Meditazioni

"Ecco lo sposo! Andategli incontro!"

 

Che cosa significa essere cristiano? 

 

di Vincenzo La Gamba

Che cosa significa essere cristiano?  È la domanda che ci poniamo non solo ora, ma è una domanda che si son posta pure i nostri antenati.

Essere cristiano significa avere la "cultura" dell’essere cristiano, nel senso che bisogna conoscere i concetti cristiani, descritti nelle Sacre Scritture, promulgate dalla Chiesa, indottrinate a noi durante il periodo di preparazione pre-Comunione e pre-Cresima. È una cultura di appartenenza comportamentale.

Una volta conosciuto il ruolo di come si deve "comportare" un cristiano, deve dare al prossimo un ottimo esempio di cristiano. È, per caso, andare a Messa la domenica, battezzare e cresimare i propri figli, fare la comunione a Pasqua una qualifica di buon cristiano?

È una buona cosa, ma non le' a sola cosa!  C 'è molta gente che a Messa non ci va proprio per propria scelta, ma non certo sono assolvibili in merito. C'è altra gente che magari va e non si comporta da cristiano, perché alcolizzato, drogato,giocatore d' azzardo, calunniatore per professione, oppure violento. Vi sono pure genitori negligenti verso i figli oppure genitori adulteri.   Quante volte si fa uso, in famiglia e nella nostra comunità, delle bugie e delle calunnie per ottenere fini e scopi che nulla hanno con i principi di comportamento da vero cristiano?

Quello che dovrebbe essere il comportamento del vero cristiano appare chiaro, oggi nel Vangelo di San Paolo ai Tessalonicesi, che narra del Cristo sulla via di Damasco, dove San Paolo scoprì di essere attratto da una improvvisa folgorazione. San Paolo capisce lì tutto il mistero di Cristo e capisce, più tardi, che il vero significato per essere cristiano è nello spirito dell' apostolato. Egli stesso, pieno dello Spirito di Cristo lo trasmise agli altri. 

Essere cristiani significa appunto questo: non tanto rispettare ciecamente dei concetti, precetti e formule, ma "donare Cristo agli altri".  Come?  Ce lo rammenta il defunto Pontefice Giovanni Paolo II nel suo scritto Redemptoris Missio, 2: "La fede di Cristo si rafforza donandola".

Un bel dire, ancora più bello se una vita cristiana è basata sull' onestà intellettuale, sull' apostolato della preghiera, come avvicinamento spirituale ed intimo a Dio, sull' apostolato delle opere e della sofferenza.
Essere cristiano significa, dunque, essere forza vivente del Vangelo di Cristo.

La parola brucia le labbra se pronunciata male, ma brucia anche a pronunciarla senza che essa sia vissuta.
Il Vangelo elenca tre errori che svuotano la vita.

Il primo in assoluto e' l' ipocrisia: si predica bene, ma si ruzzola male. Il secondo riguarda l' incoerenza: dire una cosa e farne un' altra. La terza è la vanità: tutto si fa per essere ammirati. Tutto perché per molti la vita è uno show!. Vanità significa vuotarsi dall' intimo: conta ciò che gli altri vedono in noi. Si vive di riflesso: ci angoscia o ci esalta il giudizio degli altri.

Il Vangelo offre per i tre errori una soluzione: l' agire nascosto invece dell' apparire, la semplicità invece della doppiezza, il servizio invece del potere.

Dio non tiene il mondo ai Suoi piedi; Dio è ai piedi di tutti noi. Dio non è il padrone dei padroni; Dio è il servitore che in Gesù lava i piedi ai Suoi discepoli. Dio non è il Signore della vita. È di più: è il Servo di ogni vita.

Ma ci consideriamo noi servi del Signore?  E se non lo siamo, come possiamo diventare servi suoi?  Certamente prendendo esempio dal Maestro  per eccellenza.

"Essere servi del Signore non significa essere "fuori tempo", perché "l' oggi" umano di ogni servo di Cristo è inserito "nell' oggi" del Cristo Redentore" - scrisse alcuni anni or sono Giovanni Paolo II,  in "Dono e Mistero".

Gesù, dunque, rivela che ogni uomo è capace di potere se è capace di servizio. Servizio: questo il nome nuovo, il nome segreto della civiltà; perché questo è il volere di Dio.
 

La Liturgia di oggi Domenica 6 Novembre 2011,  XXXII DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO (ANNO A)

Vangelo (Mt 25,1-13)
Ecco lo sposo! Andategli incontro!

 Dal Vangelo secondo Matteo

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli questa parabola:
«Il regno dei cieli sarà simile a dieci vergini che presero le loro lampade e uscirono incontro allo sposo. Cinque di esse erano stolte e cinque sagge; le stolte presero le loro lampade, ma non presero con sé l’olio; le sagge invece, insieme alle loro lampade, presero anche l’olio in piccoli vasi. Poiché lo sposo tardava, si assopirono tutte e si addormentarono.
A mezzanotte si alzò un grido: “Ecco lo sposo! Andategli incontro!”. Allora tutte quelle vergini si destarono e prepararono le loro lampade. Le stolte dissero alle sagge: “Dateci un po’ del vostro olio, perché le nostre lampade si spengono”. Le sagge risposero: “No, perché non venga a mancare a noi e a voi; andate piuttosto dai venditori e compratevene”.
Ora, mentre quelle andavano a comprare l’olio, arrivò lo sposo e le vergini che erano pronte entrarono con lui alle nozze, e la porta fu chiusa. Più tardi arrivarono anche le altre vergini e incominciarono a dire: “Signore, signore, aprici!”. Ma egli rispose: “In verità io vi dico: non vi conosco”.
Vegliate dunque, perché non sapete né il giorno né l’ora».
 

La Gamba Vincenzo - Meditazioni: «"Ecco lo sposo! Andategli incontro!" Che cosa significa essere cristiano?» New York, www.galatro.org, La Liturgia di oggi Domenica 6 Novembre 2011,  XXXII DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO (ANNO A)

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