Lasciate che l’una e l’altro crescano insieme fino alla mietitura
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di Vincenzo La Gamba
Immaginiamo per un momento, cari amici
fedeli, di essere in cima ad una collina ed intorno a noi c'è un
campo, così come descritto nell' odierno brano evangelico. Continuando a guardare quel campo, notiamo delle piante che contengono sia del grano, sia delle zizzanie. Immaginiamo di guardare, infine, delle piante che cambiano: il grano diventa zizzania e la zizzania, grano. Vi ho confusi abbastanza? Questa confusione non è solamente mia, ma comunemente nostra. Quesito: siamo tra il grano o tra la zizzania? Cioè siamo noi gente buona o gente cattiva? Chi ha, in tutta onestà, il coraggio di definirsi cattivo? Nessuno. Tutti desideriamo di non essere cattivi, per cui pretendiamo di essere tutti buoni. Ma come si fa ad essere buoni, se infatti esiste il male. Analizziamo meglio questo punto: il bene esiste in noi perché Dio ha seminato il bene, quindi il bene è esistito prima del male. Oppure: esisteva il male e Dio ha creato il bene? Certa è una cosa: tutti pensiamo di essere buoni. Beato chi ha ricevuto tanto bene da essere buono. Benedetto sia Dio, quindi, che ha deciso di salvarci dal male che è stato seminato in noi. Benedetto sia il Padre, che sta attento a non sradicare nulla in noi, per evitare di soffocare il poco di bene che siamo riusciti a fare. Benedetto il Signore, che fa vedere il bene che c'è in noi e ci ama anche quando siamo accecati dal male, perché Dio è misericordia e perdono. Benedetto il Signore Gesù che viene a servire la nostra vita, prendendo su di sé tutta la sua fatica che facciamo a credere e a sperare fino a quando il bene prenderà il sopravvento sul male. Cosa ci resta da fare? Stare dalla parte dove c'è il grano, perché ci consideriamo buoni, ma non siamo nella grazia del Signore? O mettere in noi la zizzania come contrasto alla pianta del grano, che cresce meglio quando non c'è la zizzania? La domanda finale è questa: come diventare e rimanere buoni allo stesso tempo. La risposta è una sola: metterci nelle mani di Dio, perché Egli ci sta sempre a guardare, scruta nei nostri animi, vede la nostra conversione. Attraverso lo Spirito Santo, che lavora in noi, per noi e con noi, ci rivolgiamo a Colui che è in grado di seminare in noi tutto il bene che abbiamo bisogno per arrivare alla libertà di amare. La parabola ci offre due sguardi: quello dei servi che si fissano sulle erbacce; quello del Signore che vede il buon grano. Noi dobbiamo imitare il Signore nella sua positività. Ciascuno di noi deve adottare la forza della positività, solare, vitale. Perché, in fondo, il nostro spirito è capace di cose grandi solo se ha grandi traguardi, grandi passioni e , grandi desideri. Per arrivare a ciò, non bisogna, fondamentalmente, preoccuparsi della zizzania. In parole semplici, non preoccupiamoci dei difetti, delle debolezze, ma convergiamo sempre nella traiettoria di un ideale grande, una profonda venerazione per la bontà, misericordia, accoglienza, libertà che Dio ci ha dato. E' quanto predica insistentemente il nostro beneamato Papa Francesco che ci invita ogni giorno alla positività e potenza della Parola di Dio. Se attuassimo i suoi insegnamenti permetteremo alla zizzania di non crescere, perché tutto il nostro essere possa rifiorire nella luce. La morale di questo odierno Vangelo è questa: la fecondità del frutto buono può distruggere le erbacce attorno ad essa, perché agli occhi di Dio il bene è più forte del male, per cui il buon seme conta più della zizzania del campo. Una spiga di buon grano vale più di tutte le erbacce della terra!
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La Gamba Vincenzo - Meditazioni: «Lasciate che l’una e l’altro crescano insieme fino alla mietitura» New York, La Liturgia di Domenica 20 Luglio 2014, XVI DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO (ANNO A) e-mail: VJIM19@aol.com |
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