Negli avvenimenti piccoli o grandi della nostra vita personale Cristo viene e ci chiama a seguirLo
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di Vincenzo La Gamba Oggi celebriamo la penultima domenica dell'anno liturgico B. E' dunque trascorso un altro anno liturgico e ci apprestiamo a vivere il periodo dell' Avvento.
La Chiesa c'invita a riflettere sulla
speranza cristiana: il grande ritorno di Gesù, che c' invita a
guardare ai segni premonitori di questa venuta, ma di fatto oggi
nessuno ha paura dell' imminenza della fine del mondo. E
questo é molto significativo. Così la liturgia odierna invita i cristiani a considerare tutte le cose nel loro aspetto di eternità basandosi sulle certezze che la fede garantisce e cioè che la creazione sarà trasfigurata dallo Spirito. Inoltre Cristo ritornerà. Poco importa quando. Noi non sappiamo "quando" ciò avverrà, ma possiamo esser certi che avverrà. Cosa noi sappiamo dalla lettura di oggi è che il Figlio dell'Uomo compare, al termine di un periodo dalla durata indeterminata, particolarmente agitato (Mc 13, 24-32) e che "l' uomo é in grado di capire i segnali delle stagioni". Si legge ancora: "Il sole si oscurerà e la luna non darà il suo splendore. Gli astri si metteranno a cadere dal cielo e le potenze che sono nei cieli saranno sconvolte". Indubbiamente sono segnali catastrofici. Per un credente tutto quello che é catastrofico nel mondo, ha un senso positivo perché é motivo di speranza: segna la nascita di un mondo nuovo e di una nuova creazione. É da rilevare che tutte le immagini sopradescritte provengono dalle scritture degli ebrei. La base letteraria che ha a che fare con la fine del mondo si chiama "Apocalittica", parola che significa "rivelare". Questo tipo di scrittura sa di puro mistero. Gesù, attraverso il Vangelo di San Marco, parla della fine del mondo ai suoi interlocutori con un linguaggio a loro familiare, per questo capibile e condivisibile per molti dell'udienza. E Gesù nell'odierno brano evangelico termina in questo modo: "Il cielo e la terra passeranno, ma le mie parole non passeranno. Quanto poi a quel giorno o a quell'ora, nessuno li conosce, neanche gli angeli nel cielo, e neppure il Figlio, ma solo il Padre." Questa ignoranza (chiamiamola benevolmente così) del Figlio di Dio non deve sorprenderci più di tanto: Gesù ha assunto totalmente la condizione umana, eccetto il peccato, che si assume persino i limiti. A noi basta sapere con certezza che "il giorno del Signore" verrà, per cui dobbiamo affidarci al Padre con atteggiamento di fede e di fiducia. Ed é proprio questo atteggiamento di veglia che ci consente di scorgere (tra gli avvenimenti piccoli o grandi della nostra vita personale, della vita della Chiesa e di quella del mondo), le continue venute di Cristo, che ci fa segno e ci chiama a seguirLo giorno dopo giorno.
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La
Gamba Vincenzo
- Meditazioni: «Negli
avvenimenti piccoli o grandi della nostra vita personale Cristo viene e
ci chiama a seguirLo», America Oggi, New York, Domenica 15 Novembre 2009, XXXIII
DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO (ANNO B) |
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