Meditazioni

Trascurando il comandamento di Dio,

voi osservate la tradizione degli uomini

 

 

di Vincenzo La Gamba

Domenica 30 Agosto, 2015 - XXII.ma di T.O.

Dopo la parentesi delle ultime cinque domeniche, riprende nella lettura di Marco l'attività apostolica di Gesù fuori dalla Galilea. Il Vangelo odierno si compone di due parti: la prima tratta delle tradizioni rabbiniche ed è indirizzata ai farisei; la seconda si riferisce al puro e all'impuro ed è rivolta a tutti.

Si ripete in molti Vangeli la parola "ipocriti", detta non di rado da Gesù ai Suoi oppositori, scribi e farisei, nel senso di accusa più che come elemento di vergogna.

Dice Gesù: "Bene ha profetizzato Isaia di voi, ipocriti, come sta scritto: questo popolo mi onora con le labbra, ma il suo cuore è lontano da me. Invano essi mi rendono culto, insegnando dottrine che sono precetti di uomini. Trascurando il comandamento di Dio, voi osservate la tradizione degli uomini".

La ragione per questa reazione, sotto forma di accusa da parte di Gesù, rientra nel contesto di questa domanda: "Perché i Tuoi discepoli ... prendono il cibo con mani immonde (non lavate)?"
E’ da rilevare il fatto che lavarsi sempre le mani prima di mangiare non era una prescrizione della legge mosaica, ma una tradizione rabbinica.

Dopo avere denunciato-accusato la manipolazione della parola di Dio, Gesù parla, nella seconda parte del Vangelo di ciò che è puro od impuro, non nel senso rituale, bensì nel senso morale e personale, cioè in relazione alla coscienza dell'uomo davanti a Dio.

Ne trascriviamo il testo evangelico, che parla da sè, nella sua interezza: "Non c'è nulla fuori dell'uomo che, entrando in lui, possa contaminarlo; sono invece le cose che escono dall'uomo a contaminarlo. Dal di dentro, infatti, cioè dal cuore degli uomini, escono le iniziative cattive: prostituzioni, furti, omicidi, adulteri, cupidigie, malvagità, inganno, impudicizia, invidia, calunnia,superbia, stoltezza. Tutte queste cose cattive vengono fuori dal di dentro e contaminano l'uomo".

Poniamoci invece l'altra domanda: può essere tutto buono quando esce da un cuore buono? Certamente. Il buono può rovinarsi, in verità, quando si contamina con il meno buono, cioè quando si colloca tutto contro la legge di amare Dio ed il prossimo. Fondamentalmente noi dobbiamo essere animatori della nostra fede secondo i buoni insegnamenti di Dio. Non dobbiamo essere solamente "uditori della parola che è capace di salvarci", cosi come scritto nell'odierna seconda lettura di San Giacomo Apostolo.

Accade spesso che abbiamo paura e ci intimoriamo di impegnarci interamente a Dio e con Dio. Dobbiamo essenzialmente evitare un "culto nuovo" a nostra convenienza e per nostra convenienza. L'atteggiamento nostro deve essere, invece, quello dell'ascolto: Dio, cioè, ha l'iniziativa e ci interpella con la Sua parola, che è, badate bene, una parola operativa non uditiva.

Non possiamo limitarci ad ascoltare. La Sua parola deve essere come una traiettoria che arriva a penetrare i nostri cuori e fornirci l'essenza del Vangelo nella nostra vita. Altrimenti il nostro "culto", vecchio o nuovo, sarà un puro fariseismo, cioè è il contrario di quanto Gesù ci ha insegnato attraverso le Sacre Scritture.

Indubbiamente la pratica religiosa aiuta a purificare e convertire i cuori delle genti, ma ciò non viene per magia: Dio non si onora con le labbra, se il cuore è assente.

Oggi è richiesta una seria revisione delle nostre pratiche religiose per effettivamente verificare, più che contestare, la loro validità, evitando di cadere in un "culto vuoto e pericoloso".

Cosa intendiamo per "culto vuoto"? È quel culto, che si aggrappa alla sicurezza di ciò che è stato sempre fatto e non dà ascolto alla voce dei tempi per paura di cambiare.

Il "culto vuoto" è, infatti, quello che preferisce il tradizionalismo ad oltranza a dispetto di qualche boccata di aria nuova. Per evitarlo dobbiamo rafforzare l'amore e la fedeltà interiore alla volontà di Dio, manifestata nella legge di Cristo. Questo è il modo di amare Dio: in spirito e verità, come Egli desidera, perché una fedeltà a tutta prova non si accontenta di un'osservanza esteriore e di dovere.

 

La Liturgia di Domenica 30 Agosto 2015, XXII DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO (ANNO B)

 

Vangelo

(Mc 7,1-8.14-15.21-23)
Trascurando il comandamento di Dio, voi osservate la tradizione degli uomini
 

 Dal Vangelo secondo Giovanni

In quel tempo, si riunirono attorno a Gesù i farisei e alcuni degli scribi, venuti da Gerusalemme.
Avendo visto che alcuni dei suoi discepoli prendevano cibo con mani impure, cioè non lavate – i farisei infatti e tutti i Giudei non mangiano se non si sono lavati accuratamente le mani, attenendosi alla tradizione degli antichi e, tornando dal mercato, non mangiano senza aver fatto le abluzioni, e osservano molte altre cose per tradizione, come lavature di bicchieri, di stoviglie, di oggetti di rame e di letti –, quei farisei e scribi lo interrogarono: «Perché i tuoi discepoli non si comportano secondo la tradizione degli antichi, ma prendono cibo con mani impure?».
Ed egli rispose loro: «Bene ha profetato Isaìa di voi, ipocriti, come sta scritto:
“Questo popolo mi onora con le labbra,
ma il suo cuore è lontano da me.
Invano mi rendono culto,
insegnando dottrine che sono precetti di uomini”.
Trascurando il comandamento di Dio, voi osservate la tradizione degli uomini».
Chiamata di nuovo la folla, diceva loro: «Ascoltatemi tutti e comprendete bene! Non c’è nulla fuori dell’uomo che, entrando in lui, possa renderlo impuro. Ma sono le cose che escono dall’uomo a renderlo impuro». E diceva [ai suoi discepoli]: «Dal di dentro infatti, cioè dal cuore degli uomini, escono i propositi di male: impurità, furti, omicidi, adultèri, avidità, malvagità, inganno, dissolutezza, invidia, calunnia, superbia, stoltezza. Tutte queste cose cattive vengono fuori dall’interno e rendono impuro l’uomo».

La Gamba Vincenzo - Meditazioni: «Trascurando il comandamento di Dio, voi osservate la tradizione degli uomini» New York, La Liturgia di Domenica 30 Agosto 2015, XXII DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO (ANNO B)

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