La vigna del Signore
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di Vincenzo La Gamba Questa é la terza settimana in cui si parla di "vigna". Spesso nelle parabole di Gesù si parla di un padrone della vigna e dei suoi servi per esprimere il nostro rapporto con Dio. Solo chi ascolta con attenzione le parabole sui servi, capirà più profondamente che cosa vuol dire "non vi chiamo più servi, ma amici". Oggi in particolare ci è chiesto di identificarci con il padrone della vigna. Nella parabola, noi abbiamo il ruolo del padrone. Nel gioco della vita, scopriamo che in realtà siamo i vignaioli, e non è detto che siamo quelli buoni, a cui il padrone affiderà la vigna per farla fruttificare. Ma il gioco della parabola serve a farci capire che esiste una parte della nostra vita di cui noi siamo i padroni, o meglio: siamo responsabili. Nessun altro può assumersi la nostra responsabilità. Gesù ci invita a prenderla sul serio, e a confrontarci con lui da uomini liberi. Il punto di svolta della parabola è la stagione della vendemmia, in cui i vignaioli sono chiamati a consegnare i frutti al padrone. Si tratta di riconoscere che la vigna è affidata a loro, ma non appartiene a loro. É questa la differenza di fondo. Il frutto non è per il loro interesse personale, ma ha un'altra destinazione. I vignaioli della parabola si sentono ormai padroni della situazione, e non più responsabili per conto di un altro. Viene spontanea una domanda: perché il padrone affida la vigna ad altri? Chi legge la parabola trova un pò strano che dopo tanta cura, tanta meticolosa dedizione (pianta la vigna, costruisce il muro, il frantoio, la torre...) il nostro padrone della parabola se ne vada, lasciando ad altri la coltivazione. Però rileggendo attentamente la parabola, notiamo invece che affidare la vigna ad altri è l'ultimo gesto di cura affettuosa che egli riserva alla sua vigna, affinché possa essere curata e nelle condizioni di dare buoni frutti. Per ogni contadino, la vigna é il campo prediletto. Noi siamo la vigna di Dio ma spesso, deludiamo Dio. Quindi se il Regno, alla fine, sarà dato ad un altro, forse inizierà da capo la conta della speranza o della delusione. Così é il nostro Dio. Ma c'é di più. La parabola dell'amore deluso non si conclude con fallimenti. Tutt'altro. Tra Dio e l' uomo, le sconfitte servono a fare meglio trionfare l' amore di Dio. Il Suo Regno é una casa nuova la cui "pietra angolare" é Cristo e solo Cristo; una vigna nuova dove la vite vera é Cristo e solo Cristo! Il Regno é "dato ad un popolo che lo farà fruttificare". Così narra il Vangelo odierno, e la vigna sarà donata a chi sa fare i buoni frutti che Isaia enumera: "aspettavo giustizia, attendevo rettitudine, non più grida di oppressi, non più sangue". Il frutto che il Padrone attende, non riguarda il suo proprio interesse, ma il volto dei suoi figli non più umiliato. Il mondo é di Dio, non dell' uomo che vuole controllare il mondo di Dio, ma é dato a chi lo rende migliore, con umiltà ed amore, a chi fa crescere vigne come vele per l' arca della sua storia.
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Meditazioni:
«La vigna del Signore», Vincenzo La Gamba - America Oggi,
New York, Domenica 5 Ottobre 2008 - XXVII Tempo Ordinario (ANNO A) |
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