Una spiga di grano vale più |
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Vincenzo La Gamba Immaginiamo di essere in cima ad una collina ed intorno a noi c'è un campo, così come è descritto nel brano evangelico odierno.
Immaginiamo che
vi sono delle comunità. Vi sono i buoni cristiani, le persone miti,
docili e vi sono pure i ribelli, i peccatori, gli indifferenti, i non
cristiani. Si fa fatica a distinguere chi fa parte del grano o della
zizzania. Se continuiamo a guardare quel campo, notiamo delle piante
che contengono sia del grano, sia delle zizzanie. Chi ha, in tutta onestà, il coraggio di definirsi cattivo? Tutti desideriamo di non essere cattivi, per cui pretendiamo di essere tutti buoni. Ma come si fa ad essere buoni, se si vive in una società ostile, senza cuore, dove tutto è interesse o convenienza. Ognuno di noi subisce ingiustizie, violenze, oltre alle sofferenze fisiche e morali.
Penso che il
bene esiste in noi, più che il male, perché Dio ha seminato il bene,
quindi il bene è esistito prima del male. Oppure: esisteva il male e
Dio ha creato il bene? Certa è una cosa: tutti pensiamo di essere
buoni. Beato chi ha ricevuto tanto bene da essere buono. Dio ci ha
fatto una promessa: il male trionferà sul bene. Benedetto il Signore, che fa vedere il bene che c'è in noi e ci ama anche quando siamo accecati dal male, perché Dio è misericordia e perdono. Benedetto il Signore Gesù che viene a servire la nostra vita, prendendo su di sè tutta la sua fatica che facciamo a credere e a sperare fino a quando il bene prenderà il sopravvento sul male. Cosa ci resta da fare? Stare dalla parte dove c'è il grano, perché ci consideriamo buoni, ma non siamo nella grazia del Signore? O mettere in noi la zizzania come contrasto alla pianta del grano, che cresce meglio quando non c'è la zizzania?
La domanda
finale è questa: come diventare e rimanere buoni allo stesso tempo. La
risposta è una sola: metterci nelle mani di Dio, perché Egli ci sta
sempre a guardare, scruta nei nostri animi, vede la nostra
conversione. La parabola ci offre due sguardi: quello dei servi che si fissa sulle erbacce; quello del Signore che vede il buon grano. Noi dobbiamo imitare il Signore nella sua positività. Ciascuno di noi deve adottare la forza della positività, solare, vitale. Perché, in fondo, il nostro spirito è capace di cose grandi solo se ha grandi traguardi, grandi passioni, grandi desideri. Per arrivare a ciò, non bisogna, fondamentalmente, preoccuparsi della zizzania, in parole semplici, non preoccupiamoci dei difetti, delle debolezze, ma convergiamo sempre nella traiettoria di un ideale grande, una profonda venerazione per la bontà, misericordia, accoglienza, libertà che Dio ci ha dato. Facciamo in modo che essi erompano in tutta la loro positività, in tutta la loro potenza, permettendo alla zizzania di non crescere, perché tutto il nostro essere possa rifiorire nella luce.
La morale di
questo odierno Vangelo è questa: la fecondità del frutto buono può
distruggere le erbacce attorno ad essa, perché agli occhi di Dio il
bene è più forte del male, per cui il buon seme conta più della
zizzania del campo. Una spiga di buon grano vale più di tutte le
erbacce della terra! |
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Meditazioni: «Una spiga di grano vale più di tutte le erbacce della terra!», Vincenzo La Gamba - America Oggi, New York, Domenica 17 Luglio 2005 - XVI.ma Tempo Ordinario |