La messe è molta e gli operai sono pochi… |
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Vincenzo La Gamba Negli ultimi anni, mi si è presentata, più di una volta, l'occasione di verifica e bilancio dopo avere insegnato ai cresimandi quello che è chiamato in inglese il CCD, ovvero la Dottrina del Catechismo Cattolico. Ci sono stati anni buoni, ci sono stati anni più difficili. Tutto è dipeso da come i cresimandi hanno preso sul serio il corso educativo prima di ricevere il Sacramento della Cresima. In essenza si trattava di fare un esame di coscienza, un esame approfondito e se, effettivamente, si è lavorato all'altezza della situazione nel contesto della propria missione educativa: specialmente quando si pensa ai quei ragazzi "difficili", che non vogliono imparare, diffidenti (come sono tutti i giovanissimi), sino alla fine. Si genera, in questo modo, un senso diffuso di avvilimento ed impotenza, davanti al quale l'unico rimedio pare essere la rassegnazione: perchè tanto di più non si poteva. Appunto così era tentato di pensare anche Gesù, quando vide le folle - come leggiamo nell' odierno Vangelo di Matteo (9,36/10,8) - e ne "sentì compassione perchè erano stanche e sfinite, come pecore senza pastore" (Mt. 9, 36). Troppe le difficoltà e le sofferenze di quella gente che andava alla ricerca di Gesù: ma troppe pure le ipocrisie, le ambiguità che inquinavano tale ricerca. Proprio come Gesù stesso aveva fatto notare un giorno, parlando nella sinagoga di Cafarnao: "voi mi cercate non perchè avete visto dei segni, ma perchè avete mangiato di quei pani e vi siete saziati". (Gv 6, 26). Le folle cercavano il Maestro non tanto perchè volevano aderire al Suo Vangelo, ma perchè volevano soddisfare il bisogno del momento. Esattamente come fanno ancora le folle di oggi - o i tanti ragazzi "difficili" di cui sopra - la cui imprevedibilità ci manda in crisi e radicalmente ci scoraggia. Diventa esemplare la risposta di Gesù, il quale non cedette alla facile tentazione di rassegnarsi, ma si affidò alla preghiera, invitando i Suoi discepoli a fare altrettanto: "la messe è molta, ma gli operai sono pochi! Pregate, dunque, il padrone della messe che mandi operai nella sua messe! (Mt. 9, 37). Così, d' altronde, aveva già fatto Mosè, quando era salito sul Monte Sinai, durante il cammino verso la terra promessa, come testimonia la Prima Lettura di questa domenica, la undicesima di Tempo Ordinario. Anche Mosè, infatti, era avvilito e deluso davanti alla testardaggine del suo popolo, che si lamentava in continuazione e non voleva ammettere le grandi opere che il Signore aveva compiuto in Egitto. Mosè decise quindi di ritirarsi sul Monte Sinai per iniziare a pregare. Fu lassù che Mosè trovò la forza e lo slancio necessari per affrontare le lamentele del suo popolo, forte della promessa che il Signore fece a lui: “Io sarò con te... Io sarò con la tua bocca e ti insegnerò quello che dovrai dire" (Es 3,12. 4,12).
Proprio questa
promessa si rinnovò sul Monte Sinai, quando Mosè vi salì per pregare.
E proprio a questa promessa si riferì Gesù, quando invitò i Discepoli
a pregare "il padrone della messe" per le folle stanche e sfinite. E tuttavia Gesù confidava nella promessa del Padre e voleva che i Suoi discepoli facessero altrettanto, recandosi nei villaggi per predicare che "Il Regno dei Cieli è vicino". Così può accadere, ancora oggi, per i tanti educatori che si trovano con una delusione in corpo. Anche per loro, come per tutti, si rinnova l' invito incoraggiante di Gesù: gratuitamente avete ricevuto, gratuitamente date" (Mt. 10, 8).
E allora la
rassegnazione lascia spazio alla memoria del dono ricevuto, al punto
che diventa possibile ricominciare, con la pazienza di chi sa
attendere che sia il Signore a compiere l' opera iniziata. |
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Meditazioni: «La messe è molta e gli operai sono pochi…», Vincenzo La Gamba - America Oggi, New York, Domenica 12 Giugno 2005 - XI.ma Tempo Ordinario |