Camminare nella luce del Signore |
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di Vincenzo La Gamba Da questa domenica inizia l'Avvento. E ricomincia il nostro pellegrinaggio attorno al mistero di Cristo: pellegrinaggio sempre nuovo, che promette orizzonti nuovi per la nostra vita; pellegrinaggio carico di attese e di speranze. Eppure pellegrinaggio segnato dalla medesima fatica, da quella fatica che avvolge e spesso imprigiona le nostre esistenze. Perché sempre uguale è la fatica che segna i giorni dell'uomo, fatica che ricomincia sempre da capo e non conduce mai a nulla. "Come fu ai giorni di Noè: mangiavano e bevevano, prendevano moglie e marito, fino a quando Noè entrò nell'arca, e non si accorsero di nulla..." , racconta l' odierno Vangelo. Ecco la fatica che segna la vita dell'uomo fin dal principio: è la fatica dell' uomo ripiegato sul suo presente, e tutto preso dall'opera di aggiungere al presente quello che manca: sempre da capo sembra che ciò che manca sia poco, che la pienezza della vita sia vicina; ma poi invece questa pienezza sfugge inesorabilmente dalle mani. Appunto a questa fatica somiglia la nostra fatica quotidiana; e davanti ad essa il nostro pellegrinaggio attorno al mistero di Cristo sembra perdere la sua freschezza e la sua novità. Vorremmo riprendere con entusiasmo, ripartire con nuovo slancio, perché sappiamo che solo il Signore Gesù ha parole di vita; eppure ci sentiamo come impotenti davanti ad una fatica che sempre ci blocca. Ma come spezzare questa spirale? L'Avvento spezza questa spirale, insegnandoci la virtù dell' attesa, perchè di virtù si tratta : "Fratelli, è ormai tempo di svegliarvi dal sonno, perché la nostra salvezza è più vicina ora di quando diventammo credenti". La via di uscita sta nello svegliarci da questo sonno mortale e nel saper attendere: alzare finalmente lo sguardo e attendere la salvezza che cerchiamo. Attendere è difficile, specialmente oggi, abituati come siamo ad avere tutto e subito, a cercare soluzioni facili e veloci. Eppure attendere è necessario, perché solo attendendo impariamo a gustare le sorprese di ogni giorno; e soprattutto impariamo ad accorgerci degli altri come presenze promettenti, che non minacciano ma incoraggiano il nostro cammino. Il tempo dell'Avvento non è alzarci la mattina per fare lo shopping natalizio, ma alzarsi e levare lo sguardo a Dio, in modo che il nostro sguardo sia in senso verticale e non orizzontale. Il nostro è diventato uno sguardo piatto, fisso all'orizzonte: cosa farò un mese, sei mesi, un anno? Alzando lo sguardo abbiamo modo di "guardare" Gesù. Ecco perchè viene Gesù Bambino a Natale: per convertirci e farci capire che è venuto il tempo della veglia e della preghiera. Il Buon Gesù Bambino davvero può dare un volto e un nome alla nostra ricerca, al nostro desiderio di pienezza, alla nostra sete di verità e di vita; e lo può fare perché in Gesù ha abitato la nostra storia e la nostra stessa fatica di vivere, con un amore e una premura inaspettate. L'Avvento allora ci spinge a "camminare nella luce del Signore"; ci spinge a svegliarci per attendere che ancora si rinnovi il "miracolo" della storia di Gesù; e cioè che ancora accada in mezzo a noi il Regno del Padre, dove tutti possiamo trovare protezione e fiducia.
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Meditazioni:
«Camminare nella luce del Signore», Vincenzo La Gamba - America
Oggi, New York, Domenica 2 Dicembre 2007 - Prima d' Avvento |
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