Meditazioni

"Andò, si lavò e tornò che ci vedeva"
 

Quante volte abbiamo visto spegnersi occhi intelligenti e acutissimi che dicevano di vedere e prevedere anche il domani. Basta una lacrima e i contorni delle cose si oscurano, anzi gli orizzonti vengono a spegnersi. Come? Basta il velo di qualche lacrima, un evento doloroso, una perdita cara, un lutto di un caro amico, ed ecco che diventiamo come ciechi: il cielo si fa nero e ogni strada è senza uscita

 

 

di Vincenzo La Gamba

Ricordo che qualche anno fa  ha fatto molta impressione in tutta Italia, e non solo in Italia, la notizia della fede o della conversione del grande pittore Renato Guttuso, bagherese di nascita.

Molti si sono come scandalizzati, come se fosse un reato, una cosa brutta che squalifica l'uomo "entrare nella verità e nella luce".

 

Altri si sono rallegrati. Ma i più si sono interrogati seriamente sulla presenza di Dio nella vita e nel mondo. E così, in un momento di "false religioni" e di cecità, chiamate visioni della vita, spunta prepotentemente ancora una volta, Cristo, luce del mondo. 

 

Il Vangelo di oggi racconta la conquista della luce. Quante volte abbiamo visto spegnersi occhi intelligenti e acutissimi che dicevano di vedere e prevedere anche il domani. Basta una lacrima e i contorni delle cose si oscurano, anzi gli orizzonti vengono a spegnersi. Come? Basta il velo di qualche lacrima, un evento doloroso, una perdita cara, un lutto di un caro amico, ed ecco che diventiamo come ciechi: il cielo si fa nero e ogni strada è senza uscita.  

Ritornando al pittore siciliano, avesse potuto dipingere un quadro Renato Guttuso, nella pienezza della fede, certamente avrebbe dipinto questo quadro del Vangelo di oggi: e chissà con quale luce e colori, egli che di luce e colori era un vero Maestro!.

 

La Quaresima provoca anche noi a ricordare il momento del Battesimo, in cui i nostri occhi sono stati come plasmati dal sacerdote perché si schiudessero alla luce che è Cristo.

 

Chi è un cieco nato? Uno che non sa cosa sia la bellezza delle creature illuminate; uno che vive senza poter dare volto alla persona che gli è accanto; al cielo, che gli splende sopra la testa, ai colori, che formano l'arcobaleno del creato, al fiore, che a volte sembra una nota del concerto dell'arte con cui Dio ha dipinto la sua opera; uno che soprattutto non sa cosa sia fissare negli occhi una persona cara e amarla.

 

Deve essere di una tristezza profonda avere gli occhi e non vedere, affidandosi alla immaginazione, costretti a camminare per le vie con un bastone tra le mani, indovinando e non capendo gli ostacoli!
D'altra parte la persona che non ha la fede, che non conosce Gesù – la sola verità che illumina il mondo, dà senso ai fatti, profondità all'amore, gusto a tutto ciò che siamo e facciamo, affetti compresi – che ne sa della luce?

O meglio con quale luce cammina? O ancora meglio: alla luce di che cosa giudica le cose e vive? 
 

Io ne conosco molti di questi "ciechi" che non "vedono" la bellezza del vivere, dando la loro vita perché gli altri siano felici; che non vedono la povertà dello spirito perché pieni della ricchezza del regno dei cieli; che non vedono la felicità di essere amati da Dio, chiusi nel loro egoismo che è la perfetta cecità;  che non "vedono", infine, che quella che loro chiamano civiltà è invece una tragica fiera delle vanità.

 

Chi rompe questa cecità è Gesù: "la luce"; come ci è stato descritto nell' odierno Vangelo. Non sappiamo cosa il cieco nato abbia pensato della bellezza del creato che finalmente scopriva; immaginiamo la nausea di trovarsi di fronte alla ottusità dei farisei che, anziché glorificare Dio per quanto aveva fatto, lo scacciano dalla sinagoga come un bestemmiatore.

Ma sappiamo che i suoi occhi finalmente si sono riempiti di luce quando hanno visto in faccia la sua salvezza: Gesù Cristo.

 

La Liturgia di oggi Domenica 3 Aprile 2011, IV DOMENICA DI QUARESIMA - LAETARE (ANNO A)

Vangelo (Gv 9,1-41)
Andò, si lavò e tornò che ci vedeva

 Dal Vangelo secondo

In quel tempo, Gesù passando vide un uomo cieco dalla nascita; sputò per terra, fece del fango con la saliva, spalmò il fango sugli occhi del cieco e gli disse: «Va’ a lavarti nella piscina di Sìloe», che significa “Inviato”. Quegli andò, si lavò e tornò che ci vedeva. Allora i vicini e quelli che lo avevano visto prima, perché era un mendicante, dicevano: «Non è lui quello che stava seduto a chiedere l’elemosina?». Alcuni dicevano: «È lui»; altri dicevano: «No, ma è uno che gli assomiglia». Ed egli diceva: «Sono io!».
Condussero dai farisei quello che era stato cieco: era un sabato, il giorno in cui Gesù aveva fatto del fango e gli aveva aperto gli occhi. Anche i farisei dunque gli chiesero di nuovo come aveva acquistato la vista. Ed egli disse loro: «Mi ha messo del fango sugli occhi, mi sono lavato e ci vedo». Allora alcuni dei farisei dicevano: «Quest’uomo non viene da Dio, perché non osserva il sabato». Altri invece dicevano: «Come può un peccatore compiere segni di questo genere?». E c’era dissenso tra loro. Allora dissero di nuovo al cieco: «Tu, che cosa dici di lui, dal momento che ti ha aperto gli occhi?». Egli rispose: «È un profeta!». Gli replicarono: «Sei nato tutto nei peccati e insegni a noi?». E lo cacciarono fuori.
Gesù seppe che l’avevano cacciato fuori; quando lo trovò, gli disse: «Tu, credi nel Figlio dell’uomo?». Egli rispose: «E chi è, Signore, perché io creda in lui?». Gli disse Gesù: «Lo hai visto: è colui che parla con te». Ed egli disse: «Credo, Signore!». E si prostrò dinanzi a lui.

La Gamba Vincenzo - Meditazioni: «"Andò, si lavò e tornò che ci vedeva". Quante volte abbiamo visto spegnersi occhi intelligenti e acutissimi che dicevano di vedere e prevedere anche il domani. Basta una lacrima e i contorni delle cose si oscurano, anzi gli orizzonti vengono a spegnersi. Come? Basta il velo di qualche lacrima, un evento doloroso, una perdita cara, un lutto di un caro amico, ed ecco che diventiamo come ciechi: il cielo si fa nero e ogni strada è senza uscita», New York, www.galatro.org, La Liturgia di oggi Domenica 3 Aprile 2011, IV DOMENICA DI QUARESIMA - LAETARE (ANNO A)

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