"Fa udire i sordi e fa parlare i muti"
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di Vincenzo La Gamba
Con la XXIII. ma Domenica di Tempo Ordinario, l' Evangelista Marco
ci racconta l'episodio della guarigione del sordomuto, che, in
verità, non ci dovrebbe cogliere impreparati nella nostra
quotidianità.
Potremmo anche dire che questo brano ci ricorda il rito del
battesimo, quando il sacerdote fece su di noi esattamente quello che
Gesù compie sul sordomuto, cioè toccare le orecchie e la bocca che
nel simbolismo più semplice del rito battesimale significa che, da
grande, le orecchie servono per sentire la "Parola" di Dio per poi
proclamarla con la bocca.
Da
poco più di cinque anni dalla mia ordinazione Diaconale, ho avuto il
privilegio di battezzare 85 neonati/e questo passaggio viene
proclamato nella seguente maniera: "Il Signore ti conceda di
ascoltare presto la sua Parola e di professare la tua fede".
Se
ci pensate bene è sin dall' inizio della vita - quando è ancora
impossibile ascoltare parole - che ci viene comunque detto che
l'ascolto della Parola è la nostra salvezza ed il brano evangelico
riportato da Marco assume un valore simbolico per l' intera nostra
vita.
Sì, perché delle parole evangeliche ne basta "UNA SOLA" per
cambiare l'uomo, per trasformare la vita. Quel che più conta è che
ad ogni buona azione di Gesù dovrebbe corrispondere una reazione
maggiormente più buona da parte dell' uomo.
Se
interpretiamo bene il gesto di Nostro Signore Gesù Cristo ci
accorgiamo che lo stesso Gesù, non si rivolge all' orecchio e alla
bocca ma all' uomo intero, all'intera persona.
Infatti è al sordomuto, non al suo orecchio, che Gesù dice:
"Apriti!". E' chiaramente l'uomo intero che guarisce "aprendosi" a
Dio e al mondo.
Il
miracolo, tuttavia, si realizza in due cicli diversi. Nel primo
quando Gesù, non tira ma tocca le orecchie dell' uomo perché è
necessario che l'uomo si "apra" all' ascolto della Parola di Dio.
Nel secondo ciclo non gli tira la lingua ma tocca la lingua dell'
uomo, in modo che quell'uomo, dopo aver ascoltato, può parlare
correttamente. Essenzialmente c’è un legame stretto tra ascolto
della parola e capacità di comunicare.
Chi non ascolta resta muto, anche nella fede. Non è vero?
E'
necessario perciò anzitutto ascoltare la "Parola" di Dio perché essa
purifichi e fecondi il nostro stesso modo di esprimerci. Per noi
cristiani si tratta di una grossa responsabilità, perché l'unico
modo che abbiamo di compiere la missione evangelizzatrice è
attraverso l' uso ed il bagaglio della "PAROLA", che può muovere le
coscienze, non solo le montagne.
Perché ?
Ce
lo rammenta Gesù nel Vangelo di Matteo: "Nel giorno del giudizio gli
uomini dovranno rendere ragione di ogni parola inutile da essi
detta; poiché sulle tue parole tu sarai giustificato e sulle tue
parole tu sarai condannato" (Mt 12 37).
La
guarigione del sordomuto diviene emblematica mentre riprendiamo la
nostra quotidianità perché ci indica che dobbiamo anzitutto
ascoltare Dio e poi comunicare agli uomini il suo amore.
In
una società sorda in cui viviamo abbiamo bisogno di più seminaristi
nei seminari e piu' bravi predicatori che possano far comprendere la
bellezza delle Sacre Scritture con il parlar semplice, specialmente
se le parole con le quali si esprime vengono dagli abissi del cuore.
Sembra strano ma le ultime statistiche ci indicano che la gente e'
un po' stanca di sentire prediche lunghe, che non toccano il cuore,
il che significa che il messaggio sentito con le orecchie non e'
"sentito" dal cuore. C' e' molto da riflettere su questo. Lo faremo
in seguito. |
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La Gamba Vincenzo
- Meditazioni: «Fa
udire i sordi e fa parlare i muti» New York,
www.galatro.org, La Liturgia
di oggi Domenica 9 Settembre 2012, XXIII DOMENICA DEL TEMPO
ORDINARIO (ANNO B) e-mail: VJIM19@aol.com |
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