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di Vincenzo La Gamba
"Mentre il giorno di Pentecoste stava per finire, si trovavano tutti
insieme nello stesso luogo" , recita l' Atto degli Apostoli nell’
odierna prima lettura. Erano passati cinquanta giorni dalla Pasqua
-ecco perché si chiama Pentecoste- ed i seguaci di Gesù, i Dodici
con il gruppo dei discepoli assieme a Maria e alle altre donne -
erano in tutto centoventi - stavano radunati nel cenacolo.
Dagli Atti degli Apostoli si legge che, nel
pomeriggio, "venne all'improvviso dal cielo un rombo, come di vento
che si abbatteva gagliardo" sulla casa dove si trovavano i
discepoli.
Fu come un terremoto, che si udì in tutta
Gerusalemme. La maggioranza delle persone non aveva alcuna idea di
cosa stesse succedendo. Apparve subito che non si trattava di un
normale terremoto. Era qualcosa di più straordinariamente ed
emotivamente bello.
È vero. C' era stata una grande scossa, ma non
era crollato nulla. Fuori non si vedevano i "crolli" che stavano
avvenendo dentro. Fu all' interno del cenacolo, infatti, che i
discepoli sperimentarono un vero e proprio terremoto, uno di quegli
eventi che ti sconvolgono la vita. Sembra una strana coincidenza che
il recente terremoto in terra emiliana sia il contrario di tutto
quello che ci narra questo brano evangelico pentecostale. In Italia
si tratta di scosse e terremoti dovuti alla natura sperando che sia
di aiuto a chi è rimasto senza casa e persone a loro care -a trovare
una forza spirituale per riemergere dalle macerie materiali e non.
Perché vedete cari fedeli, a dispetto di quanto è
avvenuto recentemente in terra emiliana per gli apostoli, i
discepoli a tutte le donne fu un'esperienza straordinaria, perché
esulava dall' ordinarietà delle cose terrene.
Molti di loro si ricordarono che Gesù aveva detto
loro nel giorno dell'Ascensione: "Voi restate in città, finché non
siate rivestiti di potenza dall'alto" (Lc 24, 49).
Non è stato difficile comprendere le parole che
Gesù aveva detto loro: "È meglio per voi che io me ne vada; poiché
se non me ne vado il Consolatore non verrà a voi" (Gv 16, 7).
Quella comunità aveva bisogno della Pentecoste,
ossia di un evento che sconvolgesse profondamente il cuore di
ciascuno.
E che cosa stava succedendo? È come se una forte
energia li stesse avvolgendo e poi una specie di fuoco li stesse
divorando nel profondo.
La paura per quel "terremoto" dette il passo al
coraggio. L' indifferenza lasciò il campo alla compassione. La
chiusura fu sciolta dal calore mentre l'egoismo fu soppiantato
dall'amore.
La Chiesa iniziava il suo cammino nella storia
degli uomini: era la vera Pentecoste dopo la morte e Risurrezione di
Nostro Signore Gesù Cristo.
Il terremoto interiore che aveva cambiato il
cuore e la vita dei discepoli non poteva non avere riflessi anche al
di fuori del cenacolo. Quella porta tenuta sbarrata per cinquanta
giorni "per paura dei giudei" finalmente viene spalancata e i
discepoli iniziano a parlare alla numerosa folla sopraggiunta.
C' erano ebrei venuti per la festa di Pentecoste
da tutti i luoghi della diaspora, dall' Asia, dall' Africa, da Roma;
assieme ci sono anche dei proseliti, ossia pagani avvicinatisi alla
Legge di Mosè. Ebbene, mentre i discepoli di Gesù parlano, tutti
costoro li intendono nella propria lingua: "Li sentiamo annunciare
ciascuno nelle nostre lingue le grandi cose che Dio ha fatto",
dicono stupiti. Si potrebbe dire che questo è il secondo miracolo
della Pentecoste. Da quel giorno lo Spirito del Signore ha iniziato
a superare limiti che sembravano invalicabili.
La Pentecoste pone termine a questa Babele di
uomini in lotta solo per se stessi. Lo Spirito santo effuso nel
cuore dei discepoli dà inizio ad un tempo nuovo, il tempo della
comunione e della fraternità.
È un tempo che non nasce dagli uomini: viene
dall'alto, da Dio. È qui che inizia veramente il cammino della
Chiesa: i discepoli, pieni di Spirito Santo, vincono la loro paura e
iniziano a predicare.
Gesù aveva detto loro: "Quando verrà lo Spirito
di verità, egli vi guiderà alla verità tutta intera" (Gv 15, 13).
La Pentecoste è dunque l' inizio della Chiesa, ma
anche e soprattutto l' inizio di un nuovo mondo. Lo Spirito Santo,
come quel giorno di Pentecoste, è effuso anche su di noi perché
possiamo comunicare al mondo l'amore del Signore. Anche a noi è data
in dono la "lingua" del Vangelo e il "fuoco" dello Spirito Santo,
perché mentre comunichiamo il Vangelo al mondo, scaldiamo il cuore
dei popoli affinché si raccolgano attorno al Signore.
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La Liturgia di Domenica 24 Maggio
2015, DOMENICA DI PENTECOSTE - MESSA DEL GIORNO (ANNO B)
Vangelo
(Gv 15,26-27; 16,12-15)
Lo Spirito di verità vi guiderà alla verità tutta intera
Dal Vangelo secondo Giovanni
In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli:
«Quando verrà il Paràclito, che io vi manderò dal Padre, lo Spirito
della verità che procede dal Padre, egli darà testimonianza di me; e
anche voi date testimonianza, perché siete con me fin dal principio.
Molte cose ho ancora da dirvi, ma per il momento non siete capaci di
portarne il peso. Quando verrà lui, lo Spirito della verità, vi
guiderà a tutta la verità, perché non parlerà da se stesso, ma dirà
tutto ciò che avrà udito e vi annuncerà le cose future. Egli mi
glorificherà, perché prenderà da quel che è mio e ve lo annuncerà.
Tutto quello che il Padre possiede è mio; per questo ho detto che
prenderà da quel che è mio e ve lo annuncerà».
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