Il profeta che vuole svegliare chi è oggetto del quieto vivere è rifiutato dagli uomini
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di Vincenzo La Gamba " Nessuno e' profeta in Patria." Quante volte abbiamo sentito questa frase che non viene necessariamente applicata nell' ambito religioso. E' un' ormai una classica espressione che ci ha abituati a non apprezzare l'uomo più che le sue azioni. Sorge quindi una spontanea domanda: perché, in questo Vangelo domenicale, gli uomini rifiutano il profeta che parla in nome di Dio, un personaggio che vuole svegliare chi e' oggetto del quieto vivere, condannando altresì le vie sbagliate che percorrono: li invita a cambiare vita e a mettersi sulla strada indicata dal Vangelo e dal modello di Cristo. A Nazaret rifiutano Gesù, perché Gesù chiedeva un cambiamento radicale di vita, di abitudini, di mentalità. Allora trovano tanti pretesti per sfuggire all’ammonimento del profeta. Il mondo ha bisogno di profeti del Vangelo. Oggi più di ieri. Anch’ io sono invitato a testimoniare il Vangelo con la vita e la parola, in tutte le situazioni di ogni giorno. Però, mi pongo questa domanda: come accolgo Gesù, che ogni giorno m’invita alla conversione? I miei criteri di giudizio, di scelta, non entrano in crisi quando leggo il Vangelo? È una verifica che dovrei fare nella preghiera. Rievochiamo l'odierno Vangelo. Dalla meraviglia si passa alla indignazione. Nazaret passa in fretta dalla fierezza e dalla festa per quel suo figlio straordinario che torna, ad una sorta di furore omicida. Da dove nasce questa furia contro Gesù? Sicuramente dal fatto che Egli rivela ai suoi "compaesani" il loro errore più drammatico : si sono sbagliati su Dio. I compaesani di Gesù non sopportano che Gesù sia un profeta: avrebbero preferito che Egli fosse un super-man. «Fai anche da noi i miracoli di Cafarnao!», gli rimproverano. Leggete bene queste parole: i compaesani vogliono da Gesù i miracoli; vogliono che i progetti di Dio si adeguino ai loro progetti. E Gesù risponde parlando di un Dio Padre, delle vedove di Sidone e dei lebbrosi di Siria. Gesù risponde: "Nessuno è profeta in patria", espressione che noi comunemente, diciamo, ma che ci viene fornita dall' odierno Vangelo. Come Lui, il profeta non ha patria, se non il mondo. "Non farò miracoli qui" - dice Gesù - "Li ho fatti a Cafarnao, li ho fatti a Sarepta e nel corpo del lebbroso: il mondo è pieno di miracoli eppure non bastano mai. Perché voi preferite i miracoli alla parola di Dio?" Tra lo stupore e lo sdegno, il brano evangelico domenicale è segnato da un dubbio sul profeta di casa, iniziato così: "Non è il figlio di Giuseppe?". Lo dicono in tanti. Certo che lo è! Un profeta deve essere un uomo straordinario, dotato di carismi eccezionali, altrimenti che profeta è. Salgono i dubbi dei compaesani. Ragionano così: "Che la profezia sia nel quotidiano, nel figlio di Giuseppe, il falegname, in uno che non è neanche sacerdote, neppure scriba istruito, questo ci pare impossibile.
È il figlio di Giuseppe. Lo conosciamo bene, so cosa pensa, vedo
come lavora. Che cos' ha più di noi?" Va da sè che Gesù, pur non
"essendo un buon profeta in patria", aveva qualcosa più di loro: lo
Spirito, quello Spirito che anche oggi scende proprio nel
quotidiano, fa delle case il suo tempio. È in tutti i luoghi dove la
vita celebra la Sua liturgia e rivela ai piccoli i segreti del
Regno. E ci chiama a conquistare un cuore puro capace di ascoltare
ogni creatura. "Beati i puri di cuore" perché vedranno tracce di Dio
dovunque, perché vedranno profeti, e vedranno lo Spirito, che
accende i suoi roveti all'angolo di ogni strada. |
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La Gamba Vincenzo - Meditazioni: «Il profeta che vuole svegliare chi è oggetto del quieto vivere è rifiutato dagli uomini», America Oggi, New York, Domenica 31 Gennaio 2010, IV DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO (ANNO C) |
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