Il buon pastore dà la propria vita per le pecore
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di Vincenzo La Gamba Nella quarta domenica di Pasqua, Gesù si presenta come il pastore buono che offre la vita per il gregge, immagine che ben si addice alla Giornata mondiale di preghiera per le vocazioni di speciale consacrazione proposta dalla Chiesa per questa domenica. Celebrare la Giornata mondiale per le vocazioni diventa così una preghiera che non riguarda chissà quale categoria di persone, ma ogni cristiano con piena responsabilità nella comunità cui appartiene. Quale servizio posso assumere per il bene della comunità. Come posso offrire il mio contributo? E' soprattutto dalla buona testimonianza di vita che nascono nuove e sante vocazioni, perché il Signore chiama tutti a costruire il suo Regno! Il tema conduttore delle tre letture che oggi la liturgia ci propone è l'amore. L'amore con cui si svolge il proprio servizio ecclesiale, umano o sociale, trova in Gesù Cristo l'espressione più alta. Il Signore impariamo a conoscerlo attraverso l'ascolto della sua parola, facendola scendere nel profondo della nostra anima per guarire le nostre ferite e permettere di discernere il bene dal male. Siamo chiamati a fare nostri i sentimenti e gli atteggiamenti del buon pastore, come la disponibilità al dono di sé e al sacrificio per gli altri; l' apertura missionaria nei confronti di chi non ha ancora maturato una scelta di fede. Nel testo originale del Vangelo odierno, la traduzione é di un Gesù, che é un "Bel Pastore", mentre nella nostra lingua Gesù é tradotto come il "Buon Pastore". É da sempre che esiste quest'ultima frase. Perché Gesù si definisce il "Bel Pastore". E come dobbiamo intendere l' immagine del "Buon" Pastore? Gesù é un "Buon Pastore" - autenticamente buono e non buonista - perché la Sua opera é realmente efficace contro il peccato, contro la violenza, contro ogni nemico che minaccia l' essere umano. Il concetto profondo e addirittura semplice di questo Vangelo di Giovanni é fondamentalmente questo: "Gesù conosce le Sue pecore e le Sue pecore conoscono Lui". Ed é qui che, fondamentalmente, comprendiamo perché Giovanni usa, nel testo greco, l'aggettivo "bello". La bontà del Cristo ci attira verso questo "bel" rapporto di amore. Gesù é il "bel" Pastore perché, sostanzialmente, calamita la nostra attenzione. Dice, poi, Gesù: "Io ho altre pecore, che non sono di quest'ovile; anch'esse ascolteranno la mia voce......" . Analizzando bene quello che dice Gesù, ci troviamo di fronte al "titolo" di Pastore più disarmante e disarmato che Gesù dà a se stesso, perché capiamo che, in fondo, la "bellezza" é attrazione. Con che cosa si avvince il Pastore "bello"? Come il Pastore "bello" ci fa suoi seguaci? La risposta di Gesù é racchiusa tutta in un verbo ripetuto cinque volte: "Io offro la mia vita; la mia vita per la tua". Il Buon Pastore altresì, aggiunge di "aver ricevuto questo comando dal Padre". Cioè é il comando di Dio che fa "bella" la vita e la vita é "bella" perché é un dono di Dio. La felicità di questa vita ha a che fare col dono e non può essere mai solitaria. Ma Cristo ancora ci insegna che ogni uomo é più importante di se stesso. La nostra deve essere sempre una costante ricerca di Dio, che ci dia il coraggio di capire che dare la propria vita é l' unico comando per fare "bella" la vita stessa.
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La Gamba Vincenzo - Meditazioni: «"Il buon pastore dà la propria vita per le pecore". Gesù é un "Buon Pastore" - autenticamente buono e non buonista - perché la Sua opera é realmente efficace contro il peccato, contro la violenza, contro ogni nemico che minaccia l' essere umano. Questo concetto profondo e addirittura semplice é fondamentalmente questo: "Gesù conosce le Sue pecore e le Sue pecore conoscono Lui".» New York, www.galatro.org, La Liturgia di oggi Domenica 29 Aprile 2012, IV DOMENICA DI PASQUA (ANNO B) |
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