniamoci  per farli diventare carità. Sarà proprio la carità che farà aprire per noi la porta del banchetto nuziale e la vita raggiungerà così il suo scopo nell'incontro pieno con Dio.  Proprio questo e soltanto questo ci manca.
 
 

Meditazioni: «Vegliate, perché non sapete né il giorno, né l'ora» di Carlo Mellace, New York - America Oggi, Domenica 10 Novembre 2002 - XXXII Domenica del Tempo ordinario