Meditazioni

Attraverso la sofferenza i credenti si avvicinano a Dio
 

 
di Vincenzo La Gamba



C'è un nesso tra la prima lettura del profeta Isaia e il Vangelo di Marco: griderà di gioia la lingua del muto;  verrà dato l'udito ai sordi. Cosi, infatti, avviene il miracolo al sordomuto. Gesù gli pone le dita nelle orecchie e con la saliva gli tocca la lingua. Si aprono le orecchie ed il nodo della lingua si scioglie parlando correttamente.
L'abbiamo ripetuto molte volte che i gesti miracolosi di Gesù non hanno nulla a che vedere con la magia. In questo  Vangelo domenicale il miracolo è un semplice modo di comunicare col sordomuto, affinchè egli, assieme agli altri, si renda conto dell'azione miracolosa, perchè il miracolo ha un significato solo per chi crede.
Anche se ha guarito molti, Gesù, come Dio stesso, non ha soppresso le malattie.  Anzi è attraverso la sofferenza che i credenti si avvicinano più a Dio.

Gesù dice a Giuda che i poveri esisteranno sempre, ma non perchè essi siano migliori degli altri, ma perchè Egli è il difensore degli oppressi e dei deboli.

La chiave dell'odierna seconda lettura è invece  incentrata nella lettera di San Giacomo, secondo cui la scelta di Gesù a favore dei poveri è racchiusa in questa frase: "Dio non ha forse scelto i poveri per farli eredi del Regno?".

La predilezione divina per i poveri, rilevata nelle tre letture odierne, è una costante nella rivelazione biblica dai profeti fino a Gesù di Nazaret.

Gesù, quindi, ha fatto una scelta ben oculata, dedicando a loro la prima delle Sue Beatitudini e le parabole della misericordia, nelle quali traspare l'attenzione di Dio per ciò che era perduto.

Dio preferisce i poveri perchè ad essi è stato riservato il privilegio preferenziale della Buona Novella, cioè il Vangelo della liberazione che il Regno di Dio porta all'uomo.

Questa preferenza riflette l'atteggiamento d'equilibrio rappresentato dallo stesso Gesù.

È evidente che Egli non è stato un profeta rassegnato e fatalista, dato che ha sempre denunciato l'ingiustizia, l'oppressione e lo sfruttamento del povero, schierandosi al fianco degli umili e dei bisognosi.

Ricordiamo pure che Gesù, sin dal Suo discorso nella sinagoga, ha fatto della scelta dei poveri, degli oppressi e degli emarginati, il segno più tangibile del Regno di Dio e le valide credenziali della Sua stessa missione.
D'altra parte è anche evidente che Gesù , se è stato un rivoluzionario, è stato un rivoluzionario della parola d' amore  e non dell'odio, della speranza e non  della disperazione, del perdono e non della rassegnazione.
Una conversazione ed una parola senza amore  è un abuso umano del dono divino della parola.  L'amore non si compra. Esiste e non ha prezzo e lo si dà a chi non ne ha mai avuto oppure è contraccambiato con le persone intime e care.

Gesù ha scelto la via efficace della rivoluzione dell'amore, perchè secondo Lui è l'amore l'autentica ed unica forza per trasformare le relazioni umane, nelle quali è il gesto d'amore verso gli altri che conta più dell'amore stesso.

Infatti l'amore non si esaurisce nella sua stessa sola parola, ma si "allarga" invece ad una immensa gestualità simbolica ed affettiva.

Ogni infelicità umana nel mondo dipende dal fatto che così raramente gli esseri umani sanno pronunciare la parola giusta: Amore.

Nel mondo cristiano le crisi di fede avvengono quando vi è crisi di amore.

Ma non è per questo che Gesù è venuto in terra?
 

 

Meditazioni: «Attraverso la sofferenza i credenti si avvicinano a Dio»,  di Vincenzo La Gamba - America Oggi,  New York, Domenica 7 Settembre 2003-   XXXIII.ma  Tempo Ordinario.