Meditazioni

Chi non vuole lavorare, neppure mangi!
 

Vincenzo La Gamba



Il tema escatologico affrontato dalla prima lettura da parte del Profeta Malachia e dal Vangelo odierno di Luca è peculiare di queste ultime domeniche dell' anno liturgico denominato C.  Ed è per questo solo motivo che l' odierno Vangelo di Luca passa (si fa per dire) in secondo piano, dando risalto invece alla Lettera di Paolo ai fedeli di Tessalonica, in cui si parla della spiritualità del lavoro. Cosa si intende per spiritualità del lavoro?
È l' attività lavorativa che per il vero cristiano ha una dimensione trascendentale, cioè rivolta alla conclusione finale con Cristo Risorto. Nella fattispecie Paolo si "scontra" con alcuni membri della comunità di Tessalonica che, dopo aver rifiutato  l' aspettativa ansiosa della parusia di Cristo, si disinteressassero del lavoro quotidiano vivendo in completo ozio "senza fare nulla in continua agitazione", dando, tra le altre cose, tanto fastidio agli altri.

San Paolo è tassativo: "Chi non vuole lavorare, neppure mangi!".  Lo stesso Paolo esorta a vivere il tempo della nostra esistenza non in oziosa agitazione, ma "lavorando in pace"   2Ts 3, 7-12). È il caso di dire che chi aspetta la venuta di Cristo ha l' obbligo di non fare niente, rendendo, quindi,  inutili gli impegni della vita lavorativa di ogni giorno.

L' odierna "Giornata del Ringraziamento" ( è il Thanksgivinig italiano) a Dio per i frutti della terra e del lavoro dell' uomo, costituisce anche "un forte richiamo ai valori perenni custoditi dal mondo agricolo e, tra questi, soprattutto al suo spiccato senso religioso".  Un richiamo pure, nel contesto di un' Europa allargata (e che allargamento!) a "ricercare rapporti di giustizia a livello continentale e a livello globale. Sarà veramente cosi?
Nell' attenzione ad attuare due principi fondamentali: quello della "destinazione universale dei beni della terra" e quello del "rispetto della terra".  Nella consapevolezza che "l' Eucarestia, il grande RINGRAZIAMENTO per eccellenza, che la Chiesa offre al Padre, è resa possibile dal lavoro della terra. Nell' Ultima Cena, Gesù ha legato il memoriale perpetuo del Suo sacrificio al pane ed al vino come frutto della terra e del lavoro dell' uomo", così come viene ripetuto in ogni Messa (questa nota proviene dal messaggio dei Vescovi per questa giornata del Thanksgiving Italiano).

La teologia spirituale classica ed attuale sul lavoro, raccolta nell' Enciclica di Papa Giovanni Paolo II  "Laborem Exercens" (1981), indica varie strade per un' esperienza personale e comunitaria. A questo scopo, il lavoro bisogna vederlo con l' ottica della realizzazione della persona; collaborazione all' opera creatrice di Dio e servizio della comunità.

Nel primo punto essendo il lavoro un puro atto personale, vi partecipa l' intera persona, in corpo e spirito. Pertanto non dobbiamo vedere il lavoro come un castigo od un modo forzato di lavorare per avere un salario, ma soprattutto come dovere e diritto; benedizione, quindi, di Dio per la realizzazione personale!

Nel secondo punto, inteso come opera di creazione, il lavoro è partecipazione e collaborazione all'attività creatrice di Dio, per questo ogni "lavoratore è un creatore" (PP 27).  Nel terzo ed ultimo punto, la fede ed il messaggio cristiano non allontanano il credente dall’edificazione del mondo, nè lo inducono a disinteressarsi degli altri e del progresso umano, ma, al contrario, gli impongono il dovere  di farlo.

Per questo motivo la cosa più importante è progredire nella dignità umana, nella pace e nell' autentica libertà.
È necessario concludere questa riflessione domenicale con il riferimento alla regola di San Benedetto da Norcia: ora et labora (prega e lavora).  Combinare il lavoro con la preghiera è come offrire a Dio nell' Eucaristia il nostro pane ed il nostro vino, frutto della terra e del lavoro dell' uomo e della donna.
 

Meditazioni: «Chi non vuole lavorare, neppure mangi!»,  di Vincenzo La Gamba - America Oggi,  New York, Domenica 14 Novembre 2004 -  XXXIII Tempo Ordinario