"Amerai il Signore tuo Dio. Amerai il prossimo tuo"
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di Vincenzo La Gamba Contrariamente al Vecchio Testamento, il Nuovo è tutto incentrato sull' amore che Gesù' professava con l' aggiunta di due "nuovi" Comandamenti: "Ama il Signore tuo Dio" e "Ama il prossimo tuo come te stesso." Siamo entrati , cari fedeli, nel primo mese dell' Anno della Fede che il nostro beneamato Papa Benedetto XVI ha fortemente voluto perché forse e senza forse ci stiamo dimenticando degli insegnamenti di Gesù e dei due Comandamenti di cui sopra che non hanno età: amare Dio e quindi amare il prossimo. In questi ultimi decenni sta venendo a mancare l' essenza di essere degni Cristiani. Sono trascorsi esattamente 50 anni dal Secondo Concilio Vaticano II I ma il Papa che nel suo Pontificato ha già istituito l' anno di San Paolo e l' anno dei Sacerdoti vuole continuare con l' Anno della Fede, 13 mesi (11 Ottobre 2012 fino al 13 Novembre 2013) rivolti a noi battezzati, quindi cattolici cristiani, per recuperare una fede, sempre più labile nei cuori della stragrande maggioranza di tutti noi. Nell' odierna prima lettura il popolo di Israele confessa la sua fede nel Dio unico e, a partire da essa, professa il suo amore totale ed esclusivo a Javeh. Ecco perché Gesù Cristo manifesta ciò che insegna offrendo se stesso al Padre per la salvezza degli uomini e intercedendo nel cielo a nostro favore. Chiamiamolo, se volete, un amore "nuovo". La risposta di Gesù allo scriba che gli ha domandato quale, tra i 613 comandamenti che esistevano al suo tempo, era il primo e più importante, è tratta dall'Antico Testamento. La novità dell'amore cristiano non si trova nel contenuto, già conosciuto e rivelato da Dio. La novità si fonda sull'unione indissolubile tra entrambi i comandamenti, facendone di essi uno solo: "Non esiste altro comandamento -(si faccia caso all'uso del singolare)- più grande di questi". L' amore a Dio e l'amore al prossimo non sono due puledri che corrono ciascuno per conto suo nel cammino della vita. Essi sono piuttosto, aggiogati al medesimo carro, sul quale l'uomo corre attraverso la storia e l' attraversa in marcia verso il suo destino. Affinché sia cristiano, questi due amori debbono giungere a costituire un unico amore inseparabile. Questo amore cristiano è "nuovo". Aggiungiamo noi un culto "nuovo". Lo scriba, facendosi eco delle parole di Gesù, replica: "L'amore per Dio e l'amore per il prossimo vale più di tutti gli olocausti e i sacrifici". Un culto "nuovo" sembra insinuarsi in queste parole; un culto, dove gli olocausti e i sacrifici non valgono per se stessi, ma solo in quanto espressione di amore e in quanto predisposizione per l'amore sia a Dio sia al prossimo, o forse meglio, a Dio nel prossimo e al prossimo in Dio. In questo senso, non importa che il tempio di Gerusalemme scompaia, sia distrutto, perché, dove esiste l'amore vero, l'amore "nuovo", potrà continuare il culto "nuovo", nel quale le vittime non saranno gli animali (tori e capri) ma l'uomo, nella profondità del suo essere e della sua persona. Questo culto "nuovo" non ha bisogno di molti sacerdoti (nel tempio di Gerusalemme c'erano quotidianamente centinaia di sacerdoti che esercitavano il proprio ministero), ma di uno solo, Gesù Cristo, sommo ed eterno sacerdote davanti al Padre per redimere gli uomini. I sacerdoti della nuova alleanza non aumentano il numero, ma prolungano nel tempo l'unico sacerdozio di Gesù Cristo. Parafrasando sant'Agostino, il tempio "nuovo", in spirito e in verità, reclama un cuore nuovo, che canti, sì, un cantico "nuovo" con le labbra, ma soprattutto con la vita.
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La Gamba Vincenzo - Meditazioni: «Amerai il Signore tuo Dio. Amerai il prossimo tuo. Un cuore nuovo, che canti un cantico "nuovo" con le labbra, ma soprattutto con la vita è reclamato» New York, www.galatro.org, La Liturgia di oggi Domenica 4 Novembre 2012, XXXI DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO (ANNO B) e-mail: VJIM19@aol.com |
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