CHIESA, SACRAMENTO DI UNITA’ E SALVEZZA |
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Vincenzo La Gamba Oggi ricorre il quarto anniversario del crollo delle due torri gemelli. Sembra ieri, ma sono trascorsi la bellezza di 1451 giorni. Il Vangelo odierno di Matteo calza bene nella triste occasione, che porta alla memoria solo cose penosamente tristi.
Pietro chiede a
Gesù: "Signore, quante volte dovrò perdonare al mio fratello, se pecca
contro di me? Fino a sette volte sette?" E Gesù risponde: "Non ti
dico fino a sette, ma fino a settanta volte sette". In altre parole,
sempre. Il Vangelo odierno è facile da capire nella linea narrativa, ma il suo insegnamento è abbastanza difficile da mettere in pratica, soprattutto quando la fede e l'amore sono deboli e, invece, lo spirito di vendetta, l'odio pieno di rancore e l'aggressività innata sono forti. È il perdono un atteggiamento da vili? Ci costa molto perdonare e rompere il circolo vizioso dell'odio e della vendetta? Ci sono momenti in cui, anche con la migliore disposizione di animo, uno esclama: "Questo è troppo; adesso non ne posso più! È mai possibile che essendo di animo buono, passo pure per stupido?" Siamo tentati di dare una dimostrazione di forza davanti all' insulto, alle tragicità della vita, agli attentati terroristici, alle calunnie e alla mancanza di considerazione. La cosa più normale per noi (ed anche la più facile) è vendicarsi quando si può o, almeno, conservare rancore in attesa di poterlo fare. La vendetta è il piacere dell'offeso e l'odio carico di rancore è l'unica ricchezza certa del più debole. L'America è andata a combattere (con il consenso di molti e il dissenso di tanti) in Afaghanistan e in Iraq. Sono morti migliaia di persone, tra civili, militari statunitensi ed alleati. Si combatte ancora e chissà quanto dureranno queste due guerre.
È difficile
entrare in merito per chi è patriota americano o chi è genitore o
parente delle tremila vittime dell' 11 settembre.
Sappiamo tutti,
tra le altre cose, che Giovanni Paolo II ha perdonato l'assassino, che
gli sparò, in Piazza San Pietro, quel 13 maggio 1981. Per il Papa è
stata più straordinaria l' esperienza del perdono, perché, grazie all'
esempio di Gesù, riuscì a perdonare Alì, mentre il mondo lo ammirava
per la sua umile condotta cristiana. Perdonare non è facile. È come paragonare l' orgoglio all' umiltà. Mentre l' orgoglio genera prese di posizioni irrazionali e peccaminose, l' umiltà predica il contrario, per cui l' uomo orgoglioso fa peccato davanti a Dio e l' umile si esalta di fronte a Lui. Voi direte che non è giusto! Ma se non condividete questo, significa che non si è buoni cristiani. D' altro canto chi riceve un torto non ha torto, ma ha torto colui che fa un torto all' altro. Dobbiamo sempre percepire che il Vangelo è la “Parola" della fratellanza nella strada, negli uffici, nel vicinato. Il Vangelo non insegna gesti di vendetta e di rancore, ma predica la misericordia di Gesù nella nostra vita, sapendo di essere conciliati con Dio per mezzo di Cristo Gesù.
Come comunità
cristiana, i credenti devono essere riconciliati nel loro interno,
così come per essere evangelizzatrice la nostra comunità religiosa
deve essere prima evangelizzata. La Chiesa, dunque, deve presentarsi
alla comunità come di fatto è: sacramento di unità e di salvezza. Il
resto conta poco, anche se sono in molti a dire il contrario. Ma non
sono cattolici cristiani. |
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Meditazioni: «CHIESA, SACRAMENTO DI UNITA’ E SALVEZZA», Vincenzo La Gamba - America Oggi, New York, Domenica 11 settembre 2005 - XXIV.ma Tempo Ordinario |