"La casa costruita sulla roccia e la casa costruita sulla sabbia" Il segno dell'autenticità lo troviamo nell'amore, nell'amore che si esprime nel sacrificio di sé, nella pazienza, nella sollecitudine e sopratutto nell'obbedienza alla Parola
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di Vincenzo La Gamba Il Vangelo di oggi narrato da Matteo mette in luce il messaggio di Gesù' nella giusta prospettiva: “Non chiunque mi dice: "Signore, Signore", entrerà nel Regno dei Cieli, ma colui che fa la volontà del Padre Mio che è nei cieli”. “Signore, Signore”, invocazione vuota, priva di volontà di operare il bene. “Signore, Signore, non abbiamo forse profetato nel tuo nome? E nel tuo nome non abbiamo forse scacciato demoni? E nel tuo nome non abbiamo forse compiuto molti prodigi?”, prodigi, profezie fatte solo come esibizione. A qualcuno può sembrare che le parole del Vangelo di oggi si riferiscono al fatto che uno può avere doni, ma se non ha poi la carità viene condannato da Dio. Ma, dire questo vuol dire che Dio concede i suoi doni a chi ha nel cuore il male, e così i doni di Dio convaliderebbero davanti agli uomini chi invece va rifiutato. Si darebbe ragione al Sinedrio, che di fronte al miracolo della Risurrezione di Lazzaro ammise che l'opera veniva da Dio, ma nello stesso tempo disse che colui che ne era stato il tramite era un perverso. Il Sinedrio giunse a questo, sorpassando la versione precedente che diceva che i miracoli di Gesù erano fatti in nome di Belzebul. La verità è che Dio non concede i suoi doni a convalida della menzogna. Le parole del Signore vanno dunque messe in pratica, e quindi devono diventare fatto interiore espresso nell'esteriore mediante le opere. Dunque, amiamo coi fatti e nella verità. Non si ama Dio dicendo “Signore, Signore” e poi disobbedendo alla sua parola. Non si ama Dio compiendo le opere senza avere l'amore. Non si ama Dio partecipando alla Messa in modo formale, senza partecipazione della mente e del cuore. Non si ama Dio quando si prega con il cuore assente perché non obbedisce alla Verità. Dire “Signore, Signore”, è precisamente nominare il nome di Dio invano, cioè senza amore, senza verità. Nominarlo solo per essere notati, ammirati, come facevano i farisei ai lati delle piazze. Cari fratelli e sorelle in Cristo: il segno dell'autenticità lo troviamo nell'amore, nell'amore che si esprime nel sacrificio di sé, nella pazienza, nella sollecitudine e sopratutto nell'obbedienza alla Parola. Le nostre opere sono necessarie usando le virtù della pazienza, benevolenza, fratellanza, solidarietà che non devono rimanere fatti nostri interiori, ma si devono esprimono all'esterno nelle opere. I frutti dello Spirito Santo (Gal 5, 22) non procedono dalla farisaica osservanza della Legge. La Legge non produce di per sé questi frutti, ma questi frutti non esistono senza espressione esterna, senza opere. “Amiamo coi fatti e nella verità”, ci dice san Giovanni (1Gv 3.18). Senza i fatti tutto diventa ipocrita. Perciò prima di celebrare una persona esaminiamone la pazienza, la docilità, l'obbedienza, così eviteremo di dare credito a chi dice “Signore, Signore” nominando il nome di Dio invano. Eviteremo di cadere noi stessi in un dire “Signore, Signore”, senza avere nel cuore l'amore e l'obbedienza all'Amore nei fatti e nella verità.
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La Gamba Vincenzo - Meditazioni: «"La casa costruita sulla roccia e la casa costruita sulla sabbia". Il segno dell'autenticità lo troviamo nell'amore, nell'amore che si esprime nel sacrificio di sé, nella pazienza, nella sollecitudine e sopratutto nell'obbedienza alla Parola», New York, www.galatro.org, Domenica 6 Marzo 2011, IX DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO (ANNO A) |
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