Chi non porta la sua croce dietro a me, non può essere mio discepolo |
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Vincenzo La Gamba Il brano Evangelico di questa domenica è pieno di sentenze. La prima: " Se qualcuno vuole venire con me e non mette al secondo posto i suoi familiari, non può essere mio discepolo". La seconda sentenza è una delle più note: "Chi non porta la sua croce dietro a me, non può essere mio discepolo". E per sottolineare la serietà di tale scelta fondamentale per la sequela, il Signore aggiunge due brevi ma importanti parabole che esprimono la massima attenzione nel provare se stesso: il calcolo preliminare necessario per costruire una torre o per affrontare una guerra con una adeguata gendarmeria, cioè pianificare, costruire con mezzi adeguati per non incorrere nel debito (costruzione della torre) o nella sconfitta (una guerra senza armi ed uomini). Gesù conclude dicendo: "Chiunque di voi non rinunzia a tutti i suoi averi, non può essere mio discepolo". In definitiva se Gesù prima chiedeva il distacco della famiglia, adesso lo estende ai beni materiali. Il messaggio è attuale al giorno d' oggi.
Emerge, quindi, in questo testo Evangelico la figura del discepolo.
Seguire Gesù come discepolo è tutto perchè essere discepolo significa
essere credente. Sono sinonimi che coniugano la fede assoluta in Dio. Dato che il credente è chiamato ad avere parte nella vita di Cristo ed è fatto già figlio adottivo di Dio attraverso il dono dello Spirito Santo, è Gesù l' archetipo che deve seguire il discepolo fino alla totale identificazione con lui. Essere credente significa rivestirsi di Cristo ed avere i suoi stessi sentimenti nella vita e nella condotta cristiana. Nel cristiano autentico si nota una visione della vita, dell' uomo e dei problemi umani sotto una luce diversa: è la sua fede che impone una pace interiore per vincere le difficoltà quotidiane e rafforza la gioia per combattere la tristezza ed il malumore della nostra quotidianità. Ma soprattutto sono il bene e l' amore verso il prossimo, gli ingredienti principali per esercitare lo spirito di servizio ed il dividere con gli altri, i propri beni ed il proprio tempo.
Il
vero cristiano credente non è quindi (e solamente) il sacerdote, ma
tutti noi che come il sacerdote diventiamo con le opere buone i
discepoli di Cristo, cioè quelli che seguono e portano la croce senza
mai lamentarsi. Questo ci propone oggi Gesù: dedizione totale e piena responsabilità davanti a Dio, privilegiando il valore della sequela di Dio su ogni affetto umano. Ciò comporta essere e comportarsi da cristiano accettando la fede e la condotta di Gesù Cristo, Dio fatto Uomo, perchè il Gesù storico è il Cristo della nostra fede, il Figlio di Dio che costituisce l' unica via per arrivare a Lui.
Possiamo
riassumere in tre gli atteggiamenti fondamentali del discepolo: fede
profonda, speranza gioiosa e carità ardente. Un trio di cose che
costituiscono la struttura personale del cristiano credente, la sua
vita nuova in Cristo, la cosiddetta "vita teologale", perchè la sua
vita è Gesù Risorto, vincitore del peccato. |
Meditazioni: «Chi non porta la sua croce dietro a me, non può essere mio discepolo», di Vincenzo La Gamba - America Oggi, New York, Domenica 5 Settembre 2004 - XXIII.ma Tempo Ordinario