LA PORTA CHE CONDUCE A GESU’ |
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di Vincenzo La Gamba Non è da tutti fare questa domanda: "Signore, sono pochi quelli che si salvano?". È la domanda chiave dell' odierno Vangelo di Luca, pronunciata da uno sconosciuto a Gesù. La domanda non esclude il pensiero teologico nel corso della storia, visto che, per esempio, i Pelagiani nel V secolo affermavano che l'uomo potesse salvarsi solo grazie alle capacità del proprio libero arbitrio, mentre in epoche successive i Giansenisti ritenevano, al contrario, che solo la grazia di Dio può concedere la salvezza. Molti non sanno cosa è la salvezza. Ad altri non importa salvarsi perchè non credono nella salvezza. Noi credenti cristiani saremo privilegiati se, alla fine dei nostri giorni, ci salveremo non in base a quello che abbiamo fatto per noi, ma per quello che abbiamo fatto per gli altri. Se abbiamo fatto niente non abbiamo capito il vero significato della vita. Se invece abbiamo fatto tanto per il prossimo e lo abbiamo fatto perchè amiamo il prossimo, allora è il caso di dire che "non sono pochi quelli che si salvano". Ma la giusta risposta la dà a noi lo stesso Gesù che, alla domanda dello sconosciuto, replica: non è importante chiedersi CHI sarà salvato, nè QUANTI siano quelli che si salvano, ma piuttosto ADOPERARSI per essere salvati. In Gesù Cristo, come poi affermerà San Paolo, la salvezza diviene un fattore non limitato ad una sola categoria di persone, nè ad una elite di gente, ma è un fattore che scaturisce da un dono divino che tocca l'universalità. Tale è pure il concetto che vediamo espresso nella Prima Lettura del Profeta Isaia: Dio raduna tutti i popoli nonostante le varie lingue. In altre parole, tutti gli uomini sono destinati alla salvezza, poichè Dio in Cristo ha voluto recuperare tutto il genere umano nel progetto della redenzione. Tuttavia è necessario ADOPERARSI per essere salvati. Come? Imitando le parole di Gesù nel brano evangelico di questa domenica: "....passando dalla porta stretta...". Con questo termine "porta" Gesù indica se stesso: è Lui la via di accesso al Padre e pertanto è Lui che conduce alla salvezza. Il problema è che per accedere attraverso questa "porta" non è poi tanto semplice, perchè se lo fosse non avremmo avuto bisogno del Figlio di Dio che si è immolato per i nostri peccati in cambio della salvezza umana. Ho capito meglio il significato della parola "porta" dopo avere letto di recente una preghiera proprio sul termine "porta", che recita: "Sono una porta, O Signore. Piccola o grande, modesta o maestosa, semplice o artistica.... sono presente dovunque: nelle case dei poveri, nei palazzi sontuosi, in Chiese disadorne come nelle cattedrali imponenti. L' uomo, O Signore, confida troppo in me per la sua difesa da ladri, nemici, invasori, ma segno di grande civiltà sarebbe anche se ogni Nazione, ogni popolo aprisse più ampiamente le porte dei propri confini consentendo allo straniero di non sentirsi discriminato e tenuto lontano dal pane, dalla vita e dalla libertà. Che bello sarebbe, O Signore, se accanto a me, accanto a tutte le porte di case, di Chiese, di Nazioni, ardesse sempre un lume per dire ad ogni viandante: "fermati, entra, siedi a mensa con noi, spezziamo insieme il pane della fraternità e dell' amicizia per un pasto meno solitario e triste". Infine, o Signore, aiuta tutti i tuoi figli a guardare serenamente alla loro morte, come ad un sorella, anzi come ad un porta. I suoi battenti si chiuderanno sulla scena di questo mondo, ma si apriranno sulla luce e sulla bellezza del Tuo Volto, il volto della salvezza. Una porta che porta a te Signore, la ”PORTA"'.
Parole ispirate, non vi pare? Sono, in verità, parole semplici
perchè la "porta" che porta a Gesù non deve essere necessariamente
lussuosa ma semplice, come quella di un famoso quadro in cui si vede
un uomo che bussa alla porta "senza maniglia" e Gesù gli apre la
"porta" perchè è degno di appartenere al Suo Regno. |
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Meditazioni:
«LA PORTA CHE CONDUCE A GESU’»,
Vincenzo La Gamba - America Oggi, New York,
Domenica 19 Agosto 2007 - XX.ma Tempo Ordinario |
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Domenica 19 agosto 2007 |