Meditazioni

«Viviamo in “vigilante attesa”»
 

 
di Vincenzo La Gamba



Inizia con la Prima Domenica di Avvento il Vangelo secondo Marco,  che ci accompagnerà per tutto l'arco dell'anno denominato B  dalla Liturgia Cattolica Cristiana.

Dal Vangelo di Marco si dice che esso é "più primitivo" ed é basato sulle azioni di Gesù, più che su i Suoi discorsi.

Questa prima domenica di Avvento é  la preparazione al Natale.

Da due parole "Vegliate" (dette due volte) e "Vigilate" si deduce che la venuta del Signore avverrà in un momento avanzato, nella "notte".   É la parabola del portiere  "vigilante" che chiude il discorso escatologico di Gesù.  Il termine  "notte" é ambivalente nel linguaggio biblico.

Se usato in contrapposizione al giorno significa differenza tra male (notte) e bene (giorno).  Nell' odierno Vangelo Gesù esorta a "non trovarci addormentati" perché non si conosce il momento del ritorno del Signore: "se alla sera o a mezzanotte o al canto del gallo o al mattino".

La nostra deve essere quindi una “vigilante attesa" per vincere la sonnolenza e la stanchezza.
La notte in questo contesto non é elemento di timore o paura, bensì di speranza.

Gesù é solamente "luce" nel periodo dell'Avvento ed ancora più luce "quando nascerà in una stalla, una "luce" che poi ci dovrà accompagnare nei nostri  momenti di crisi morale e spirituale ed illuminarci per le vie impervie della vita, piene di curve invece che di rettilinei.

Quella luce non molti ce l' hanno o possiedono la grazia di "vederla".  Vivere di speranza significa stare all'erta;  "vedere" come si supera il buio della nostra quotidiana esistenza.
La vita di per sé é dura e faticosa per tutti.

Dobbiamo amarci gli uni con gli altri, ma poi ciascuno di noi é chiamato personalmente se rifugiarsi  o no nella salvezza e nell' amore di Dio. É nei momenti bui che Dio aiuta chi ne ha più di bisogno.  Sono quelli i momenti che la speranza é più di un rimedio: é la sola cosa indispensabile.

Partiamo però dal presupposto che noi non possiamo predire il futuro di speranza.

Possiamo dire che é la speranza,  il nostro futuro?

É l' uomo moderno tutto proiettato verso il futuro?

Ma poi cosa é il futuro dell' uomo moderno?

Non certo un Paradiso terrestre che non arriva mai e se arriva svanisce subito.

Un Paradiso Cristiano non  necessariamente equivale ad un Paradiso umano, inteso come lavoro, guadagno ed essere in condizioni sociali agiate quaggiù, sapendo che  questa più di una speranza é  una pura illusione.

Nel giorno in cui saremo al cospetto di Dio, sarebbe bello fare parte del mondo dei giusti e non viceversa. Per ottenere questo dobbiamo vivere la nostra vita in "vigilante attesa".
Qualche settimana fa abbiamo letto il Vangelo di Matteo che racconta lo stesso contenuto di parole di San Marco: "Vegliate, perché non sapete né il giorno né l' ora" (Mt. 25, 13).  É verissimo.

L' insistente esortazione di vigilare e stare all'erta significa che dovremmo fare a meno di ogni responsabilità personale per attendere dall'Alto le direttive dettagliate del comportamento in terra.

Una cosa é vera!  Noi ci affidiamo alle previsioni, per le quali (o attraverso le quali) possiamo basare le nostre decisioni inerenti alla nostra carriera professionale, artigianale, industriale ed economica. Ci affidiamo alle previsioni meteorologiche per il tempo di domani ed indicazioni economiche per investire i soldi.

Non sappiamo predire invece quando e se arriverà la fine di tutto, se intesa come la fine dei nostri giorni o la fine del mondo. Non possiamo predire il futuro e quindi nemmeno il futuro come speranza.

É per questa attesa,  che é obbligatorio sentire, vedere e vigilare.

È’, questa, un' attesa ed un'occasione per una rinnovata speranza se e quando ci rivolgiamo al Signore con preghiera vigilante.

Vigilanza e preghiera é un binomio indissolubile; vere virtù cardinali, asse e cardine di una vita animata dalla fede e dalla speranza.

Rimane la preghiera il migliore elemento di fede cristiana contro la "sonnolenza" ed il "sopore spirituale", che ci potrebbero privare di discernere l'ora di Dio nella nostra vita personale e comunitaria.

Se si é invece nella grazia di Dio si ha il coraggio di vigilare e la saggezza di vivere la nostra vita aspettando l' incontro con il Signore a qualunque ora!

L' attesa non si limita alla festività del prossimo Natale, ma continua ... fino al ritorno definitivo del Signore.

EGLI sta ... venendo ed i Suoi passi ...  già li stiamo ... sentendo! ...
 

 

Meditazioni: «Viviamo in “vigilante attesa”»,  di Vincenzo La Gamba - America Oggi,  New York, Domenica 1 dicembre 2002  - Prima di Avvento